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Londra si muove per riformare la difesa. Ecco la Strategic Defense Review

Il nuovo governo inglese a pochi giorni dell’insediamento annuncia la nuova iniziativa volta a riformare le capacità di Difesa del Paese. Ma su di essa grava il peso di un budget insufficiente

A due settimane dal suo insediamento, il nuovo governo laburista inglese guidato dal primo ministro Keir Starmer ha lanciato oggi una revisione radicale della difesa del Regno Unito, finalizzata a “rendere la Gran Bretagna sicura in patria e forte all’estero per i decenni a venire”. Anche se la notizia di decisione non arriva ex-abrupto (il neo-nominato segretario di Stato alla Difesa John Haley aveva già anticipato questa mossa durante la sua partecipazione al Nato Public Forum tenutosi in parallelo al summit di Washington, mentre allo stesso evento Starmer aveva sottolineato il suo impegno a raggiungere il 2,5% del Pil nelle spese della difesa, senza però fornire alcuna ancora temporale), essa segnala l’importanza che per questo governo ricopre la dimensione securitaria, in tutte le sue sfumature.

La revisione strategica della difesa, che sarà “realizzata a ritmo serrato”, dovrebbe essere presentata nella prima metà del 2025, e subito dopo dovrebbero iniziare lavori di adattamento sulla base del contenuto della stessa. “All’inizio di una nuova era per la Gran Bretagna, abbiamo bisogno di una nuova era per la difesa. Forze armate svuotate, sprechi negli approvvigionamenti e morale trascurato non possono continuare. Nel frattempo, dobbiamo essere lucidi sulle minacce che dobbiamo affrontare, con il mondo che diventa più volatile e la tecnologia che cambia la natura della guerra” ha dichiarato lo stesso Haley.

La Strategic Defence Review sarà guidata, per la prima volta, da tre revisori esterni che riferiranno al segretario della Difesa: George Robertson, ex segretario alla Difesa e segretario generale della Nato (che sarà anche il responsabile del processo); Fiona Hill, esperta di politica estera ed ex-consigliere presidenziale Usa; e il generale Sir Richard Barrons, ex capo del comando delle forze congiunte ed ex-vice capo dello Stato Maggiore della Difesa. I revisori saranno coadiuvati da un gruppo di revisione della difesa composto da esperti di alto livello provenienti dall’interno e dall’esterno del governo e saranno coinvolti in un ampio coinvolgimento della comunità della difesa: saranno infatti invitati a presentare le proprie osservazioni i membri in servizio e in pensione delle Forze Armate, l’industria della difesa, il pubblico in generale, il mondo accademico, il Parlamento e i più stretti alleati e partner, in particolare quelli della Nato.

Sul sito del ministero della Difesa britannico sono state riportate le linee guida per la Strategic Defence Review, tra cui spiccano il mettere il personale della difesa al centro del lavoro futuro della difesa, il sostenere l’Ucraina nella sua lotta contro l’aggressione russa, il modernizzare e mantenere il deterrente nucleare, e il contribuire alla realizzazione del principio guida “One Defence”.

Secondo Nick Childs e Ben Barry, entrambi esponenti dell’International Institute of Strategic Studies, il governo guidato da Starmer si attesterà su posizioni simili a quelli dei governi a trazione conservatrice che l’hanno preceduto, magari però ponendo maggiori sforzi in determinati settori. Come nel caso dell’enunciato principio del “Nato first” e di una strategia focalizzata sull’Europa.

“La nuova amministrazione potrebbe essere in grado di perseguire questo obiettivo con maggiore convinzione e autorità. Si parla di un nuovo patto di sicurezza con l’Unione Europea e di un rapporto più stretto con Francia, Germania e altri importanti alleati europei. Dato che gli europei non sono del tutto allineati sul fronte della difesa, non sarà facile. Ma questo potrebbe offrire un’opportunità importante, visto il consenso generale sul fatto che, nonostante l’aumento degli investimenti nella difesa, l’Europa deve ancora fare di più in aree critiche”.

Anche la questione della pesa viene toccata dai due esperti. Alla fine dell’anno scorso è stato rivelato che c’è un potenziale deficit di finanziamento fino a 16,9 miliardi di sterline (21,5 miliardi di dollari) nell’ultimo piano decennale di equipaggiamento della difesa. “La contrazione dei finanziamenti ha inevitabilmente sollevato dubbi, ad esempio, sull’ambizioso piano di costruzione di nuove navi per la Royal Navy ereditato dal nuovo governo. È urgente ricapitalizzare l’equipaggiamento dell’esercito, che è il meno modernizzato dei servizi. La capacità di schierare la divisione pesante dichiarata alla Nato è in dubbio. Altre carenze individuate nelle capacità del Regno Unito, che molti considerano prioritarie da affrontare, come la mancanza di una difesa aerea e missilistica integrata, hanno un prezzo considerevole. C’è anche la sfida di integrare nuove tecnologie, come i sistemi disabitati, che hanno avuto un impatto significativo nei conflitti recenti e in corso”, notano Childs e Barry.

Che concludono con una riflessione: “La Gran Bretagna è sempre stata una delle nazioni che spendono di più al mondo per la difesa. Tuttavia, pur disponendo di alcune capacità molto apprezzate, ha anche forze inferiori a quelle di altri grandi Stati europei. Senza ulteriori finanziamenti, la capacità e la prontezza probabilmente diminuiranno ulteriormente. Le risorse sono chiaramente una questione cruciale, ma è altrettanto fondamentale ottenere valore ed efficacia da esse. Per farlo, potrebbe essere necessario fornire un impegno sicuro sugli investimenti futuri. Ma anche in questo caso, e anche se il governo fissa una data precisa per l’obiettivo del 2,5% o forse si spinge oltre, potrebbero essere necessarie alcune scelte nette sulle priorità delle capacità e persino l’abbandono di alcuni ruoli a favore di una maggiore specializzazione. Finora tali decisioni sono state evitate, ma probabilmente non possono essere rimandate a lungo. Pertanto, il modo in cui il Labour condurrà la sua revisione, compresa la velocità, nonché i risultati che produrrà e il livello di investimento, saranno tutti criteri su cui verrà giudicato alla fine”.


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