Mentre gli F-16 arrivano finalmente in suolo ucraino, il governo di Kyiv rafforza la mobilitazione dei coscritti. Ma gli effetti dei lunghi mesi di guerra si fanno sentire per entrambe le fazioni coinvolte nel conflitto
A trenta mesi dall’inizio del conflitto in Ucraina, a dominare è la war fatigue. Le dinamiche di attrito subentrate a quelle di manovra, che hanno caratterizzato i primi mesi del conflitto, hanno eroso in modo lento quanto costante le capacità e le risorse delle forze armate coinvolte. E i risultati sono tangibili.
A partire dalla portata delle operazioni militari. L’offensiva estiva russa che in diversi si aspettavano all’interno della comunità strategica internazionale è arrivata, anche se in dimensioni molto più ridotte di quanto si potesse immaginare. A dirlo sono gli esperti dell’Institute for the Study of War, i quali, riferendosi alle piccole azioni d’attacco messe in atto dalle forze di Mosca in diversi punti dell’oblast di Donetsk, affermano che “Gli assalti meccanizzati russi, periodici e a impulsi, rappresentano probabilmente la portata dell’attuale capacità offensiva della Russia, che difficilmente organizzerà una nuova e distinta operazione offensiva estiva a causa delle limitazioni di materiali e uomini”. L’Istituto ha precedentemente osservato che le forze russe hanno faticato a condurre operazioni offensive simultanee su larga scala per tutta la durata della guerra, ma sono inclini a condurre operazioni offensive a “impulsi” lungo diversi settori del fronte, con un settore che diminuisce di intensità mentre un altro settore aumenta”. In prospettiva, gli analisti del think tank statunitense ritengono probabile che “Le forze russe impegnino ulteriori forze meccanizzate nell’area per sfruttare i punti deboli della linea ucraina e ottenere alcuni avanzamenti territoriali, per quanto limitati, durante l’estate del 2024”.
Dal canto suo, anche Kyiv continua ad accusare sempre di più le logiche di attrito. La mobilitazione non ha finora rafforzato in modo significativo le forze ucraine sul campo di battaglia. Molti coscritti stanno ancora completano il processo di addestramento di settimane e non hanno ancora raggiunto il fronte. E alcune reclute arrivate non sono fisicamente adatte al combattimento, secondo quanto riportano i membri delle unità ucraine. Ma diverse brigate schierate sul campo di battaglia hanno riferito di un aumento del numero del numero di coscritti affluiti al fronte nelle ultime settimane. La speranza è che questo incremento nell’afflusso di soldati possa aiutare l’Ucraina a stabilizzare la linea del fronte e a rintuzzare più efficacemente le deboli offensive russe. E il morale delle truppe ne risente in positivo.
Ma questa non è l’unica notizia positiva per Kyiv. La testata statunitense Bloomberg ha annunciato mercoledì 31 luglio che i primi F-16 sarebbero arrivati in territorio ucraino, mentre poche ore dopo il britannico Telegraph ha affermato che questi velivoli avrebbero già svolto la loro prima missione di “difesa aerea”. Gli aerei di manifattura americana “Saranno in grado di influenzare alcune dinamiche” del conflitto, afferma ad Associated Press l’analista del Center for European Policy Analysis Federico Borsari, individuando tre tipologie di missioni specifiche in cui potranno essere impiegati questi apparecchi: intercettare i missili e i droni russi che hanno bombardato senza sosta l’Ucraina, sopprimere i sistemi di difesa aerea nemici e colpire le postazioni delle truppe russe e i depositi di munizioni con missili aria-terra. Gli F-16 sono capaci di impiegare i missili da crociera britannici Storm Shadow, che con una gittata di oltre 250 chilometri sono potenzialmente in grado di colpire obiettivi all’interno della Russia. Potrebbero anche essere dotati di missili aria-aria a lungo raggio che potrebbero minacciare i bombardieri e i caccia russi, anche grazie ai sistemi radar avanzati che consentiranno ai piloti ucraini di individuare bersagli più lontani di quanto non possano fare le controparti russe.
Afflusso di personale e arrivo dei nuovi caccia sono due fattori in grado di migliorare le prospettive future e di migliorare il morale tanto dei soldati quanto della popolazione. Morale che sente gli effetti della war fatigue. Secondo il New York Times, un numero sempre crescente di ucraini (tre volte tanto quelli che l’anno scorso assumevano tale posizione) sarebbe favorevole ad avviare negoziati con Mosca, anche cedendo alcuni territori pur di porre fine al conflitto. Un fenomeno tutt’altro che trascurabile, poiché evidenzia le difficoltà attraversate dal fronte interno. Il cui collasso avrebbe conseguenze catastrofiche.