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Perché Madrid con il caso Puidgemont toglie il sonno all’Ue

Dopo la conferma del mandato d’arresto per il leader secessionista potrebbe essere a rischio il governo progressista di Sanchez? E quali conseguenze ci sarebbero anche in Europa con un altro Paese (dopo la Francia) in piena crisi politica? La linea Maginot è fine agosto quando, se nessun candidato riuscirà ad ottenere la maggioranza, i catalani dovranno essere costretti a tornare alle urne, probabilmente a metà ottobre…

La Corte suprema spagnola ha negato la legge di amnistia approvata dal Congresso dei deputati per gli indipendentisti catalani, condicio sine qua non per la partecipazione delle truppe di Carles Puidgemont al governo di Pedro Sanchez, grazie al voto dei partiti indipendentisti catalani Erc e Junts. Dopo la conferma, quindi, del mandato d’arresto per il leader secessionista potrebbe essere a rischio il governo progressista di Sanchez? E quali conseguenze ci sarebbero anche in Europa con un altro paese (dopo la Francia) in piena crisi politica?

Qui Madrid

In un’apposita ordinanza la Corte Suprema ha deciso che il provvedimento non si può applicare al reato di appropriazione indebita di fondi pubblici, circostanza che aveva provocato la condanna di quattro leader indipendentisti (tra cui l’ex vicegovernatore Oriol Junqueras di Erc) e del quale è accusato anche Carles Puigdemont. Il caso riguarda l’erogazione di fondi pubblici per l’organizzazione del referendum d’indipendenza illegale del 1 ottobre 2017: secondo i giudici l’amnistia viene esclusa per la fattispecie di appropriazione indebita. Puigdemont dovrebbe verosimilmente fare ricorso alla Corte Costituzionale mentre da Junts ribattono che la pronuncia della Corte non cambia il programma di rientro in Catalogna di Puidgemont. Lo stesso leader latitante accusa apertamente la magistratura di essere come la mafia italiana e usa parole inequivocabili, parlando di “Toga nostra”.

Le reazioni

Le reazioni sono ovviamente diverse. Da un lato i socialisti invocano cautela, anzi, la speaker del Psoe, Esther Peña, ci ha tenuto a precisare che l’amnistia non influirà sulla formazione del governo in Catalogna, in quanto, ha detto, “sono processi separati”. Se da un punto di vista giudiziario potrebbe essere così, lo stesso non può dirsi sotto l’aspetto politico dal momento che l’appoggio dei catalani a Sanchez di fonda sull’amnistia a Puidgemont e sulla sua scalata alla presidenza della regione. La linea Maginot è fine agosto quando, se nessun candidato riuscirà ad ottenere la maggioranza, i catalani dovranno essere costretti a tornare alle urne, probabilmente a metà ottobre. E nessuno può escludere che assieme alla Catalogna si possa votare anche per il governo spagnolo, se nel frattempo la coalizione precipitasse in un buco nero.

Dall’altro il Partito popolare spagnolo guidato da Alberto Núñez Feijóo secondo cui il governo Sanchez “ha avuto la maggioranza solo per approvare una legge e che neanche ha saputo farla”. Il commento è stato inviato in occasione di un evento pubblico dei popolari di Salamanca in cui Feijoo ha inteso avanzare un modello governativo comune alle amministrazioni a guida PP. L’amnistia è stata, ha detto, “una nota ipotecaria” per Pedro Sánchez per “pagare” il suo insediamento a presidente del governo.

Scenari

La sinistra di Sumar, alleata di Sanchez esclude che possano esserci effetti diretti sull’esecutivo, ma la conferma la si avrà a breve, dal momento che il governo di coalizione ha bisogno dei sette voti di Junts in aula per portare avanti il bilancio e altre leggi considerate essenziali per la sopravvivenza del governo. Tra tutte spicca quella che annulla i debiti delle regioni i cui leader hanno deciso di appoggiare il governo Sanchez, passaggio che potrebbe anche essere attenzionato dalla Commissione europea per via dell’aumento spropositato delle spese per l’erario spagnolo.

Sanchez vuole tornare alla censura, scrive su Abc Isabel San Sebastiano, secondo cui per il leader socialista “pubblico” significa “governativo” e “Stato”, “il mio partito”

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