Il leader di Italia Viva si schiera con il campo largo senza passare dagli organi del partito, generando una grande spaccatura interna. Non si sa bene quale sia il suo obiettivo nel lungo periodo, ma certamente questa mossa rivela un eccesso di tatticismo. Forza Italia, per recuperare voti al centro, deve aprire una piattaforma programmatica e rinnovare la classe dirigente. E il centrosinistra è troppo eterogeneo per funzionare. Colloquio con il politologo Antonio Campati
La certezza è che questa estate l’esigua minoranza del Paese interessata alla politica “sicuramente non si annoierà”. E il grande movimento, come spesso accade, sarà per lo più proveniente dal Centro. Le questioni aperte sono tantissime. Dalla mossa di Renzi, passando per le aperture di Forza Italia – non ultima l’iniziativa con i radicali – fino al magmatico campo largo. “Probabilmente il leader di Italia Viva ha in mente un obiettivo che al momento non riusciamo a cogliere, ma la sua mossa di schierarsi con il campo largo dopo averlo avversato a lungo, rivela un eccesso di tatticismo”. La lettura consegnata a Formiche.net è di Antonio Campati, politologo e docente dell’Università Cattolica.
Per Renzi, il tatticismo è proverbiale. Dove sta l’eccesso, questa volta?
Tutti gli riconoscono di essere molto abile nella gestione del potere e nelle strategie politiche. Questa volta però l’adesione al campo largo appare come un azzardo. Tanto più che, al momento, non siamo di fronte all’ipotesi di elezioni politiche nell’imminenza. A meno che…
A meno che?
Probabilmente il vero obiettivo nel medio e lungo termine di Renzi ancora è difficile da cogliere. Ma forse tra le ipotesi che possiamo formulare c’è quella che il senatore toscano abbia in mente qualche strategia per tentare di far cadere il governo e andare a elezioni anticipate, anche se mi sembra un po’ improbabile. Verrebbe, comunque, da dire – parafrasando un suo refrain: “Elly stai attenta”. Ad ogni modo questo cambio repentino di linea politica la dice lunga sulla struttura dei partiti in questa fase storica.
Cosa sta accadendo a Italia Viva?
Si registra una spaccatura interna, al momento, il cui più eminente rappresentante è il deputato Luigi Marattin. Diversi iscritti, peraltro, stanno facendo richiesta di convocare il congresso del partito. E mi sembra più che legittimo. Tanto più che Renzi ha deciso questo cambio di rotta attraverso un’intervista e senza rendere conto a nessun tipo di organo interno del partito. Una cosa che un tempo non sarebbe mai potuta accadere.
A questo punto resta solo Calenda nel Centro. Che esito prevede?
In quello che fu il Terzo Polo abbiamo assistito a uno scontro tra personalismi e l’esperienza alle europee ha restituito l’immagine di un’errore strategico notevole, tanto più che ne Azione ne Italia Viva sono riuscite a superare il quorum e a eleggere deputati a Bruxelles. Per cui, non so se il partito di Calenda da solo riuscirà a sopravvivere e avrà la forza propulsiva, oltre che organizzativa e finanziaria, per restare in solitaria al centro. I giochi sono molto aperti.
A questo punto verrebbe da ripescare un vecchio adagio di Silvio Berlusconi: “Il grande centro c’è e si chiama Forza Italia”.
Sì. Dopo il buon risultato alle europee e gli interventi – nelle diverse sfumature – della famiglia Berlusconi che sarà protagonista del futuro del partito, ora è il momento per Forza Italia di fare un passaggio in più per intercettare il voto centrista. Da un lato lanciare una piattaforma programmatica per ripensare al proprio profilo identitario, dall’altro agire con nuovi innesti nella classe dirigente. Un rinnovamento profondo, che dia anche all’esterno l’idea di un partito rinnovato anche nella sostanza e nei quadri dirigenti. In questo modo, le prospettive per Forza Italia potrebbero davvero tornare a essere molto competitive per l’elettorato centrista.
Dal campo largo cosa c’è da aspettarsi?
Innanzitutto non sono tutti d’accordo che Renzi debba tornare tra i ranghi. Ma, conoscendo l’abilità di Renzi, la sua potrebbe anche essere una mossa in qualche modo per “tastare” il terreno. D’altra parte paragonare l’attuale campo largo con l’Unione di Prodi la vedo come una forzatura. In campo all’epoca c’erano personalità che – pur nella diversità – erano piuttosto amalgamate rispetto a quelle che ci sono oggi. Di più: nella prospettiva di un’alternativa all’attuale maggioranza, mi pare che la somma delle forze in campo nel centrosinistra possa funzionare sui territori ma molto meno a livello nazionale.