Nonostante Kyiv abbia raggiunto in extremis l’intesa coi creditori per rinegoziare l’esposizione in scadenza ai primi di agosto, nei prossimi anni le casse ucraine continueranno a rimanere sotto pressione. Anche e non solo per il costo degli interessi legati al debito stesso
Lo si potrebbe definire uno scampato pericolo. E forse è proprio così. La lunga estate del debito ucraino è appena cominciata, con Kyiv che combatte un’altra guerra, oltre a quella sul campo contro la Russia. Uno scontro con i grandi creditori internazionali, che da mesi battono cassa al ministero delle Finanze ucraino, affinché onori gli interessi legati a 20 miliardi di obbligazioni. Sembrava finita, come raccontato da Formiche.net, e invece alla fine il negoziato ha dato i suoi frutti.
Ebbene, l’Ucraina e i suoi creditori privati hanno raggiunto l’intesa preliminare per la ristrutturazione del debito offshore da 20 miliardi, consentendo così al Paese di continuare la sua lotta contro Mosca. Non bisogna mai dimenticare un aspetto: lo sforzo bellico ucraino è oggi al massimo storico e ogni miliardo risparmiato può fare la differenza al fronte, specialmente nel momento in cui l’economia russa, sostenuta solo dal doping dell’industria bellica, accusa il colpo delle sanzioni.
Ora, in base all’accordo, alcuni dei principali fondi di investimento del mondo, tra cui BlackRock, Amundi e Amia Capital, cancelleranno di fatto una larga parte dei 23,4 miliardi di dollari di crediti scambiando le loro obbligazioni attuali con delle nuove, che hanno una durata di ben 12 anni. Le nuove obbligazioni, però saranno strutturate in modo da differire la maggior parte dei pagamenti che l’Ucraina dovrà affrontare nei prossimi anni. Di conseguenza, l’importo che Kyiv dovrà rimborsare fino al 2033, risulterà ridotto del 75%. L’intesa, che, va ricordato, è solo preliminare, prevede dunque un taglio nominale del 37% sulle obbligazioni internazionali in essere dell’Ucraina, con un risparmio di 11,4 miliardi di dollari in pagamenti nei prossimi tre anni.
Allora tutto risolto, tutto finito? Assolutamente no, la partita del debito è solo all’inizio. Almeno secondo l’economista Adam Tooze, che dalle colonne di Foreign Policy, fa capire come stiano davvero le cose. “Nonostante l’accordo, l’Ucraina ha un obbligo di servizio del debito molto considerevole, pari a diversi punti percentuali del Pil. Un fardello che il Paese sta cercando disperatamente di rinegoziare, andando oltre l’intesa di questi giorni”.
Ad oggi, ha però chiarito Tooze, “penso che sia molto difficile immaginare un default totale. Ma ciò pone un’enorme pressione sull’Ucraina in un momento in cui sta lottando militarmente contro la Russia, e mentre sta aspettando, di fatto, un adeguato pacchetto di sostegno dall’esterno (il prestito da 50 miliardi sbloccato dal G7 e garantito dai bond a loro volta ancorati ai profitti degli asset russi, ndr) per consentirle di continuare la guerra nel quarto anno di lotta”. Il messaggio è chiaro, l’intesa raggiunta è senza dubbio un risultato. Ma per mettere davvero l’intero debito ucraino sotto controllo, occorrerà uno sforzo negoziale e psicologico ancora lungo.