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Gli ucraini entrano in territorio russo. Tutte le ipotesi sull’offensiva di Kursk

L’incursione delle truppe ucraine in territorio russo rappresenta una novità nel conflitto. Ma le motivazioni che hanno spinto a realizzarlo non sono chiare. Ecco alcune ipotesi

Martedì 6 agosto si è rotto un tabù all’interno del conflitto in Ucraina. Per la prima volta dal febbraio del 2022 gli scontri convenzionali si sono spostati in territorio russo, quando un contingente meccanizzato delle forze armate di Kyiv (composto da circa mille uomini, secondo quanto riferito dallo stesso Capo di Stato Maggiore russo Valery Gerasimov) si è spinto oltre il confine formale con la Federazione Russa occupando alcuni villaggi in una striscia di territorio profonda circa dieci chilometri all’interno dell’oblast di Kursk. Le truppe ucraine avrebbero anche preso possesso di una stazione di transito del gas nei pressi di Sudzha, posizionata lungo il percorso di uno degli ultimi gasdotti che ancora forniscono gas russo all’Europa centrale.

Non è la prima volta in assoluto che soldati ucraini varcano il confine: in passato sono già state lanciate incursioni transfrontaliere in Russia, a cui hanno preso parte perlopiù cittadini russi che combattevano al fianco di Kyiv inquadrati in piccole unità che operavano sotto il comando del Gur, la direzione dell’intelligence militare di Kyiv. Ma le proporzioni e l’intensità degli scontri dell’azione ancora in corso non sono paragonabili con queste precedenti sortite.

Alcuni analisti ritengono che l’obiettivo principale dell’offensiva di Kyiv sia quello di spingere la Russia a ridislocare nell’area truppe attualmente impiegate in Ucraina orientale, dove nelle ultime settimane Mosca sta continuando a guadagnare terreno in modo lento ma costante. Da questo punto di vista, l’operazione sembra aver avuto successo: secondo alcune fonti l’offensiva nell’oblast di Kursk sembra aver costretto alcune unità russe posizionate vicino alla città di Siversk, nell’oblast di Donetsk, di spostarsi verso nord per rinforzare le posizioni investite dagli attacchi ucraini.

Questa lente di lettura sarebbe coerente con la dichiarazione rilasciata il 7 agosto dal capo del Gur Kyrylo Budanov, secondo cui il potenziale offensivo russo culminerà in un lasso di tempo compreso tra sei e otto settimane. Budanov ha sottolineato che le truppe ucraine saranno proattive nel frattempo e non lasceranno semplicemente che l’offensiva russa si esaurisca senza fare nulla. Da questo punto di vista, la spinta diversiva nella regione di Kursk accelererebbe l’esaurimento delle capacità logistiche da parte delle forze di Mosca.

Ma potrebbe esserci anche un movente politico, come fa notare il generale dell’esercito australiano in pensione e ora senior fellow per gli studi militari presso il Lowy Institute di Sydney Mick Ryan, secondo cui “il governo ucraino vuole cambiare lo slancio e la narrativa strategica e ha diretto un’operazione di questo tipo”.

Tuttavia, altri analisti hanno messo in dubbio l’efficacia dell’operazione di Kursk in un momento in cui l’esercito ucraino sta già lottando per difendere una linea del fronte che si estende per oltre mille chilometri con risorse umane e materiali limitate. “Un’operazione limitata potrebbe essere in grado di raggiungere obiettivi limitati, ma un’operazione più ambiziosa comporta rischi maggiori”, ha affermato Rob Lee, senior fellow per il programma Eurasia del Foreign Policy Research Institute.


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