Le trasformazioni demografiche degli ultimi cinquant’anni sottolineano l’esigenza di politiche innovative nel mercato del lavoro e nel sistema educativo per affrontare le sfide socio-economiche e garantire la sostenibilità del Paese. L’analisi di Raffaele Bonanni, già segretario della Cisl
Nel corso degli ultimi cinquant’anni, la società italiana ha vissuto trasformazioni significative. L’incremento dell’aspettativa di vita e l’invecchiamento della popolazione sono tra i cambiamenti più evidenti. Se nel 1970 l’aspettativa di vita era di 71 anni, oggi si attesta a 83 anni per gli uomini e 86 per le donne, un miglioramento attribuibile all’evoluzione delle condizioni di vita e socio-economiche, nonostante le sfide poste dalla recente pandemia.
Contemporaneamente, il tasso di natalità ha subito un calo drastico, passando da 18 nascite ogni 1000 abitanti nel 1970 a soli 6,4 oggi. Questa riduzione di due terzi nelle nascite sottolinea l’urgenza di politiche lavorative consapevoli e proattive da parte dei nostri leader.
L’Italia si confronta con una stagione demografica rigida, caratterizzata da un aumento esponenziale degli anziani e da un sistema educativo che fatica a rispondere alla richiesta di competenze avanzate. Molti giovani lasciano il Paese in cerca di migliori opportunità salariali all’estero. Persistono paradigmi obsoleti nel welfare e nel mercato del lavoro, così come nel sistema educativo, che non sono adeguati alla rivoluzione tecnologica odierna. Questa situazione è aggravata dai ritardi della classe dirigente nel riconoscere il valore dei lavoratori anziani, che invece potrebbero contribuire significativamente all’economia se incentivati con normative flessibili e vantaggi previdenziali.
È essenziale distinguere tra chi non può più lavorare e chi desidera rimanere attivo nel mondo del lavoro, quest’ultimo dovrebbe avere la possibilità di valorizzare le proprie competenze ed esperienze attraverso la formazione digitale. Per i giovani, è cruciale un orientamento verso percorsi professionali di alta qualificazione. Le aziende si trovano a fronteggiare difficoltà nell’adattarsi alle esigenze dell’evoluzione produttiva e nella ricerca di lavoratori qualificati, con quasi il 50% delle assunzioni potenziali che richiedono competenze avanzate. Il tasso di occupazione tra i 25 e i 64 anni è del 66%, ben al di sotto della media Ue. Se non si interviene, questa situazione potrebbe portare al collasso del mercato del lavoro.
L’Italia si trova di fronte a un debito elevato e tassi di interesse alti, con un Pil in calo a causa della contrazione produttiva. È fondamentale agire rapidamente e investire nelle risorse umane per garantire la sostenibilità del mercato del lavoro. È necessaria una collaborazione tra parti sociali, governo centrale e enti locali per offrire soluzioni innovative e valide per il Paese.
Le forze politiche devono concentrarsi sugli aspetti cruciali per l’economia e le condizioni del lavoro, evitando di perdere tempo in questioni meno rilevanti.