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Perché l’interesse nazionale guida il rapporto Italia-Cina. La visita di Meloni secondo Terzi

Con la visita in Cina, Meloni “ha firmato un partenariato strategico basato su regole condivise”, spiega il senatore Terzi. “Ora il passo successivo sarà la piena attuazione di tali accordi in linea con le norme e le strategie europee. I settori coinvolti sono indubbiamente delicati, penso al trasferimento di tecnologie o al digitale. Laver gettato basi solide è una fondamentale ripartenza”

“Il bilancio della visita in Cina è assolutamente positivo”. È con queste parole che il senatore Giulio Terzi di SantAgata (Fratelli d’Italia), ex ministro degli Esteri e attualmente presidente della 4a Commissione Politiche dell’Unione europea, descrive a Formiche.net il viaggio cinese della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Il successo della missione è evidente, sia sul piano bilaterale che internazionale. Dalla guerra in Ucraina alla crisi in Medio Oriente, il dialogo con Xi Jinping è stato dampio respiro”.

La visita in Cina — sottolinea Terzi — è innanzitutto frutto di un grande lavoro svolto dalla presidente del Consiglio e dai ministri che hanno lavorato con le loro controparti cinesi, di contatti reciproci e costanti tra le parti e una chiara dimostrazione dello spessore della politica estera della nostra Nazione. Credo si debba principalmente a questa costruzione precisa, nel dettaglio, della missione, e allautorevolezza e salda appartenenza europea e atlantica del Presidente Meloni, il successo dei cinque giorni in Cina”.

Lobiettivo era dunque quello di ridare un nuovo forte impulso alla cooperazione economica tra i due Paesi. Ed è stato raggiunto? Proprio nellultima tappa, Shanghai, la presidente Meloni ha ricordato le quasi 1.200 imprese italiane presenti nella capitale economica cinese, sottolineando quanto sia importante un sostegno attivo da parte dellItalia ad esse sul piano dello sviluppo economico”.

Quale è stata dunque la novità apportata da Meloni nel dialogo con la Repubblica popolare cinese? La visita è stata un ottimo esempio di dialogo nella piena consapevolezza dellidentità dellaltro interlocutore, e quindi della sua diversità. LItalia e la Cina sono due modelli (politici, economici, sociali, culturali) profondamente differenti, lo sappiamo, ma sono proprio la franchezza del confronto, la trasparenza di vedute, la coerenza nella propria identità ad essere il punto di partenza per un dialogo costruttivo”.

Per Terzi, gli appelli di Meloni alla Cina allosservanza delle regole internazionali, per esempio, o affinché – in quanto membro permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazione Unite – Pechino contribuisca a porre una fine allaggressione militare di Putin in Ucraina così come a costruire una pace concreta in Medio Oriente, sono stati espressi con chiarezza”. Raramente — aggiunge — avevamo sentito parole simili da altri leader occidentali. Ricordo la visita di Xi Jinping qualche mese fa a Parigi, il Presidente Macron sembrò sorvolare su tali argomenti”.

Nel concreto, vi è stata la firma di un piano dazione triennale e la sottoscrizione di sei intese in materie fondamentali, dai prodotti agricoli e alimentari alle indicazioni geografiche, dallistruzione allambiente, dallo sviluppo sostenibile fino allindustria. C’è la consapevolezza che la Cina è un interlocutore importantissimo e anche la volontà politica di seguire quelli che sono i nostri principi, gli stessi su cui si basa il sistema internazionale. Alla base del piano triennale e delle sei intese vi è piena reciprocità; punto che nel precedente Memorandum sulla Via della Seta era alquanto oscuro”.

Il rilancio, oggi, del Partenariato strategico globale con Pechino del 2004 è cosa ben diversa dal Memorandum del 2019 richiamato persino da una risoluzione del Parlamento europeo in quanto disallineato come sostanza e come metodo dalle strategie dellUnione”, aggiunge Terzi.

