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Missili russi, componenti occidentali. Così l’industria bellica russa evade le sanzioni

I missili impiegati negli ultimi attacchi russi vengono costruiti con componenti occidentali, arrivati in Russia bypassando il regime di sanzioni. Anche grazie ad un loro uso non propriamente militare

L’attacco missilistico su Kyiv e su altre città ucraine avvenuto lunedì 8 luglio, con il suo tragico bilancio di quarantuno vittime, ha riportato nuovamente sulle prime pagine dei media internazionali uno dei lati più oscuri del conflitto in corso in Ucraina, quello delle campagne di bombardamenti terroristici rivolti contro la popolazione civile. Ma allo stesso tempo ha nuovamente risollevato la questione dell’efficacia nelle sanzioni imposte dall’Occidente nei confronti della Russia, e in particolare della sua industria bellica: il Kh-101, uno dei missili cruise a disposizione di Mosca impiegato durante la recente ondata di attacchi, necessita di componenti occidentali per la sua produzione. “La tecnologia occidentale consente loro di costruire missili più intelligenti, che permettono ai loro attacchi terroristici di superare le nostre difficili difese aeree” spiega Olena Bilousova, responsabile della ricerca sulle sanzioni presso l’Istituto Kse di Kyiv.

Le stime suggeriscono che la Russia sita producendo un numero di Kh-101 quasi otto volte superiore rispetto al febbraio del 2022, continuando ancora a dipendere da parti provenienti da Paesi occidentali, in particolare dagli Stati Uniti. E sebbene le sanzioni abbiano tagliato fuori la Russia da alcuni componenti avanzati, il settore della difesa del Cremlino si è rivolto a microprocessori e altre tecnologie avanzate non destinate originariamente all’uso militare.

L’analisi fatta dalle forze armate ucraine su un Kh-101 lanciato lo scorso gennaio ha infatti rivelato all’interno dell’ordigno la presenza di ben sedici componenti di produzione occidentale: due di essi sono stati prodotti dalla svizzera STMicroelectronics, mentre gli altri sono stati realizzati da produttori di chip statunitensi, tra cui Texas Instruments, Analog Devices e Intel. Tutti i prodotti principalmente destinati all’uso civile, e anche piuttosto vecchi. Fattori che facilitano l’elusione del regime di sanzioni.

Dall’analisi del Financial Times emerge come lo scorso anno le aziende russe siano state in grado di ottenere parti identiche a quelle utilizzate nel Kh-101 semplicemente acquistandole sul mercato aperto e importandole attraverso la Cina. Sebbene i documenti russi affermino che le parti sono state realizzate da produttori occidentali, tutte sono state elencate come prodotte in Cina, Malesia, Filippine, Taiwan o Thailandia. Secondo le analisi che l’Ufficio del Presidente dell’Ucraina ha fornito alla testata londinese, un Kh-101 può contenere più di cinquanta parti diverse prodotte all’estero.

Nel 2021 la Russia ha prodotto solo cinquantasei missili Kh-101, mentre dopo che l’anno scorso il Cremlino ha fatto funzionare le fabbriche di armi con turni continui il numero di vettori missilistici prodotti è salito a quattrocentoventi (un aumento di quasi otto volte), secondo un rapporto del Royal United Services Institute scritto da Jack Watling e Gary Somerville.

Gli sforzi degli Stati Uniti per bloccare i canali della supply chain militare di Mosca hanno reso più difficile l’approvvigionamento di tecnologie occidentali avanzate, spingendo i produttori a rivolgersi a componenti civili che non hanno la resilienza o la protezione solitamente richiesta dall’elettronica per uso militare. Come conseguenza di ciò, il tasso di fallimento dei missili da crociera sarebbe salito intorno al 20%, poiché i componenti di contrabbando forniscono una guida imprecisa, e non riescono a far fronte ai rigori del volo subsonico o impediscono del tutto il lancio.

“Non tutti i componenti elettronici sono di tipo militare e, anche se è vietato fornirli alla Russia, quest’ultima li acquista attraverso società di facciata in Medio Oriente e nel sud-est asiatico. Sono i motori il problema più grande. Sono macchine complesse” afferma l’esperto Pavel Luzin, secondo cui la Russia potrebbe anche fare affidamento sulle riserve di componenti dei vecchi modelli per mantenere i tassi di produzione dei missili più recenti. Un possibile esempio è il motore R95 utilizzato per i missili più vecchi, che potrebbe sostituire adeguatamente il più moderno motore Trdd-50A del Kh-101.


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