Mentre l’Italia parla di innalzare gli investimenti per la Difesa al 1,6%, Biden annuncia una coalizione per sistemi anti-aerei strategici (con Roma). Zelensky parla ai repubblicani, e i Baltici sottolineano che il 2% non basta
È stato il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, a dare fuoco alle polveri per il summit di Washington, annuale riunione dei 32 capi di Stato e di governo dell’Alleanza Atlantica, annunciando che si aspetta la firma unanime di un impegno per l’industria della Difesa. Nell’attesa dell’inizio del Nato Public Forum, evento durante il quale i vertici dell’Alleanza e dei suoi membri si connetteranno con la società civile, seguibile sul nostro sito in esclusiva italiana, dalle 15 alla mezzanotte del 10 e dell’11 luglio, facciamo il punto su cosa è successo nel primo giorno del summit.
L’Italia
La delegazione governativa italiana a Washington è formata dal presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, il ministro degli Esteri e vice-premier, Antonio Tajani, e il ministro della Difesa, Guido Crosetto. Mentre il ministro Crosetto ha rafforzato sinergie strategiche con industrie della Difesa statunitensi, la premier ha iniziato a muoversi in ottica 2% – secondo l’ambasciatore Alessandro Minuto-Rizzo, il “primo tema” per il nostro Paese. Si parla di innalzare, già dal prossimo anno fiscale, gli investimenti della Difesa dall’1,44% all’1,6%. Un incremento di 0,16 punti percentuali può sembrare irrisorio, ma l’Italia fa parte del trillion dollar club, il che significa che 0,16 pp del nostro Pil si traducono in 3,35 miliardi di euro; inoltre, in termini percentuali si segna un +10%. Nel complesso, quindi un incremento significativo che potrebbe aiutare l’Italia a giocarsi la sua partita sul suo secondo dossier principale, il fianco Sud, ma che non potrà che restare il punto di partenza.
Gli Usa
Il padrone di casa, presidente statunitense Joe Biden, ha inaugurato la sua partecipazione al vertice annunciando un accordo con altri quattro Paesi per fornire a Kyiv ulteriori sistemi di difesa aerea – una priorità per l’Ucraina, il cui più grande ospedale infantile (per altro anche oncologico) è stato recentemente bersagliato da un missile da crociera russo. Parlando al Mellon Auditorium, l’edificio dove si firmò il Trattato del nord Atlantico, Biden ha parlato di una “donazione storica”, grazie alla quale “gli Stati Uniti, l’Italia, la Germania, i Paesi Bassi e la Romania forniranno all’Ucraina l’equipaggiamento per 5 nuovi sistemi di difesa aerea strategica nei prossimi mesi”. Usa, Germania e Romania forniranno batterie Patriot, mentre Amsterdam sue componenti; il nostro Paese, invece, donerà un’altra batteria Samp-T (co-prodotta con la Francia, probabilmente quella precedentemente schierata in Slovacchia). A corollario di questo, verranno fornite anche numerosi sistemi di difesa aerea tattici da vari Paesi Nato, mentre questi cinque hanno dichiarato che non intendono fermarsi qui.
L’Ucraina
Conscio della necessità di assicurarsi l’appoggio anche del partito repubblicano, la prima conferenza del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, si è tenuta al Ronald Reagan Presidential Foundation and Institute. Zelensky non ha criticato il candidato repubblicano, Donald Trump, portabandiera di una linea isolazionista che mette in discussione la Nato ed il sostegno all’Ucraina. Viceversa, il presidente ucraino si è rivolto al segmento neo-con del partito repubblicano, facendo appello alla potenza militare ed economica dell’America; non a caso, Zelensky continua a ricevere il supporto, tra gli altri, di Mitch McConnell, leader repubblicano al Senato. Significativo che lo stesso presidente ucraino ha commentato la possibilità di un’uscita dalla Nato degli Usa.
Zelensky, ovviamente, ha anche ringraziato gli Usa e gli altri alleati Nato per le loro donazioni di sistemi di difesa aerea, aggiungendo, però, che non basterà, in quanto i russi si stanno impegnando per battere i Patriot.
I baltici
Ecco che non si possono davvero biasimare i Paesi baltici, che continuano la loro partita diplomatica per innalzare la soglia di investimenti nella Difesa al 2,5% del Pil – il summit del prossimo anno sarà a Tallin, e dall’Estonia hanno già fatto sapere di rinunciare a questo incremento al vertice di quest’anno (per non creare frizioni con gli Alleati che ancora non arrivano al 2%), preparandosi a giocare le proprie carte in casa. Intanto, i ministri della Difesa di Lituania, Lettonia ed Estonia hanno sottolineato che il 2% non basta. Nel corso di una tavola rotonda moderata da Politico e Welt Tv, Andris Sprūds (Lettonia) ha dichiarato che Trump ha ragione nel reclamare un burden sharing più equo nei Paesi Nato e nell’innalzare la soglia del 2%. Gli ha fatto eco il collega estone, Hanno Pevkur, che ha pure sottolineato che il proprio Paese spenda più degli Usa in rapporto al proprio Pil.