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Così i corridoi pan-europei favoriranno l’azione della Nato in Ue

Appare di tutta evidenza che economia e difesa sono due macro temi che in Europa risultano altamente interconnessi a causa delle pressioni da parte dei super players sul lato orientale dell’Ue. Non sfuggirà, che dall’invasione russa dell’Ucraina in poi e, ancor prima, con il tentativo di penetrazione nei Balcani ad opera della Via della Seta, si è creata l’esigenza per l’Ue di dotarsi di strumenti innovativi che al tempo stesso sappiano rispondere alle nuove minacce e offrano agli Stati membri una prospettiva ed una visione

La decisione di quattro Stati membri della Nato di far transitare attraverso i loro territori un corridoio militare è una mossa che presenta due vantaggi: da un lato permette la nascita di una nuova rotta di trasporto che collegherà il Mar Adriatico al Mar Nero, in secondo luogo migliorerà il rapido dispiegamento delle truppe nel continente in caso di attacco. Italia, Albania, Bulgaria e Macedonia del Nord procedono spediti sul Corridoio paneuropeo dall’Italia fino a Varna e il sigillo all’accordo è stato posto ufficialmente al vertice Nato di Washington dai ministri della Difesa dei quattro Paesi.

La firma

Soddisfazione per l’accordo è stata espressa dal ministro della Difesa Guido Crosetto, che lo definisce un “passo fondamentale per migliorare la mobilità militare Nato che contribuisce allo sviluppo della regione e alla stabilità di tutta l’Europa”. Presenti alla firma i parigrado albanesi Niko Peleshi, bulgaro Atanas Zaprianov e nord macedone Vlado Misajlovski: una volta ultimato permetterà alle truppe militari dell’alleanza di muoversi rapidamente dal Mar Adriatico al Mar Nero, nonché di penetrare in profondità nei Balcani. La firma da parte dei quattro ministri della Lettera d’intenti affianca, inoltre, il cammino portato avanti dall’Albania per il corridoio VIII e per la propria adesione all’Ue, oltre che il progetto per la costruzione della base navale Nato a Porto Romano.

L’utilità geopolitica del corridoio

Appare di tutta evidenza che economia e difesa sono due macro temi che in Europa risultano altamente interconnessi a causa delle pressioni da parte dei super players sul lato orientale dell’Ue. Non sfuggirà che dall’invasione russa dell’Ucraina in poi e, ancor prima, con il tentativo di penetrazione nei Balcani ad opera della Via della Seta, si è creata l’esigenza per l’Ue di dotarsi di strumenti innovativi che al tempo stesso sappiano rispondere alle nuove minacce e offrano agli stati membri una prospettiva ed una visione. Inoltre l’alleanza sino-russa non si limita alla vax diplomacy o alle interferenze con alcuni governi balcanici, ma si spinge fino alle strategie legate all’energia, alle relazioni commerciali, alle università.

Ragion per cui il corridoio in questione presenta un’utilità non solo militare ma anche complessivamente geopolitica, al fine di abbracciare il concetto più ampio di strategia europea.

La Via Carpatia

Nel mezzo del corridoio VIII si posiziona, inoltre, un altro strumento parallelo chiamato Via Carpatia che collegherà entro il 2023 la parte settentrionale dell’Europa a quella meridionale attraverso Lituania, Polonia, Slovacchia, Ungheria, Romania, Bulgaria e Grecia, con sbocco al porto di Alexandroupolis. Una vera e propria autostrada che correrà in verticale lungo circa 2500 chilometri. Mentre sul territorio rumeno andrà avviata la costruzione di nuove infrastrutture su gran parte del suo tracciato, nella parte sud sul suolo ellenico i lavori sono a buon punto, dal momento che in quel porto già giungono mezzi navali americani e della Nato, sia per effettuare esercitazioni, sia per monitorare il Mar Nero e la situazione in Ucraina, sia per assicurare un cordone di sorveglianza alle nuove infrastrutture legate al gas.


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