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Com’è andata la conversazione su X tra Trump e Musk

Trump-Musk X

La discussione tra i due tycoon, che ora vanno d’amore e d’accordo, è cominciata con quaranta minuti di ritardo per via di un presunto hackeraggio volto a “silenziare” l’ex presidente. Che se l’è presa con tutti: da Joe Biden a Kamala Harris, fino all’Unione europea. Elogi invece per Vladimir Putin e Xi Jinping

Non poteva che cominciare con un cyberattacco l’intervista più attesa, quella che ha siglato il ritorno di Donald Trump su X. Anzi, con un “massiccio cyberattacco”, che ha ritardato il tutto di una quarantina di minuti. Più probabile che fosse una messa in scena per arricchire lo show e sostenere un complotto contro l’ex presidente per silenziarlo. Ad ogni modo, niente che abbia fatto desistere il pubblico: 16,4 milioni gli ascoltatori, 84 milioni le visualizzazioni sul post, 319 mila i commenti, 111 mila i retweet, 374 mila i likes. “Domani” – cioè oggi – “esploderà ancora di più”, ha assicurato Elon Musk, per una volta nei panni dell’intervistatore, anche se il proprietario di Tesla aveva anticipato che si trattava non di un’intervista bensì di una “conversazione”. Questo in quanto “le persone capiscano come parla Trump quando si tratta di una conversazione, piuttosto che di un’intervista. Nessuno è del tutto se stesso durante un’intervista, quindi è difficile capire come sono realmente”.

C’è da dire che la differenza non si è vista. Trump si è come al solito scagliato contro tutti. Ha iniziato dal presidente americano Joe Biden: sotto la sua amministrazione sono giunti “venti milioni di migranti illegali arrivati dalle carceri e dai manicomi di tutto il mondo, emigrati dall’Africa, dall’Asia, dal Medio Oriente”. Gli stessi che però a cui deve qualcosa, come ha ammesso poco dopo. “L’immigrazione clandestina mi ha salvato la vita”, ha detto ricordando l’attentato di un mese fa a Butler, in Pennsylvania, dove tornerà a ottobre. “È stato un miracolo. Se non avessi girato la testa, non sarei qui adesso a parlarti”. Trump si era infatti voltato per guardare meglio un grafico che mostrava dati sull’immigrazione e il proiettile sparatogli contro da un giovane ventenne lo ha preso all’orecchio. La riconoscenza dura però giusto qualche secondo. “Gli altri Paesi prendono tutti i loro cattivi, tutte le persone non produttive e le mandano nel nostro Paese. Se vincono i democratici arriveranno 50-60 milioni di persone da tutto il mondo. Già oggi siamo travolti”. Non con lui: “Con me avremo la maggiore deportazione della nostra storia”.

Poi è toccato a Kamala Harris, la sua avversaria. “Sarà peggio” di Biden, “è una radicale di San Francisco, più a sinistra di Bernie Sanders”. Ne è convinto anche Musk, che gli ha fatto appello: “Dovresti vincere per il bene del Paese”.

Patrioti, a detta di Trump, sono invece Vladimir Putin e Xi Jinping. “Conosco ognuno di loro. E lascia che te lo dica, la gente dirà: Oh, è terribile. Non sto dicendo niente di buono o di cattivo. Sono al massimo del loro gioco, sono duri, sono intelligenti e proteggeranno il loro Paese. Probabilmente lo amano. È solo un diverso tipo di amore, ma lo proteggeranno”. Pertanto, “andare d’accordo con loro è una buona cosa”. Sempre in tema di politica estera, Trump e Musk hanno concordato come ormai “rischiamo la Terza guerra mondiale. Penso che la gente sottovaluti il rischio”. Non però per via dell’Iran, che secondo il tycoon newyorkese non attaccherà Israele – una settimana fa affermava l’esatto opposto, dichiarando che tutti sapevano di una ritorsione di Teheran. Con lui alla Casa Bianca lo Stato ebraico non sarebbe stato attaccato, né Putin avrebbe invaso l’Ucraina: “Lo avevo messo in guardia sul non farlo”.

Infine, nel mirino di Trump è finita anche l’Unione europea, in quello che è il primo grande scontro frontale – non soltanto perché “si approfitta di noi negli scambi commerciali” mentre “li difendiamo con la Nato” e “dovrebbe pagare quanto noi per l’Ucraina”. La polemica è nata prima dell’intervista, quando il commissario europeo per il Mercato interno, Thierry Breton, aveva scritto una lettera in cui si raccomandava con Musk di adempiere agli obblighi del Digital Markets Act, la legge europea contro la disinformazione e i contenuti illegali. Per il commissario, l’intervista con Trump si portava dietro il “rischio di amplificare contenuti potenzialmente dannosi all’Ue”, come nel caso delle proteste in Gran Bretagna causate dalla diffusione di fake news – riprese e condivise anche da Musk. “Da una grande audience derivano grandi responsabilità”, ha twittato Breton.

Durissima la replica della campagna di Trump: le autorità europee “devono farsi gli affari loro. L’Unione europea è nemica della libertà di parola e non ha nessun potere per dettare come facciamo campagna elettorale”. Netta anche la risposta che Musk ha consegnato a Breton: “Fottiti”. I tempi in cui i due tycoon bisticciavano sono finiti. Ora si intendono su tutto e chissà che uno non possa offrire un lavoro all’altro quando e se tornerà alla presidenza degli Stati Uniti.


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