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Usa e G7 verso una cooperazione sulla sicurezza economica. Report Csis

Il rapporto del think tank di Washington mira a fornire soluzioni per superare il difficoltoso momento di transizione geopolitico e geoeconomico. Suggerendo una risposta coordinata da parte del blocco occidentale allargato

Un G7 “allargato” capace di collaborare con gli Stati Uniti per promuovere una dottrina internazionale di sicurezza economica. È questa la proposta chiave del nuovo report del Center for Strategic and International Studies di Washington, “Toward a New U.S. Security Strategy”, in cui i tre autori (Emily Benson, Catharine Mouradian e Andrea Leonard Palazzi) esplorano le strade di policy nella dimensione internazionale che Washington potrebbe battere per costruire un’architettura di sicurezza economica dotata di una certa stabilità.

Il sistema economico globale si trova in una fase critica. Le interruzioni della supply chain causata dalla pandemia di Covid-19, i disastri climatici, l’ascesa di tecnologie dirompenti e l’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte della Russia sono tutti fattori che hanno contribuito a mettere in discussione le basi stesse dell’attuale sistema neoliberale. E con ulteriori tensioni geoeconomiche e geopolitiche che si stagliano all’orizzonte, gli Stati Uniti e i loro partner hanno iniziato a lavorare ad una strategia economica internazionale mirata sia a ridurre l’esposizione al rischio che ad aumentare la resilienza complessiva. I partner statunitensi afferenti al G7, come il Giappone e l’Unione Europea, hanno articolato specifiche strategie di sicurezza economica. Mentre gli Stati Uniti sono vistosamente privi di un documento di questo tipo, dove venga delineato un utilizzo degli strumenti a disposizione dell’apparato statale americano per il raggiungimento di simili obiettivi.

Questo nuovo approccio alla dimensione economica internazionale coincide con il deterioramento della credibilità delle principali istituzioni internazionali, sia sul lato economico (come nel caso dell’Organizzazione Mondiale del Commercio) che su quello politico (come nel caso delle Nazioni Unite). In questo particolare momento storico, l’indebolimento delle regole e delle istituzioni internazionali, porta ad un uso crescente di strumenti unilaterali, che vanno dai sussidi con vincoli a un uso esteso dei controlli sulle esportazioni e delle sanzioni. Tuttavia, dati recenti suggeriscono che in alcuni casi il ricorso a tali strumenti non ha permesso di raggiungere gli effetti desiderati, sollevando interrogativi fondamentali sul loro uso come strumento di sicurezza economica e di politica estera in un’epoca di grande competizione economica e tecnologica tra potenze mondiali.

La valutazione degli strumenti di sicurezza economica del governo statunitense volto a rafforzare le capacità del Paese è, appunto, il nucleo del rapporto del Csis, che si concentra sugli strumenti strategici per il commercio e gli investimenti, tra cui tariffe, controlli sulle esportazioni e sanzioni, per passare poi ad esaminare il modo in cui l’approccio statunitense alla sicurezza economica si interfaccia con quello dei partner stranieri e fornisce raccomandazioni su come rafforzare un approccio “G7” alla sicurezza economica.

Attraverso diverse interviste con stakeholder pubblici e privati, ma anche analisi su dati di bilancio open-source, l’elaborato del think thank conclude che un aumento mirato del personale, insieme all’adozione generalizzata di tecnologie per il commercio e gli investimenti, rafforzerà le capacità del governo degli Stati Uniti nell’ affrontare la nuova realtà geoeconomica. Nello specifico, Washington dovrebbe concentrare i propri sforzi sulla costruzione di un’agenda positiva per il commercio e gli investimenti, incentrata su alcune questioni specifiche, come una maggiore cooperazione tariffaria con i partner più stretti, la determinazione del prezzo del rischio geopolitico, l’istituzione un fondo di investimento congiunto per l’acquisizione di imprese strategiche in difficoltà, il proseguimento degli accordi di filiera settoriali, la cooperazione sugli standard di affidabilità per la tecnologia, i progressi nella cooperazione anti-coercizione, e l’approfondimento degli accordi di cooperazione per la ricerca, in particolare sulle tecnologie emergenti.

In definitiva, gli attuali sforzi per portare avanti un programma di sicurezza economica potrebbero essere rafforzati attraverso un maggiore coordinamento tra le agenzie negli Stati Uniti e un’approfondita cooperazione internazionale a un livello più granulare. Gli Stati Uniti possiedono già validi strumenti offensivi e difensivi, ma devono migliorare le capacità di valutazione e previsione delle politiche. Con simili strumenti offensivi e difensivi a disposizione e una maggiore cooperazione internazionale attraverso un quadro allargato del Gruppo dei Sette (“G7+” nella terminologia degli addetti ai lavori), gli Usa potranno mirare realisticamente agli obiettivi preposti.


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