Il Parlamento georgiano ha approvato in prima lettura una serie di norme volte a limitare i diritti della comunità Lgbtq+ nel Paese. Tali leggi, esattamente come la Foreign agents law, si ispirano a precedenti russi. E sottolineano un nuovo corso geopolitico per Tbilisi
In Georgia, il processo di scostamento dall’Occidente promosso dal partito al governo (“Sogno Georgiano”) attraverso l’adozione di leggi dal carattere illiberale continua ad andare avanti. Lo scorso 27 giugno è stato approvato in prima lettura, con 78 voti a favore e nessuno contrario, un pacchetto di leggi atto a limitare i diritti della comunità Lgbtq+ nel Paese caucasico. Tale pacchetto, che comprende un disegno di legge principale accompagnato da diciotto emendamenti a leggi già esistenti, impone il divieto di forme di matrimonio “alternative” e di adozione di bambini da parte di persone non eterosessuali, nonché quello di effettuare interventi chirurgici di riassegnazione del sesso, di identificare il sesso di una persona come “diverso dal suo genere” nei documenti rilasciati dallo Stato, arrivando al divieto di “propaganda Lgbt” nelle istituzioni scolastiche e non solo.
Roman Gotsiridze, deputato e cofondatori del partito di opposizione Movimento Nazionale Unito, ha suggerito come l’adozione di questa legislazione anti-Lgbt potrebbe essere ancora più indicativa dell’avvicinamento alla Russia (che ha adottato provvedimenti simili nel 2013) e dell’allontanamento dal blocco euroatlantico che “Sogno Georgiano” sta portando avanti. “Nel corso di 25 anni, il regime di Putin ha sviluppato diversi ‘codici’ e ‘marcatori’ per identificare i regimi simili e vicini a lui non solo nello spazio post-sovietico ma in tutto il mondo” afferma Gotsiridze, indicando le leggi contro le minoranze sessuali come uno di questi “indicatori”. Secondo solo alla “legge sugli agenti stranieri” adottata in via definitiva dal governo poche settimane fa, mentre nella Capitale georgiana le massicce proteste di piazza si protraevano senza sosta.
Pochi giorni prima del voto il Tbilisi Pride ha dichiarato che durante il Mese dell’Orgoglio non ci sarebbe stato alcun evento, in linea con la decisione presa dall’organizzazione lo scorso autunno in previsione di un periodo pre-elettorale “pieno di violenza fisica incoraggiata dal governo e di una retorica piena di odio e ostilità”. L’organizzazione Lgbtq+ ha dichiarato che “dopo che ‘Sogno georgiano’ ha adottato la legge in stile russo sugli ‘agenti stranieri’ e ha annunciato un pacchetto legislativo anti-Lgbt basato sull’odio insieme a modifiche costituzionali, siamo ancora più sicuri della nostra decisione”, specificando poi che la lotta per i diritti Lgbtq+ è inseparabile dalla più ampia lotta del popolo georgiano contro il regime filo-russo di “Sogno Georgiano” di stampo russo. E sottolinea: “Questa lotta si concluderà inevitabilmente a favore del popolo il 26 ottobre”, data prevista per lo svolgimento delle prossime elezioni parlamentari.
In Parlamento, l’opposizione georgiana non si è mostrata particolarmente attiva nella lotta contro la legislazione anti-Lgbt, al contrario di quanto avvenuto con la “legge sugli agenti stranieri”: questo per via dell’atteggiamento conservatore di una parte significativa dell’elettorato. L’analista politico georgiano David Avalishvili ha suggerito che per le opposizioni “è stato molto più comodo e sicuro” opporsi alla legge sugli agenti stranieri piuttosto che difendere apertamente i diritti della comunità Lgbtq+, per la loro “paura di perdere voti alle elezioni del 26 ottobre”. E ha aggiunto: “Questo è strano e triste, perché la legislazione contro le minoranze sessuali può bloccare il cammino della Georgia verso l’Unione europea in modo ancora più deciso della legge sugli ‘agenti stranieri’”.