Prudente, attento e riservato, Raffaele Fitto, date le circostanze storico-politiche in cui viviamo e il suo ruolo nel governo italiano, è l’uomo giusto al posto giusto e nel momento giusto. Penso che possa illuminare anche tutte quelle eventuali zone d’ombra che nella formazione della maggioranza del governo Ursula bis possono essere ricadute sull’Italia. Conversazione con il parlamentare democristiano Angelo Sansa
Angelo Sanza, lucano, classe 1941, non solo ha militato nella Dc per 30 anni, ma è stato parlamentare in dieci legislature, tra l’altro sottosegretario di Stato in nove governi diversi. Nonostante gli incarichi nazionali, ha mantenuto un rapporto molto stretto con il suo territorio e con la Puglia, dove contribuì all’elezione di Salvatore Fitto, padre di Raffaele, alla Presidenza della Regione. Oggi, nel giorno dell’investitura ufficiale del ministro pugliese a commissario europeo, Sanza racconta il Fitto politico e il Fitto uomo.
Perché il nome di Raffaele Fitto è quello giusto per il commissario italiano?
C’è un detto molto comune che si addice perfettamente al momento: Giorgia Meloni ha trovato un tesoro in casa che spero abbia valutato dal primo momento, perché Raffaele Fitto, date le circostanze storico-politiche in cui viviamo e il suo ruolo nel governo italiano, direi che è l’uomo giusto al posto giusto e nel momento giusto. Lo considero, al di là della decennale conoscenza personale, una grande risorsa nelle mani del presidente del Consiglio e devo fare subito un apprezzamento al premier che ha gestito molto bene il percorso che porta all’indicazione di Fitto.
A cosa si riferisce?
Se ne è sempre parlato però non è diventato mai formalmente ufficiale e lo hanno poi soppesato tra competenze italiane e future competenze europee. Intendo dire che il governo non lo ha sprecato e il premier si è ritrovata una persona che, a livello europeo, ha una grandissima credibilità. Penso sinceramente che Fitto possa illuminare anche tutte quelle eventuali zone d’ombra che nella formazione della maggioranza del governo Ursula bis possono essere ricadute sull’Italia. Ma non è tutto.
Ovvero?
Al di là di ciò, c’è anche un dato molto importante, il legame veramente forte che unisce Fitto con la Presidente del Consiglio e la discrezionalità con la quale Fitto si muove e con cui ha gestito queste sue deleghe al governo dal 2022 ad oggi. Se qualcuno due anni fa avesse ipotizzato questo percorso avrebbe dovuto fare una profezia, quindi è veramente una grande risorsa che parte dal governo e lo vorrei dire anche a quegli italiani che non sono della maggioranza: possono essere certi che Fitto farà bene per l’Italia intera e non solo per questa maggioranza.
Fitto è un politico sui generis, lavora molto e parla poco. È anche questo merito della scuola democristiana nella quale è cresciuto e si è formato?
Non per tutti. Devo essere onesto: Fitto questo dna lo ha sempre avuto. Ero molto amico di suo padre Salvatore che caratterialmente era molto più estroverso e molto più incline all’apertura nella conversazione. Invece Raffaele è sempre stato molto discreto e molto accorto. Si è portato dentro il segno della perdita del padre da giovanissimo, forse costruendo lì anche il suo carattere di oggi. Ha un carattere molto prudente, molto attento e molto riservato: nella politica di oggi è una grande risorsa. Vorrei sottolineare in questo lo straordinario sacrificio compiuto dalla sua famiglia che ha molto favorito il suo lavoro e la sua carriera. Un aspetto significativo.
Vede la creazione di un asse trasversale per il futuro commissario europeo, anche alla luce dell’endorsement pro Fitto da parte di Antonio Decaro?
Conosco entrambi e apprezzo il giudizio di Decaro perché l’esponente del Pd si trova in un campo tutto diverso di cultura politica e anche lui mostra un dna fatto di riservatezza, concretezza e obiettivi da raggiungere. Che Decaro esprima un giudizio positivo su Fitto mi fa piacere, anche alla luce della congiuntura odierna che vede Decaro europarlamentare, ciò può tornare anche utile per migliorare i rapporti tra maggioranza e opposizione qui in Italia.
Quando ha conosciuto per la prima volta Fitto si sarebbe aspettato che un giorno sarebbe diventato uno dei membri del governo europeo?
Ho frequentato casa Fitto quando era in vita suo padre e Raffaele doveva completare gli studi. Quindi in quel momento si parlava del ruolo del suo papà, un brillante presidente come tutti lo possono ricordare, e come ben sanno i pugliesi: un Presidente della Regione con anche una prospettiva politica nazionale. Ma Raffaele a soli 18 anni fu catapultato immediatamente in Consiglio regionale e da lì è cominciata la sua carriera fino a portarlo alla presidenza della Regione a cui io contribuii personalmente. La ricordo come una scelta meritoria nei confronti di un politico che mostrava stoffa già dai primi passi nella politica regionale. Quando si dice “figlio d’arte”, beh Raffaele risponde pienamente a questa logica.
Quali saranno secondo lei gli errori da evitare?
Non farà errori, lo dico con molta fermezza, proprio perché è estremamente prudente. Ho inoltre molto apprezzato le parole del ministro degli esteri Antonio Tajani che conosce bene Fitto per averci lavorato a lungo insieme. La scelta della delega sarà importante. La vice presidenza esecutiva è altrettanto importante e vedo che Meloni e Tajani si stanno muovendo molto bene. Non dovrà apparire un commissario di parte bensì il commissario del Paese.
Quale consiglio si sente di dare a Raffaele Fitto?
Di essere se stesso come lo è stato in questi anni, di dedicarsi alla sostanza dei problemi, di tenere nel cuore l’Italia e l’Italia meridionale, se me lo consente, essendo Fitto un meridionalista convinto. E così di risolvere gli annosi dossier che pendono in Europa per il nostro Paese. Sono convinto che con la sua tenacia Fitto pian pianino risolverà gran parte di questi problemi.