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Il grande fiasco di Taiwan Town. Anche senza tasse la Cina non piace

Taiwan Town è il gigantesco complesso commerciale realizzato nella provincia del Fuijan, testa di ponte con l’Isola, per attrarre capitali e finanziamenti. Ma nonostante un fisco molto amico, il risultato è stato deludente

Doveva essere una specie di oasi per gli investitori, quelli a cui della questione tra Cina e Taiwan importa poco o nulla. Ma nemmeno questo progetto ha funzionato. Mentre l’alleanza tra Dragone e Russia appare sempre più come uno spot elettorale, Pechino incassa il suo ennesimo flop finanziario. Taiwan Town è l’enorme complesso commerciale che nelle logiche del partito avrebbe dovuto attrarre come api sul miele imprenditori, finanzieri, investitori. E questo grazie a una fiscalità di vantaggio e accomodante. Eppure, non sembra essere servito a molto.

Tanto che solo una manciata di negozi a Taiwan Town risulta oggi ancora aperto e operativo. Per anni l’isola di Pingtan, nella provincia sud-orientale del Fujian, ha offerto agli investitori taiwanesi agevolazioni fiscali, sussidi e aiuto per garantire la residenza agli stessi e anche un vantaggioso trattamento fiscale. Ma qualcosa è andato storto. “Negli ultimi anni, a causa dell’aumento delle tensioni legate all’indipendenza di Taiwan e poi la pandemia, gestita dalla Cina alla sua maniera, il numero di investitori e commercianti è progressivamente diminuito”, hanno spiegato alcuni degli ultimi negozianti taiwanesi rimasti in loco.

Il complesso è uno dei tanti modi in cui il Fujian, la provincia cinese più vicina a Taiwan, vera e propria testa di ponte verso l’Isola, spera di attrarre investimenti utili a risollevare la sua economia. Nella logica di Pechino, c’era quella di creare una zona modello, dove grazie al minor carico fiscale, potesse fiorire una solida economia a trazione taiwanese. D’altronde, ma questo non è certo un mistero, Pechino considera Taiwan come parte del suo territorio e minaccia di annetterla con la forza se Taipei continuasse a respingere la prospettiva di una sottomissione cinese.

E forse alla Cina non rimane che la forza, visto che nemmeno abbassando le tasse è riuscita a ingraziarsi gli investitori stranieri, taiwanesi inclusi. I quali, nel Fujian, nel 2023 sono scesi dell’80% a 220 milioni di dollari. Di più, in tutta la Cina, gli investimenti da parte di imprenditori dell’Isola sono scesi del 40% a poco più di 3 miliardi di dollari. Entrambi i livelli hanno rappresentato i minimi di 22 anni, secondo i dati del governo taiwanese. Anche il commercio ha sofferto. Le importazioni da Taiwan sono diminuite del 10,2% lo scorso anno, mentre le esportazioni sono diminuite del 15,6%, registrando uno dei più forti cali di sempre.

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