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Sul debito Pechino sta sbagliando bersaglio. La versione di Carnegie

​La Pboc sta cercando di scongiurare una bolla obbligazionaria a suon di stress test e avvertimenti alle banche. Ma la soluzione, secondo l’economista Michael Pettis, è un’altra e anche più semplice: rimettere in moto l’economia del Dragone

Sono settimane che in Cina si rincorrono voci e allarmi, più o meno ascoltati, circa una possibile esplosione di una bolla obbligazionaria. Una cosa però è certa, la Pboc, la banca centrale cinese, ha ordinato stress test di massa sui bilanci degli istituti per valutare l’effettiva esposizione del sistema finanziario ai titoli di Stato. Breve pro-memoria. La scorsa primavera Pechino ha annunciato un maxi piano di emissioni di bond governativi da mille miliardi di yuan, con l’obiettivo di ridare slancio a un’economia che non tira come dovrebbe, anzi, sempre più anemica.

Ora, al netto dell’inevitabile pressing del partito sulle banche, specialmente su quelle controllate dallo Stato, gli istituti hanno fatto incetta di titoli, spingendone i rendimenti al rialzo. Una mossa con cui compensare la gravissima crisi dei consumi, che ha depresso l’economia, impattando anche sui prestiti delle banche (meno di consuma, meno soldi si chiedono alle banche). Di conseguenza gli istituti si sono imbottiti di bond. Ma la corsa dei rendimenti, e qui viene il problema, potrebbe innescare una bolla che, scoppiando, farebbe crollare il valore dei titoli, causando enormi perdite alle stesse banche.

Michael Pettis, economista del Carnegie, ha cercato di mettere a fuoco il problema, giungendo a una conclusione: è fuori di dubbio che il Dragone corra seri rischi sul fronte obbligazionario, ma pensare di risolvere il tutto con gli stress test è un errore. La vera mossa, quella vincente, sarebbe rimettere in moto l’economia, tornare a far carburare i consumi. I cinesi tornerebbero a spendere e le banche a fare credito, guadagnando. “Per gran parte del 2024 i mercati hanno spinto al rialzo i prezzi delle obbligazioni poiché le banche e gli investitori hanno acquistato in modo aggressivo titoli di Stato a lungo termine. Dopodiché le autorità di regolamentazione sono intervenute con una combinazione di misure per riportare al ribasso i prezzi dei titoli. Queste misure sono state abbastanza eterodosse”, scrive Pettis.

Tuttavia, secondo l’economista, “i regolatori stanno cercando di risolvere un problema ma senza affrontare in alcun modo il problema di fondo stesso: il rallentamento dell’economia, che sta spingendo le famiglie a tagliare la spesa e allo stesso tempo a limitare ciò che desiderano. Perché, sfortunatamente, in un’economia in rallentamento, le banche non hanno altra scelta se non quella di investire in asset a basso rischio e ad alto rendimento, come i bond. La soluzione migliore, insomma, sarebbe un rilancio dell’economia che crei nuova domanda di prestiti. In tal caso, le banche avrebbero meno necessità di investire in titoli”.


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