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L’espansione cinese è ciò che lega Nato e Indo Pacifico. Parla Nagao

L’esperto dell’Hudson Institute ragiona con Formiche.net sulle tre ragioni — tutte collegate all’assertività cinese — che portano la Nato ad approfondire le proprie attenzioni all’Indo Pacifico

Oltre all’allineamento di Cina e Russia, i Paesi dell’Indo Pacifico (come i Paesi del Quad, tra cui il Giappone) e la Nato dovrebbero collaborare, spiega Satoru Nagao, non-resident fellow dell’Hudson Institute, espertissimo dei rapporti dell’Alleanza Atlantica con i like-mindedasiatici. Abbiamo parlato di uno dei grandi temi del momento (cfr IPS10072024): la Nato ha interessi e ragioni per allungarsi verso l’Indo Pacifico? Secondo Nagao, ci sono almeno tre motivi, e sono tutti legati alle caratteristiche dell’espansione territoriale cinese.

Democrazia in primis

Sappiamo ormai che termini, norme e valori democratici sono diventati il faro di una politica internazionale che accomuna Usa, Ue e like-minded (indo-pacifici, americani, africani) e che dunque passa anche dall’asse cooperativo della Nato. Questa è la prima ragione di cooperazione, perché “la Cina ha ripetutamente ignorato il diritto internazionale e i processi democratici quando ha rivendicato nuovi territori”, dice Nagao. Ad esempio nel Mar Cinese Orientale, dove la Cina non rivendicava le isole Senkaku prima del 1971. “L’atteggiamento della Cina è cambiato in seguito alla potenziale esistenza di riserve di petrolio nel Mar Cinese Orientale. Inoltre, poiché le isole Senkaku si trovano in una posizione strategica per fare pressione su Taiwan, la Cina ha iniziato a rivendicarequest’area”. Qui Nagao fa un primo parallelismo tra la situazione in Europa e quella nell’Indo Pacifico: “Se la Comunità internazionale accetta l’aggressione della Russia in Ucraina, che viola l’ordine basato sulle regole del diritto internazionale vigente, la Cina può legittimare la sua invasione di Taiwan, delle isole Senkaku, del Mar Cinese Meridionale, del confine tra India e Cina, eccetera. Pertanto dobbiamo continuare a rispettare l’ordine basato sulle regole, fondato sul diritto internazionale vigente”. Se altri Paesi ritengono che la Cina non democratica sia un modello di successo (annosa domanda solo un po’ OT: lo è davvero?), in futuro “perderemo sempre più influenza”, e per questo i Paesi democratici come il Giappone e la Nato “devono cooperare” in qualsiasi parte del mondo.

Vuoti di potere

Dal punto di vista militare, poi, il comportamento della Cina mira allo sfruttamento dei vuoti di potere. Per esempio: nel Mar Cinese Meridionale la Cina ha occupato metà delle isole Paracel subito dopo il ritiro della Francia dall’Indocina negli anni Cinquanta. Ricorda ancora l’esperto dell’Hudson. “Nel 1974, dopo il ritiro degli Stati Uniti dal Vietnam del Sud, la Cina ha esteso la sua presenza a tutte le isole Paracel. Inoltre, la Cina ha occupato sei tratti delle isole Spratly dopo che l’Unione Sovietica ha ridotto la sua presenza militare in Vietnam nel 1988. Ancora nel 1995, la Cina ha rivendicato Mischief Reef dopo il ritiro delle truppe statunitensi dalle Filippine”. Pertanto, il mantenimento dell’equilibrio militare per evitare la situazione di “vuoto di potere” è motivo di preoccupazione. Ma c’è un problema: la rapida modernizzazione militare della Cina ha reso difficile il mantenimento dell’equilibrio militare. Lo scorso decennio, ad esempio, la Cina ha costruito 148 navi militari, quasi il numero totale di navi militari che possiede il Giappone. Inoltre, la Cina collabora con la Russia e la Corea del Nord. “Pertanto, per mantenere l’equilibrio militare, il Giappone dovrebbe schierarsi in Ucraina contro la Russia. La Nato dovrebbe essere al fianco del Giappone contro la Cina. Questo mese, Germania, Spagna e Francia hanno inviato jet da combattimento in Giappone (lo fa anche l’Italia, proprio in questi giorni, attraverso il dispiegamento di Nave Cavour e le manovre degli F-35B imbarcati, ndr). Germania e Spagna condurranno esercitazioni congiunte a Hokkaido, in Giappone, dove si trova l’altro lato del confine con la Russia. Recentemente, anche altri membri della Nato, come Regno Unito, Paesi Bassi e Canada, hanno inviato navi e aerei militari in Giappone. Questa collaborazione è efficace per mantenere l’equilibrio militare tra Cina e Russia”.

Follow the money

Dal punto di vista economico, la Cina ha usato il suo potere finanziario per espandere la sua sfera di influenza, ed è questa la terza ragione di cooperazione. “La Cina sta fornendo materiale per la produzione di munizioni in Russia, mentre gli Stati Uniti forniscono munizioni all’Ucraina (e a Israele). Ciò significa che la Cina ha mantenuto le munizioni nel suo arsenale, mentre gli Stati Uniti stanno spendendo le loro scorte di munizioni. Sebbene il sostegno della Cina alla Russia sia di tipo economico, tale sostegno è stato influenzato militarmente”. In effetti, la Cina ha integrato le sue attività militari con quelle non militari. Si ricorderà che quando l’Australia per esempio ha chiesto alla Comunità internazionale di indagare sull’origine del Covid, la Cina ha ritardato il processo di importazione di vino, aragoste, e altri prodotti alimentari australiani come coercizione economica, perché Canberra dipende fortemente dal mercato cinese. La Cina ha inoltre utilizzato progetti infrastrutturali esteri, per esempio la Belt and Road Initiative, per espandere la propria sfera di influenza: Nagao ricorda che in uno di questi progetti, lo Sri Lanka ha affittato il suo porto di Hambantota alla Cina per 99 anni. “Gibuti ha accettato la base navale cinese a causa del suo debito, e poiché la rapida modernizzazione militare della Cina e la Belt and Road Initiative dipendono anche da un ampio budget, l’economia è il principale fronte delle questioni militari”, dice l’analista dell’Hudson Institute.

(Questa conversazione è parte di “Nato & Indo Pacifico (o Nato nell’Indo Pacifico?)”, l’ultima edizione di Indo Pacific Salad, la newsletter curata da Emanuele Rossi. Per riceverla, ci si segna qui).

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