Skip to main content

Cosa succede in Ue dopo la mancata scissione di Ecr

Si inizia a ragionare di pesi e valori all’interno del nuovo euro-emiciclo formatosi dopo le elezioni europee dello scorso giugno. Ecco come

Nessuna destra divisa a Bruxelles, il gruppo di Ecr non perde i polacchi del Pis e guarda con serenità alla sua destra (patrioti e Id) in attesa di conoscere le caselle che spetteranno all’Italia nella nuova geografia del potere in Ue. Ma soprattutto si certifica che non c’è stato alcun terremoto nella famiglia delle destre, piuttosto si moltiplicano gli inviti al Ppe affinché dialoghi con Ecr e non con Verdi, anche dopo le parole di Manfred Weber. 

Punto di partenza

I numeri, prima delle ipotesi o dei retroscena: il gruppo Ecr dei conservatori europei contiene 18 nazioni diverse ed è così il terzo del Parlamento Ue, la delegazione di Fratelli d’Italia guidata da Carlo Fidanza è la più grande e l’ultimo ingresso in ordine di tempo è l’indipendente estone Jaak Madison. Ragion per cui il ruolo dei conservatori europei sarà “particolarmente strategico perché baricentrico all’interno delle realtà politiche di centrodestra e questo naturalmente darà a noi la possibilità di essere particolarmente influenti”.

Le parole pronunciate dall’europarlamentare di Fdi Nicola Procaccini, che sarà vicepresidente assieme al polacco Joachim Brudzinki, rappresentano la base di partenza per iniziare a ragionare di pesi e valori all’interno del nuovo euro-emiciclo formatosi dopo le elezioni europee dello scorso giugno.

Nessuna scissione

In primis non si è verificata la scissione di cui si era parlato nei giorni scorsi, dal momento che i polacchi del Pis sono rimasti in Ecr: una circostanza che si sposa con la consapevolezza che le politiche occidentali anti russe sono interamente recepite dal partito polacco, al pari della posizione comune sull’Ucraina. I polacchi quindi non aderiranno al nuovo gruppo, che include finora ufficialmente il partito ceco Ano, il Partito della Libertà austriaco e Fidesz del primo ministro ungherese Viktor Orbán, mentre il partito portoghese Chega dovrebbe aderire dopo l’estate.

Ciò disinnesca le preoccupazioni espresse ieri dal numero uno dei Popolari Manfred Weber, che aveva parlato di una doppia faccia di Ecr alludendo proprio ai polacchi, anzi, rafforza una volta di più l’esigenza del Ppe di dialogare con i conservatori e non con i Verdi, con cui non si sono punti di contatto alla voce politica internazionale ed energia: passaggio che è stato sottolineato più volte anche dal ministro degli esteri Antonio Tajani, attualmente anche vicepresidente del Ppe.

Dialogo e strategia dei conservatori

Una precisazione, l’ultima in ordine di tempo, che non sarebbe nemmeno stata necessaria dal momento che i “patti” sia nel gruppo europeo che nelle idee del suo presidente sono chiari ormai da tempo. Ecr non confluirà nel Ppe, “non mi pare che ci sia questa possibilità”, ha detto il co-capogruppo Ecr al Parlamento Ue Nicola Procaccini in occasione del seminario del gruppo dei conservatori in corso in Sicilia, a Brucoli, in provincia di Siracusa. Il motivo? “Siamo molto gelosi della nostra identità politica. I Conservatori sono una famiglia politica storica, a cui noi teniamo molto e intendiamo continuare ad alimentare questa idea politica”.

Piuttosto, è importante secondo Procaccini essere il terzo gruppo parlamentare oggi perché la distribuzione dei ruoli nel Parlamento “verrà fatta sulla base dei numeri che ci saranno oggi, dopodiché sappiamo che già da domani i numeri saranno continuamente in cambiamento per tutti i cinque anni, però allora partire subito con questo nuovo posizionamento è chiaramente motivo di grande ottimismo”. Due elementi che vanno di pari passo.



×

Iscriviti alla newsletter