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Perché l’endorsement di Leon Panetta (che cita Reagan) aiuta Kamala Harris

Intervenendo alla giornata di chiusura della kermesse democratica, l’esponente italoamericano analizza le differenze cruciali tra la candidatura di Harris e quella di Trump in ambito securitario. E Harris recepisce l’endorsement

Quello di Leon Panetta è un nome di altissimo spessore nel mondo della difesa e della sicurezza degli Stati Uniti. In quanto veterano (come lui stesso ricorda), membro del Congresso, segretario  alla Difesa e direttore della Central Intelligence Agency, l’esponente italo-americano ha avuto modo di toccare con mano pressoché ogni aspetto di questa specifica dimensione. E la sua profonda esperienza è stata al centro del suo intervento alla convention del Partito Democratico che ha designato ufficialmente Kamala Harris come la candidata contrapposta a Donald Trump nelle elezioni presidenziali del prossimo novembre.

Parlando dal palco, Panetta ha fornita una visione omincomprensiva sui punti cardine della linea che la presidenza Harris dovrebbe seguire in ambito di politica estera e di difesa. Citando da subito le persone più direttamente coinvolte, ovvero gli uomini in uniforme che formano l’apparato della difesa statunitense e garantiscono la sicurezza del Paese. Quegli stessi uomini che “ha guardato negli occhi”, prima di mandarli in missione ad eliminare Osama Bin Laden. “Nessuno attacca il nostro Paese e la fa franca. Nessuno!”. E questo è possibile grazie ai “guerrieri” americani.

E per i “guerrieri” americani, Panetta rimarca la necessità di “un comandante in capo duro e calmo per difendere la nostra democrazia dai tiranni e dai terroristi. Abbiamo bisogno di Kamala dietro al resolute desk”. Ponendo su due piani completamente differenti i due candidati alla Casa Bianca: “Trump dice ai tiranni, come Putin, che possono fare quello che diavolo vogliono. Kamala Harris dice ai tiranni assolutamente no. Non sotto la mia supervisione”.

Anche dal punto di vista del mantenimento delle relazioni con gli alleati Panetta rimarca come Trump voglia “abbandonare” gli alleati degli Stati Uniti e isolare l’America, ricordando che gli Stati Uniti. “Ci hanno già provato negli anni ’30. Era stupido e pericoloso allora, ed è stupido e pericoloso adesso”. Evidenziando come invece Harris sia fedelmente a fianco di tutti gli alleati Usa, a partire dall’Ucraina impegnata in un conflitto per la sua sopravvivenza, come durante la sua esperienza come vice-presidente abbia collaborato con più di centocinquanta leader mondiali, e come sia intenzionata a continuare a far si che gli Stati Uniti possano essere garanti della sicurezza dei loro alleati. Delineando la prospettiva di un “apparato militare statunitense forte come non mai” sotto la presidenza Harris, grazie al quale gli Stati Uniti potrebbero continuare a giocare il loro ruolo nel mondo, contro sfide vecchie e nuove. “Harris capisce questo momento, che è un momento di pericolo e di opportunità”.

Nel suo intervento Panetta evidenzia come la linea di politica estera di Harris non sia “coerente” con la politica estera democratica, ma con la politica estera americana che nei decenni hanno portato avanti tanto leader democratici quanto leader repubblicani (menzionando direttamente Ronald Reagan). Tranne uno. “Donald Trump non capisce il mondo, e non capisce il servizio e il sacrificio dei nostri veterani. I nostri veterani non sono perdenti, sono i nostri eroi” afferma l’ex segretario alla Difesa. Kamala Harris onorerà i nostri veterani”.

Un discorso intenso, capace di lasciare il segno. Poco dopo il discorso di Panetta, sul palco sale la stessa candidata democratica, che nel suo discorso riprende in più occasioni quanto detto dall’ex segretario alla Difesa. Dimostrando che le sue parole sono state tutt’altro che vane.

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