Distruggendo o danneggiando i ponti sul corso d’acqua che delimita l’area principale delle operazioni nell’oblast di Kursk, gli ucraini potrebbero accerchiare le truppe russe di stanza nel settore. Ma intanto le truppe di Kyiv guardano già oltre
La “seconda battaglia di Kursk” (la prima rimane quella storica del 1943, considerata ancora oggi al più grande battaglia di mezzi corazzati mai registrata) continua ad andare avanti, nonostante i dubbi espressi da alcuni attori sulle capacità di Kyiv di sostenere logisticamente la sua operazione. E nelle scorse ore, lo schwerpunkt sembra essersi spostato su alcuni ponti costruiti sopra il fiume Seym, che le truppe ucraine hanno preso di mira nel tentativo di accerchiare i soldati di Mosca che difendono l’area (sul cui numero non sono disponibili informazioni di sorta). Tutti e tre i ponti che attraversano questo tratto di fiume sarebbero stati ora distrutti o danneggiati, secondo le dichiarazioni rilasciate dall’aeronautica ucraina ma anche in accordo con i post sui social media di funzionari e commentatori militari russi. Nel conflitto che ha luogo nelle lande pianeggianti della Russia e dell’Ucraina, la tattica di cercare di accerchiare le truppe nemiche in quelle sacche che i soldati russi chiamano in gergo “Chainiki” (che letteralmente si traduce con “bollitori”) è stata fondamentale per gli eserciti di entrambi i Paesi.
Essere circondati o bloccati contro un fiume è un esito molto temuto dai soldati. Le truppe russe potrebbero essere costrette a ritirarsi dall’area se rischiano di essere tagliate fuori dai rifornimenti o dai mezzi di ritirata, ha dichiarato Mykola Bielieskov, analista militare di un gruppo non governativo ucraino che assiste l’esercito, la fondazione Come Back Alive. “Gli attacchi ai ponti complicano, o addirittura impediscono completamente, al nemico di mantenere le proprie forze a sud del fiume Seym”. Inoltre, se le forze ucraine avanzassero verso la riva del fiume, avrebbero il vantaggio di porre una barriera naturale di fronte a qualsiasi contrattacco russo. E secondo lo storico militare Vasyl Pavlov, questa strategia di usare i fiumi come protezione è diventata chiara man mano che l’offensiva procedeva, con le forze ucraine che mantenevano come direttrice d’avanzata i due fiumi Seym e Psei, utilizzando in ogni caso un corso d’acqua come barriera naturale per prevenire i contrattacchi. “Vediamo che gli attacchi ucraini sono orientati parallelamente alle caratteristiche geografiche […] L’intero attacco è coperto da due fiumi”.
Allo stesso tempo la presenza di questi due corsi d’acqua, ostacoli naturali per eccellenza in contesti bellici, garantisce alle truppe ucraine una maggiore capacità di difesa di quella che lo stesso presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha definito la scorsa domenica una “zona cuscinetto”. Zelensky non ha però specificato che la zona da lui menzionata fosse limitata all’area già occupata dagli ucraini. Non a caso, le unità meccanizzate di Kyiv hanno continuato ad avanzare oltre l’area compresa tra il Seym e lo Psei: le mappe del campo di battaglia basate su immagini satellitari e fonti aperte, come i video postati online da combattenti di entrambe le parti, hanno mostrato gli ucraini combattere alla periferia della città di Korenovo, a circa quindici miglia dal confine.
E se gli ucraini dovessero avanzare più in profondità in Russia, potrebbero portare i nodi ferroviari chiave a portata di artiglieria. L’analista militare Ivan Kyrychevsky ha osservato in un’intervista all’emittente televisiva ucraina Espresso TV che circa novecento miglia di binari ferroviari nella Russia occidentale convergono su due nodi nella regione di Kursk, uno dei quali presso la città di Lgov, ora a circa ventuno miglia dalla linea del fronte. Considerando come l’esercito russo si affidi in modo estensivo alle ferrovie per la logistica, catturare il nodo di Lgov potrebbe comportare importanti vantaggi operativi per le truppe ucraine nell’area.