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Un Mezzogiorno a prova di crescita. Ecco la Zes unica

Il governo presenta il piano strategico per riunificare le otto aree a fiscalità e burocrazia di vantaggio in un unico, grande blocco. Obiettivo, superare un modello decentrato finora poco funzionale. E Fitto rassicura sul credito di imposta

Dal Sud al grande Sud. La Zona unica speciale per il Mezzogiorno, capace di riunire sotto un unico cappello le otto già pre-esistenti, è finalmente realtà. Messa a terra dal governo di Giorgia Meloni e dal suo principale architetto, Raffaele Fitto, ministro per gli Affari Europei. Le polemiche sull’assottigliamento del credito di imposta riservato alle imprese meridionali riecheggiano ancora, ma l’ambizione del progetto per la creazione di una grande zona di investimento a fiscalità di vantaggio e burocrazia facilitata è indiscutibile.

A Palazzo Chigi, presso la Sala Verde, Fitto e Meloni hanno illustrato a imprenditori e rappresentanze il piano strategico per la Zes unica, dentro la quale sono confluite le otto aree  (Abruzzo, Molise, Puglia, Campania, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna), ponendo così fine al modello decentrato. La filosofia di fondo è chiara ed è stata ribadita proprio da Palazzo Chigi. “Tale modello (quello vecchio, ndr) eccessivamente parcellizzato e disomogeneo, non si è mostrato efficace per lo sviluppo delle regioni del Mezzogiorno. L’istituzione della Zes unica, frutto di un duro negoziato con la Commissione europea, costituisce quindi un cambio di passo fondamentale per lo sviluppo del Mezzogiorno”.

E comunque, tanto per sgombrare il campo, ha chiarito lo stesso Fitto nel corso di una conferenza stampa a valle della presentazione, “non si tratta, come spesso erroneamente rappresentato, della semplice somma delle vecchie otto Zes, ma di un nuovo progetto, di un nuovo paradigma, disegnando una grande area unitaria e competitiva di attrazione dell’investimento, diversificata al proprio interno da una ricchezza di specializzazioni funzionali e produttive: ciò permette di aumentare la competitività del Mezzogiorno a livello internazionale, valorizzando il suo apparato produttivo, evitando quelle evidenti situazioni di asimmetria competitiva tra le imprese operative nelle Zes e quelle che ne sono escluse in territori della stessa regione”.

La cifra dell’operazione Sud è poi stata data anche dal premier, proprio a margine dei lavori nella Sala Verde. “Oggi adottiamo un provvedimento fondamentale per l’Italia e che contribuirà a disegnare la politica di sviluppo del Sud per i prossimi tre anni, ovvero il piano strategico per la Zona economica speciale unica del Mezzogiorno”. Il Piano strategico per l’adozione della Zes Unica “è un provvedimento nel quale personalmente credo molto, e al quale il governo crede molto perché il suo obiettivo è quello di garantire al Mezzogiorno la possibilità di competere ad armi pari. È parte di un modello di sviluppo fondato sulla competitività, sugli investimenti, sulla libertà di impresa e sulla valorizzazione del capitale umano. È un modello molto diverso dalle logiche assistenzialistiche che abbiamo visto in passato, e che hanno impedito al Sud di dimostrare appieno il suo valore”.

Tornando alla questione del credito di imposta, è stato proprio Fitto a rassicurare gli imprenditori, preoccupati di non vedersi garantito un sufficiente sgravio. “La quota del 17% come credito di imposta sugli investimenti nella Zes non è ciò che sarà dato. Ho già detto che non condivido quel provvedimento (dell’Agenzia delle Entrate, ndr) basato su dati non realistici”.


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