Mentre l’Ungheria assume la presidenza del consiglio Ue, Mosca prende quella del Consiglio di sicurezza Onu. Intanto si avvicina il summit della Nato a Washington, ma anche l’arrivo degli F-16 sui cieli ucraini
Il mese che si è appena aperto sembra destinato a portare con sé risvolti interessanti riguardo all’evolversi della situazione in Ucraina. Anche se la linea del fronte rimane e sembra destinata a rimanere pressoché stabile, con la conquista di alcuni piccoli centri abitati da parte delle truppe di Mosca avvenuta al prezzo di pesanti perdite, sul piano internazionale si accavallano una serie di appuntamenti diplomatici e non che potrebbero avere un impatto sugli eventi.
A partire dagli avvicendamenti ai vertici delle organizzazioni internazionali. Il primo di luglio l’Ungheria di Viktor Orbàn ha assunto la semestrale presidenza di turno del Consiglio dell’Unione Europea, presidenza che l’esecutivo di Budapest ha deciso di associare al motto di trumpiana memoria “Make Europe Great Again”. Tra le funzioni della presidenza vi sono quelle di stabilire l’ordine del giorno, presiedere le riunioni dei membri dell’Unione in tutti i settori (ad eccezione di quelli esteri o della zona euro), cercare il consensus tra gli Stati membri e mediare accordi sulla legislazione con il Parlamento europeo. E il timore diffuso nel Vecchio continente è che l’Ungheria filo-russa possa sfruttare questa posizione per inficiare la capacità di sostegno europeo all’Ucraina come già fatto in passato, ad esempio ritardando l’invio di fondi o armi al Paese invaso, o lavorando contro l’imposizione di sanzioni contro Mosca. Per questo motivo i vertici europei hanno deciso di accelerare sull’avvio dei colloqui di adesione con Ucraina e Moldavia, oltre che sull’approvazione di un altro pacchetto di restrizioni economiche nei confronti della Russia accompagnato dal via libera ad una tranche di aiuti per Kyiv finanziata con i proventi degli asset russi congelati dopo l’inizio dell’invasione.
Eppure, in una mossa a sorpresa, il primo ministro ungherese ha scelto di recarsi a Kyiv nelle prime ore in cui il suo Paese ha assunto la presidenza di turno del consiglio; durante questo viaggio Orbàn si confronterà con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, dopodiché i due leader rilasceranno una dichiarazione congiunta.
Lo stesso primo luglio la Russia ha assunto per i prossimi trenta giorni la presidenza di turno del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, posizione che probabilmente utilizzerà per potenziare la sua power projection all’interno del sistema internazionale, secondo un copione che risale ai tempi dell’Unione Sovietica. Come denota l’Institute for the Study of War, “Durante la presidenza russa dell’aprile 2023 la Russia ha sfruttato la sua presidenza del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per promuovere diverse narrazioni riguardanti l’influenza desiderata dalla Russia nel sistema internazionale e ha precedentemente notato che la Russia utilizza il suo potere di veto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite come base di proiezione di potenza. Diversi funzionari russi di alto livello hanno recentemente lanciato alcune operazioni di informazione volte a sviare la responsabilità per le ben documentate violazioni russe del diritto internazionale commesse in Ucraina, probabilmente per creare le condizioni per la prossima presidenza del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”.
Mentre la seconda settimana del mese vedrà l’aprirsi a Washington del summit dell’Alleanza Atlantica, durante il quale i Paesi membri discuteranno dell’approccio da seguire nel sostegno all’Ucraina. Secondo Pavel Baev, il Cremlino vorrebbe mantenere alta la pressione sul fronte nel tentativo di trasmettere oltreatlantico un’immagine più difficile della situazione, fallendo però in questi sforzi. Oltre a conquista territoriali quasi nulle, le perdite per Mosca sarebbero cresciute notevolmente, anche grazie all’autorizzazione data dagli Usa all’Ucraina sull’impiego di sistemi d’arma a lunga distanza per colpire obiettivi militari siti in territorio russo. (Anche) in risposta a questa mossa Mosca potrebbe scegliere di seguire la linea dell’escalation, autorizzando attacchi contro i droni di fabbricazione statunitense operanti nel Mar Nero. Una mossa che potrebbe portare a risvolti tanto indesiderati quanto pericolosi.
A impattare ulteriormente sulle dinamiche del campo di battaglia potrebbe essere l’arrivo in suolo ucraino, previsto nelle prossime settimane, dei primi esemplari di F-16 con equipaggi annessi. L’impiego di questi velivoli potrebbe rovesciare le sorti della guerra aerea, non solo limitando le capacità delle forze armate russe di avvalersi di quelle glide bombs tanto temute dagli ucraini, ma anche facilitando eventuali azioni di carattere offensivo, sia sul piano tattico che in una dimensione più ampia. E proprio per ridurre al minimo l’influenza di questi nuovi sistemi d’arma, le forze armate di Mosca hanno avviato bombardamenti mirati sui campi d’aviazione ucraini capaci di ospitare gli F-16. Bombardamenti che però non impediranno a Kyiv di avvalersi delle macchine di fabbricazione statunitense nei mesi a venire.