E qui si torna a quanto accennato, Meloni ha siglato un accordo di partenariato tra pari, modus operandi trasparente di questo governo, pensiamo al Piano Mattei con lAfrica? Esatto, il Memorandum sulla Via della Seta era stato invece avviato al di fuori della Farnesina. LItalia allora si mosse prendendo una iniziativa che la isolava dal resto dellEuropa anche sul piano della politica estera e della sicurezza. Il pericolo di condizionamento e influenza che ne derivava così su più fronti, dalla comunicazione allo sviluppo tecnologico, dai media alla cultura, era evidente. Oggi lobiettivo è sì rafforzare le relazioni ma su una base equa e di reciproco vantaggio e, soprattutto, di riequilibrio della bilancia commerciale”.

Guardando i dati commerciali, dalla firma di quel memorandum Italia-Cina del 2019 è stato infatti registrato un netto peggioramento, un quadro fortemente sbilanciato a nostro svantaggio? Nel 2019 il valore delle esportazioni italiane in Cina era di allincirca 13 miliardi di euro, nel 2022 il dato è cresciuto leggermente, diventando di 16,4 miliardi. Ma se nel 2019 importavamo merci dalla Cina per un valore di 31,6 miliardi di euro, nel 2022 siamo arrivati a 57,5 miliardi. Siamo passati da circa 19 miliardi di euro a 41 miliardi di disavanzo, il tutto in meno di cinque anni. Un saldo negativo commerciale Italia-Cina, sostanzialmente, più che raddoppiato”.

Tuttavia, il perimetro è e resta sempre quello della nostra sicurezza nazionale, europea e atlantica”, spiega il senatore. LItalia ha gli strumenti per poter costruire un dialogo serio ed equo, anche con Paesi che non hanno visioni e interessi coincidenti con le nostre. Dal punto di vista aziendale, ad esempio, sarà importante un monitoraggio attento, sostenuto da meccanismi che il governo ha dimostrato di saper puntualmente applicare qualora vi fossero irregolarità: penso al golden power”. Per il senatore, la complessità delle relazioni Italia-Cina “è evidente”. Del resto vi sono approcci, politiche, interessi talvolta più divergenti che convergenti in gioco”. Su questo, continua, “ilPresidente Meloni ha saputo trovare un terreno comune su cui costruire un dialogo di progresso e di efficace partenariato. Non era affatto scontato”.

Eppure, non sono mancate le critiche. C’è chi dice che si poteva fare meglio, sia sul piano degli accordi conclusi che su quello degli argomenti trattati: auto elettriche e in generale tecnologie sensibili sono una red line secondo gli americani, per esempio, e poi ci sono le questioni dei diritti. Cosa risponde a chi accusa la presidente Meloni di aver compiuto una mossa camaleontica, una giravolta tattica contraria a ciò che per anni hanno dichiarato?

Ho sempre condiviso la necessità, anche prima di essere eletto in Parlamento, di una correzione di rotta rispetto a decisioni di governi precedenti che si erano risolte in intese confuse e sbilanciate”, ricorda Terzi — che da anni è in prima fila nellattività politica internazionale per proteggere lo standing delle democrazie globali dallassertività cinese. La Cina conosce perfettamente quelle che sono le linee guida italiane (latlantismo, lintegrazione europea, il diritto internazionale) e lItalia sa altrettanto bene quali siano gli obiettivi di breve e lungo periodo di Pechino. Vi è ora chiarezza tra le parti”.

Ce questa chiarezza? La presidente Meloni ha presieduto lo scorso giugno un Vertice G7 che sulla Cina è esplicito, richiamando lattenzione sulle pratiche economiche distorsive di Pechino, sulle violazioni di diritti umani in Tibet e nello Xingiang, o sul suo aperto sostegno alla causa di Vladimir Putin”.

Lord Baden-Powell userebbe il motto “Estote parati per descrive questo contesto “Certo, ma la visita della presidente Meloni ha infatti firmato un partenariato strategico basato su regole condivise. Ora il passo successivo sarà la piena attuazione di tali accordi in linea con le norme e le strategie europee. I settori coinvolti sono indubbiamente delicati, penso al trasferimento di tecnologie o al digitale. Laver gettato basi solide è una fondamentale ripartenza”.



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