Dopo mesi di negoziati da Bruxelles arriva l’atteso disco verde. Ora la compagnia può farcela da sola e pesare meno sulle tasche degli italiani. Ecco tutti i dettagli
Ci sono voluti sette mesi di negoziati, anni se si considera la trattativa tra le due compagnie. Ma ora Ita e Lufthansa si sono unite. Un successo per il governo italiano, che ha fortemente voluto queste nozze, senza le quali la compagnia italiana nata dalle ceneri della disastrata Alitalia, non avrebbe potuto sopravvivere nello spietato mercato dei cieli. La Commissione europea ha approvato ufficialmente l’integrazione, dopo mesi di trattative e confronti serrati tra le parti, liti, passi avanti e brusche frenate e progressi.
L’operazione industriale è destinata a spostare gli equilibri nei cieli europei. Ed è anche per questo che la Commissione europea ha voluto approfondire nel dettaglio ogni aspetto e ogni ricaduta di questo matrimonio. Non solo per tutelare il cittadino-consumatore, ma anche per meglio affrontare in tribunale gli eventuali ricorsi dei vettori rivali, a partire dalle low cost.
Nel dettaglio, l’accordo prevede tre tappe. Nella prima, il colosso europeo dei cieli entrerà in Ita attraverso un aumento di capitale riservato da 325 milioni di euro per il 41% dell’aviolinea italiana. Nel secondo passaggio Lufthansa avrà la possibilità di salire al 90%. Quindi potrà rilevare anche il restante 10% entro il 2033, per un investimento complessivo di 829 milioni di euro. Anche se il numero di Lufthansa, Carsten Spohr, in conferenza stampa ha spiegato che “non ha alcuna fretta di fare a meno dello Stato italiano nell’azionariato”.
Quanto alle rotte, che poi erano il pomo della discordia con Bruxelles, sul mercato intercontinentale i soggetti dovranno poi attenuare la riduzione della concorrenza sui voli tra Roma e il Nord America individuando o un rivale sui collegamenti diretti (con Chicago, Washington, San Francisco, Toronto) oppure selezionando per ciascuna tratta due nuovi competitor in grado di offrire connessioni con uno scalo di non più di 2 ore e tempo totale di volo di non oltre 3 ore più lungo del diretto.
Quello che è certo, nell’attesa che il nuovo assetto societario prenda forma ed entri a regime, è che l’ingresso dei tedeschi in Ita rappresenta un secondo successo del governo, dopo il piazzamento di una prima quota di Mps in mano pubblica sul mercato. Il traguardo raggiunto con Ita porta la firma di Giancarlo Giorgetti, per il quale finalmente “chiudiamo positivamente una storica annosa vicenda del vettore nazionale che per 40 anni ha contraddistinto il dibattito della pubblica opinione. È un successo per questo governo e soprattutto per questo Paese. La soluzione positiva avviene con operatore che ci conforta rispetto alla possibilità di sviluppare il traffico aereo da/per l’Italia, Roma diventerà l’hub di riferimento per America, Asia e Africa”.
Ma, soprattutto, c’è il risvolto finanziario sul versante dei contribuenti. “Grande orgoglio perché dopo 40 anni abbiamo dato una risposta definitiva a quello che per 40 anni ha occupato la gran parte del dibattito politico ed economico del paese, soprattutto possiamo dire agli italiani che non ci verseremo più un euro delle loro tasse”.