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Liste d’attesa, cosa cambia con la nuova legge. Lo spiega Ciancitto (FdI)

“Finalmente ci sarà un controllo su come vengono spesi i soldi. Prima non c’era, ora ci sarà. Rispettando il principio della trasparenza”. L’intervista al deputato di Fratelli d’Italia Francesco Ciancitto, membro della commissione Affari sociali della Camera

Il decreto Liste d’attesa è legge. Con un bilancio di voti che conta 171 favorevoli contro 122 contrari, il Parlamento ha dato il via libera definitivo. La normativa, destinata a ridurre drasticamente i tempi di attesa per le prestazioni sanitarie, solleva ora una domanda cruciale: quali sono le misure concrete previste dal decreto? E soprattutto, le risorse stanziate saranno sufficienti per attuarlo efficacemente? Ne abbiamo discusso con Francesco Ciancitto, membro della commissione Affari sociali della Camera dei deputati.

Quali sono i vantaggi, a livello pratico, per i cittadini?

I vantaggi sono innumerevoli. Innanzitutto ci sarà un centro unico di prenotazione regionale per tutti, che assegnerà le prestazioni sia alle strutture statali che alle private accreditate, dando così la possibilità al cittadino di trovare sempre una struttura che possa garantire la prestazione. Inoltre, la nuova legge definisce tempi specifici entro cui la prestazione dovrà essere corrisposta. E come tutti sappiamo, in sanità i tempi certi sono tutto.

E se la prestazione non viene assolta entro le tempistiche previste?

A quel punto scatta il controllo prima da parte del direttore generale dell’azienda, e poi degli altri soggetti deputati. Sarà lo stesso cittadino a poter comunicare il disservizio attraverso il numero unico.

C’è carenza di personale, come si fa a garantire un incremento delle prestazioni?

Già con la finanziaria abbiamo stanziato 500 milioni di euro per il personale medico e paramedico per abbattere le liste d’attesa. E poi se aumenta la paga oraria del personale, fino a 100 euro per i medici e 60 euro per gli infermieri, i risultati si vedranno. Inoltre, con questo decreto abbiamo abbassato la tassazione dello straordinario, che prima era al 40% e ora è al 15%. Tutta una serie di agevolazioni per il personale che avrà come impatto lo smaltimento delle liste d’attesa.

Questo aiuterà a rimpinguare le fila del personale medico?

È chiaro che per risolvere il problema ci vorrà tempo. Ma il discorso della carenza dei medici viene da molto lontano. Sapevano tutti che ci sarebbe stata una curva di pensionamenti fra il 2022 e il 2027, eppure nessuno ha fatto nulla. Noi invece stiamo lavorando anche sulle garanzie dal punto di vista penale, che è un grande freno per molti giovani.

Ovvero?

Il governo ha già varato il cosiddetto scudo penale fino al 31 dicembre 2024. E la commissione nominata da Nordio, che al suo interno ha anche medici e giuristi, dovrebbe individuare una soluzione per dare maggiore sicurezza ai medici, che oggi sono sotto costante rischio di denuncia. Non dimentichiamo che la carenza di medici, soprattutto in aree come la medicina generale o il pronto soccorso, dipende anche da questo.

Volete limitare le prescrizioni dei clinici, non ci sono rischi per la prevenzione?

No, perché le linee-guida sono dettate dalle società scientifiche. L’obiettivo da raggiungere è limitare la medicina difensiva, non quella preventiva.

Cosa dice a chi parla di legge bluff, puntando il dito contro la carenza di risorse per l’attuazione del decreto?

Veniamo da dieci anni di tagli alla sanità, fatti da tutti i governi. Il governo Meloni ha disposto un cambio di passo fondamentale, portando il fondo sanitario nazionale a 136 miliardi – non proprio piccole cifre. Chiaro che per riportare il Servizio sanitario nazionale a un livello di risorse sufficienti ci vorrà più tempo, ma intanto dobbiamo lavorare su un modello sanitario che punti sulla prevenzione e sulla gestione efficiente delle persone con patologie croniche, troppo spesso non trattate nel modo corretto a livello territoriale.

La piattaforma Agenas rappresenta uno dei punti salienti di questa legge. Quando sarà operativa?

Entro l’autunno, come ha detto il ministro Schillaci. Andranno emanati cinque o sei decreti attuativi, indispensabili per applicare le misure previste all’interno del decreto. Ma stiamo parlando di una vera e propria riforma.

Ovvero?

Finalmente ci sarà un controllo su come vengono spesi i soldi. Prima non c’era, ora ci sarà. Rispettando finalmente il principio fondamentale della trasparenza, che è un dovere nei confronti dei cittadini.

C’è molto privato in questa riforma…

In Italia la sanità è solo ed esclusivamente pubblica. Le strutture private ci aiuteranno a smaltire le liste d’attesa per tutelare quel diritto alla salute dei cittadini che altrimenti non sarebbe tutelato.

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