L’analisi del vicepresidente della commissione Finanze del Senato: “Il governo è già a lavoro per la messa a terra di un efficace piano industriale, senza perdere il controllo di imprese che operano in settori strategici dell’economia italiana”
Da un lato un Paese che cresce, con livelli occupazionali caratterizzati dal segno più e con la giustificata speranza di avere maggiori entrate per l’erario. Dall’altro l’esigenza di programmare con realismo e responsabilità azioni e iniziative, sia per dare fiato ai ceti produttivi, sia per abbozzare la strada che condurrà alla prossima legge di bilancio. Dall’ultimo Consiglio dei ministri arriva l’approvazione in via definitiva di altri due decreti legislativi della delega fiscale, con luce verde su due settori rilevanti come dogane e imposte indirette diverse dall’Iva (come successioni e donazioni, trust, imposta di registro e imposta di bollo).
La strategia di XX Settembre
La traccia indicata dal ministro dell’economia, Giancarlo Giorgetti, è improntata alla prudenza. Ovvero, al netto della consapevolezza di un possibile tesoretto stimato fra i 10 e i 20 miliardi di euro, frutto di maggiori entrate fiscali, ecco che il governo certamente attende con fiducia un flusso verso le casse dello Stato più ampio dello scorso anno, ma senza pensare a voli pindarici. “Non è che uno arriva a 100 metri dal traguardo e dice ho vinto”, ha dichiarato il ministro.
Il riferimento è ai dati, pur parziali, che toccano il fisco degli enti locali e il contributo per gli abitanti sfollati delle Vele di Scampia, con e l’aumento da 100mila a 200mila euro della flat tax per i super ricchi che trasferiscono la propria residenza fiscale in Italia. Inoltre non verranno toccate le detrazioni più significative, ha spiegato il viceministro Maurizio Leo, mentre si faranno “delle valutazioni per i crediti imposta o le detrazioni di minore importanza”.
Quale fisco per l’Italia?
Secondo l’ex commissario alla spending review, Carlo Cottarelli, il boom delle entrate fiscali non basta, servono tagli veri alla spesa pubblica. Ha ragione? “Cottarelli ha ragione solo sul fatto che non bisogna fare tagli lineari, ma che occorrono misure strutturali affinché tutto sia più efficiente e razionale”, spiega a Formiche.net il vicepresidente della commissione finanze del Senato, Filippo Melchiorre (Fdi), secondo cui il governo “è stabile e non ha bisogno di aumentare le spese bensì può ridurre quelle correnti improduttive favorendo un fisco più efficiente ed equo”.
Verso la legge di bilancio
Come intende il governo coprire il nuovo taglio del cuneo fiscale, anche in vista della prossima legge di bilancio? Il ministro Giorgetti e il vice ministro Leo, aggiunge il senatore barese, “hanno dichiarato di poter confermare in legge di bilancio il taglio del cuneo fiscale e confermare le tre aliquote fiscali (in tutto 16 miliardi), senza fare nuovo deficit, per le altre misure il vice ministro ha dichiarato che intende fare alcune valutazioni su detrazioni e crediti di imposta di minore rilevanza. A luglio io stesso ho sollecitato il dibattito sul tema in occasione di un convegno al Senato sulle tax expenditures”.
Capitolo privatizzazioni. Secondo Melchiorre “per convincere gli investitori è necessaria una strategia di crescita, poi è più importante fare ordine, che fare cassa: il Governo è già a lavoro per la messa a terra di un efficace piano industriale, senza perdere il controllo di imprese che operano in settori strategici dell’economia italiana”, conclude.