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Pmi e cooperazione. Il riequilibrio tra Italia e Cina secondo Meloni

In una Cina che vede scendere i dati dell’attività manifatturiera per il terzo mese consecutivo, la cooperazione economica, commerciale, culturale e scientifica va incastonata in quadro di riequilibrio di rapporti, anche per non smarrire il vantaggio rappresentato dal sostegno a quelle aziende italiane che da tempo hanno deciso di investire in Cina. Particolarmente a Shanghai, dove secondo la premier “hanno contribuito allo sviluppo di questa straordinaria realtà”

Cooperare, riequilibrando. Per spezzare un dato che non fa gioco ai conti italiani. Le parole di Giorgia Meloni al segretario del Comitato municipale di Shanghai del Partito comunista cinese, Chen Jini, offrono un indirizzo e una consapevolezza. Puntano il dito verso un nuovo obiettivo, mai praticato prima, delle relazioni sino-italiane: ovvero che si può sostenere chi ha deciso di investire in Cina, favorendo un interscambio paritario; e che al contempo i 700 anni dell’anniversario della scomparsa di Marco Polo rappresentano l’occasione per ridefinire la profondità dei rapporti tra i due paesi con le mutate esigenze in atto.

Qui Shanghai

Punto di partenza la firma del piano d’azione per il triennio 2024-2027, corredato dalle numerose intese raggiunte a livello bilaterale studiate per battere nuove strade della cooperazione strategica. In una Cina che vede scendere i dati dell’attività manifatturiera per il terzo mese consecutivo, appare di tutta evidenza che la cooperazione economica, commerciale, culturale e scientifica va incastonata sempre più in quadro di riequilibrio di rapporti, anche per non smarrire il vantaggio rappresentato dal sostegno a quelle aziende italiane che da tempo hanno deciso di investire in Cina, particolarmente a Shanghai dove, secondo la premier, “hanno contribuito allo sviluppo di questa straordinaria realtà”.

Anche per questa ragione la presidente del Consiglio ha incontrato le autorità locali di Shanghai, seconda tappa della sua missione in Cina, prima di volare a Parigi a Casa Italia, “perché qui c’è la più grande comunità imprenditoriale italiana, diverse aziende sono rappresentate”. La città è gemellata con Milano dal 1979 e fu uno dei primi casi tra una città europea e una della Repubblica Popolare Cinese. Inoltre le due città sono state accomunate dal passaggio di testimone per l’Expo (2010 e 2015). Nel 2019 è stato celebrato il quarantesimo anniversario di relazioni economiche, celebrato a Palazzo Marino con il Forum Investment & Business in Shanghai.

Sace e Pmi

I rapporti commerciali tra Italia e Cina sono caratterizzati da un interscambio da 73,9 miliardi di euro, dati del 2022: le esportazioni italiane in Cina hanno raggiunto il record di 16,4 miliardi di euro, con importazioni arrivate a 57,5 miliardi di euro. Le esportazioni italiane in Cina hanno raggiunto i 13,6 miliardi di euro manifestando un +30% rispetto allo stesso periodo del 2022. La Cina quindi è uno dei paesi principali dell’export italiano, primo mercato in Asia, secondo tra i paesi extra europei.

Significativa, nell’economia complessiva dell’ultima giornata cinese del premier, l’attenzione riservata alle Piccole e Medie Imprese, elemento trainante dell’economia italiana che per numero, fatturato e forza lavoro si ergono a struttura portante dell’intero sistema produttivo nazionale.

In questo senso va letta l’iniziativa targata Sace di sostenere con 200 milioni di euro (stanziati da Hsbc come global coordinator, Intesa Sanpaolo e Mufg) lo sviluppo di nuove opportunità di export made in Italy in Cina per pmi operanti nel settore del food, della meccanica strumentale, dell’automotive e della chimica. Sace per questo ha coinvolto uno dei maggiori gruppi privati cinesi come Legend Holdings Corporation, con l’obiettivo di essere pioniere per la crescita del made in Italy in settori strategici.

GIORGIA MELONI IN CINA: LO SPECIALE DI FORMICHE.NET

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