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Una casa made in Italy sulla Luna. Valente (Asi) racconta il contributo al programma Artemis

Intervista a Teodoro Valente, presidente dell’Asi, sul contributo italiano al programma Artemis e il ritorno umano sulla Luna. L’Italia ha un ruolo strategico, contribuendo con il Multi purpose habitation module, progettato per diventare la casa degli astronauti sul suolo lunare. Prossimo passo: la Mission critical review a settembre, per sancire l’inclusione ufficiale del modulo italiano nel programma Artemis

Il contributo italiano al programma Artemis e al ritorno umano sulla Luna si delinea sempre più chiaramente. Presso l’Agenzia spaziale italiana (Asi) si è conclusa con successo la Mission definition review (Mdr) del progetto Multi purpose habitation module (Mph), ovvero il modulo abitativo di superficie lunare sviluppato sotto la guida italiana. Questo progetto rappresenta un elemento chiave della collaborazione tra l’agenzia italiana e quella statunitense per il programma di esplorazione spaziale. Il modulo Mph, coordinato da Asi e sviluppato nei laboratori di Torino da Thales Alenia Space, ha come obiettivo principale quello di diventare la casa degli astronauti sul suolo lunare. Anche Altec contribuirà al progetto gestendo le operazioni di controllo da Terra quando il modulo abitativo sarà operativo sulla Luna.

Attraverso il programma Artemis, l’Italia ha offerto il proprio contributo per la creazione del primo componente che costituirà il nucleo di un insediamento permanente sulla superficie lunare. Il modulo Mph sarà quindi il primo del programma Artemis a raggiungere la Luna, garantendo un soggiorno sicuro per gli astronauti, come ha raccontato, in un’intervista ad Airpress, Teodoro Valente, presidente dell’Agenzia spaziale italiana.

Ci può delineare il ruolo strategico dell’Asi nel programma Artemis?

Posso dire con grande certezza che la strategicità dell’Asi e del sistema italiano dello spazio c’è tutta ed è posizionata ai più alti livelli. In campo internazionale, ci riconoscono una competenza a tutto tondo che è cresciuta e si è consolidata grazie all’offerta all’avanguardia che tutti insieme sappiamo proporre. Anche per il programma Artemis la partecipazione italiana è di primo piano e si articola su diversi piani di intervento: attraverso il contributo Esa, con il modulo Esm di Orion, con il lander lunare europeo Argonaut/EL3, con il modulo I-Hab, altri elementi del Lunar Gateway e l’importante programma Esa Moonlight per i servizi lunari di comunicazione e navigazione, e poi tramite la collaborazione bilaterale con la Nasa, che dovrebbe concretizzarsi con l’approvazione definitiva di Mph.

Questa partecipazione influenzerà le future missioni spaziali italiane e internazionali?

Non escludo future collaborazioni con altri Paesi che hanno sottoscritto gli Artemis Accords, di cui siamo stati tra i primi otto firmatari. È una circostanza di rilievo, questa, che rende l’Italia uno dei principali attori per lo sviluppo del programma lunare della Nasa, soprattutto se consideriamo che i primi elementi destinati ad avviare l’insediamento permanente sulla superficie lunare dovrebbero essere: il lander Nasa Hls per il trasporto degli astronauti, il probabile modulo italiano Mph che offrirà un ambiente abitabile per l’equipaggio, e il rover pressurizzato di Jaxa che consentirà all’equipaggio operazioni di scouting. Uno su tre, auspichiamo, sarà italiano! Non c’è dubbio un bel centro.

Certamente poi le missioni spaziali del futuro potranno contare sull’architettura di Artemis tenendo presente che gli insediamenti permanenti sulla superficie lunare potranno essere l’infrastruttura ideale per progettare le missioni umane verso altre destinazioni. Marte ad esempio. E sulle iniziative per Marte siamo già “presenti”, dal primo e futuro rover europeo di Esa alle missioni scientifiche e con Nasa, Jaxa e Csa.

Può condividere alcuni dettagli su come il modulo Mph è stato progettato per affrontare le condizioni estreme della superficie lunare?

Il progetto ha una complessità tale da richiedere un periodo esteso di preparazione delle tecnologie chiave che dovranno essere sottoposte a test intensivi per essere idonee all’impiego in un ambiente estremo come è la superficie lunare. Pur mantenendo la riservatezza per ovvie ragioni, posso affermare che tra le sfide tecnologiche di questo progetto, le più significative riguardano la sicurezza per gli astronauti che soggiorneranno nel modulo. La superficie lunare è esposta a molti eventi estremi tra i quali le rilevanti variazioni di temperatura, le radiazioni cosmiche e i micro-meteoriti, che rappresentano quelli più impegnativi da affrontare.

Il modulo dovrà poi consentire la vivibilità all’interno, la possibilità di comunicare, la possibilità di svolgere attività di sperimentazione scientifica. Ma stiamo lavorando affinché la casa lunare sia sicura e confortevole per gli astronauti, una sfida non da poco: sarà il primo degli elementi del programma Artemis che si poserà sulla superficie del nostro satellite.

Quali saranno i prossimi passi dopo la Mission definition review per garantire l’inclusione del modulo Mph nel programma Artemis?

Aver concluso positivamente la Mission definition review ci consente di presentarci alla Mission critical review prevista a settembre prossimo a Washington. Durante questo appuntamento i responsabili Nasa del programma Artemis e della Moon to Mars strategy saranno chiamati a valutare lo stato di maturità del nostro progetto e a sancire ufficialmente, incrociamo le dita, l’inclusione del modulo italiano Mph nell’architettura base di Artemis.

Siamo confidenti dei risultati, viste le prime valutazioni tecniche della proposta. Questo passo è importante per l’industria, la ricerca e l’accademia italiana che in stretta collaborazione con gli indirizzi e la progettualità dell’asi hanno messo in campo le eccellenti capacità e competenze acquisite negli anni, per affrontare le sfide e dare risposte tecnologicamente all’avanguardia nel solco del Made in Italy dello spazio.


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