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Tre ragioni per cui è meglio Le Pen dell’ammucchiata. La versione di Arditti

È giunto il momento di portare le destre nel governo dell’Europa a pieno titolo, anche perché lì hanno avuto posto d’onore Helmut Kohl e Jacques Chirac, Alcide De Gasperi e José Maria Aznar, Margaret Tatcher e Angela Merkel: nessuno di loro è mai stato a sinistra nemmeno per un minuto. Se ne rendano conto anche i promotori dell’accordo a tre della scorsa settimana su von der Leyen, Costa e Kallas, rischia di essere già superato dai fatti

Scelgo la strada dritta, anche se ci sarebbe bisogno di qualche argomentazione più capace di tenere conto delle sfumature (che non sono piccole in questa storia): spero domenica prossima arrivi un risultato delle elezioni francesi in grado di dare a Marine Le Pen e Jordan Bardella un maggioranza solida nel nuovo Parlamento francese.

Questa mia speranza si fonda su tre ragioni essenziali, che ora provo ad esporre.

La prima è che considero ogni ipotesi di accordo tra le altre forze politiche in chiave di opposizione al RN un clamoroso errore nonché una inaccettabile presa in giro agli elettori francesi. La politica non può essere la negazione dei propri principi in modo totale: quindi le distanza tra i liberali di Macron e la sinistra anti-mercato, anti-occidente e vagamente antisemita di Mélenchon è un obbrobrio sotto ogni punto di vista che spero ci venga risparmiato.

La seconda è che da troppo tempo le élite europee provano a fare finta di non considerare l’avanzata del voto a destra come un fatto che le riguarda, sventolando un pericolo fascista che è spesso solo strumento retorico buono per un talk show in TV o una polemica via social. Proprio per questo il successo del RN in Francia dopo quello della destra italiana del 2022 renderebbe evidente a tutti ciò che è già comunque consolidato, cioè uno spostamento dell’elettorato su istanze che richiedono cambiamenti radicali su alcuni fronti, immigrazione in testa.

La terza motivazione che mi porta a questa auspicio è altrettanto semplice: le destre devono governare non solo perché lo chiedono gli elettori ma anche perché solo così possono prendere confidenza con la stanza dei bottoni, giacché starne fuori è, a volte, soluzione di comodo. La nuova Europa ha bisogno del contributo costruttivo della destra che deve avvenire sull’onda del consenso crescente ma anche sulla base di una capacità di gestione delle istituzioni che richiede esercizio, abnegazione e maturità.

Questo vuol dire che a destra è tutto pronto, tutto perfetto, tutto giusto? Certo che no, ma ricordo che Aldo Moro voleva l’accordo con il Pci di Berlinguer ben sapendo che in quel partito molti guardavano con simpatia malcelata a Mosca, cioè la negazione fatta Stato di ogni principio di libertà, democrazia, sviluppo economico.

È giunto il momento di portare le destre nel governo dell’Europa a pieno titolo, anche perché lì hanno avuto posto d’onore Helmut Kohl e Jacques Chirac, Alcide De Gasperi e José Maria Aznar, Margaret Tatcher e Angela Merkel: nessuno di loro è mai stato a sinistra nemmeno per un minuto.

Se ne rendano conto anche i promotori dell’accordo a tre della scorsa settimana su von der Leyen, Costa e Kallas, rischia di essere già superato dai fatti.



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