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Riforme e critiche, il punto su maggioranza e opposizione

Meloni: “Sud diventi hub energetico”. Credito d’imposta raddoppiato e sbarchi giù grazie al dialogo con Libia, Tunisia, Turchia. Misiani: “L’Italia è indietro con il Pnrr”. Su Orlando candidato in Liguria i dubbi degli alleati

Giustizia, Piano Mattei, credito di imposta, commissario Ue: questi i temi pre pausa estiva che saranno verosimilmente anche il piatto forte nel giorno in cui la premier tornerà dalle vacanze. Un punto su ciò che porta a casa il governo, sui dossier ancora irrisolti e sugli auspici di maggioranza e opposizione.

Qui maggioranza

In primo piano il ddl carceri, su cui Augusta Montaruli, vice capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, mette l’accento sul fatto che il governo a differenza del passato, “nei primi 20 mesi ha assunto più di 6 mila agenti di polizia penitenziaria di cui 2000 fuori turn over, il che significa nuove risorse”.

La premier intervistata da Chi sottolinea il passaggio delle riforme attese da anni, come premierato, autonomia, giustizia, fisco: riforme contro cui chi “vuole conservare lo status quo sta mettendo in campo un’opposizione feroce”. Inoltre insiste sul nuovo status del sud Italia, che diventerà hub energetico mentre a settembre verrà formalizzato il nome italiano per il commissario Ue, che resta quello del ministro per le politiche Ue Raffaele Fitto, nonostante Ursula von der Leyen abbia chiesto l’indicazione di un uomo e di una donna.

Capitolo immigrazione: crollano gli sbarchi a meno 63%, significa che gli accordi intavolati da Roma con Paesi-chiave come Libia, Turchia e Tunisia producono gli effetti desiderati. Unico neo in Tripolitania, dove la gestione del governo locale è deficitaria sulle infrastrutture portuali nelle quali a dare le carte sono ancora le milizie e le tribù. A completare il quadro la regia del Piano Mattei, dove al budget da 5 miliardi di euro potrebbero sommarsi i fondi del Global Gateway per una vera e propria sinergia strategica direzionata verso il punto comune tra occidente e sud globale.

A favore dell’autonomia ancora una presa di posizione del governatore veneto Luca Zaia, secondo cui il governo sta cambiando questo Paese con riforme attese da anni. “Con Giorgia Meloni l’Italia ha riacquistato credibilità. Dal 2011 non si vedeva qualcosa del genere. L’immagine dell’Italia è cambiata: contiamo di più, lo dicono i fatti. Ora lavoriamo su autonomia e premierato. Potremo fare una valutazione di impatto ambientale in poco tempo, mentre prima servivano mesi”.

Sul credito di imposta inizialmente c’erano 1,6 miliardi, portati a 3,2: una cifra altissima come valore assoluto ma, soprattutto, se paragonata alle risorse stanziate dai governi precedenti, ha spiegato Tommaso Foti, capogruppo di FdI alla Camera. Si tratta di un numero che è cinque volte maggiore rispetto alle risorse stanziate tra il 2016 al 2020. Positivo il decreto materie prime con cui l’Italia decide di riaprire le miniere, 22 secondo una mappatura, accanto all’elaborazione da parte dell’Ispra per un programma nazionale di esplorazione da aggiornare ogni 5 anni. Il decreto prevede il rilancio delle miniere italiane con procedure semplificate per gli iter autorizzativi (massimo 18 mesi). Rame, tungsteno, manganese, piombo-zinco e cobalto.

Qui opposizione

L’Italia è indietro con il Pnrr: questa la posizione del Pd che tira in ballo il tema della sanità (“da una parte c’è un disperato bisogno di soldi per la spesa corrente, che il governo non stanzia, dall’altra, non si riesce ad utilizzare le risorse Pnrr disponibili per gli investimenti, che rischiamo di dover restituire”, dice Misiani). Il governo Meloni non ha una politica industriale, attacca il senatore, che punta l’indice contro il piano di privatizzazioni “spinto da Giorgetti e subìto da Urso che sta portando alla liquidazione di ciò che resta della presenza dello Stato nell’economia, Alitalia ai tedeschi di Lufthansa, si cedono quote di Mps e Poste senza una logica industriale, la rete Tim venduta ad un fondo infrastrutturale americano e tra poco potrebbe essere il turno delle Ferrovie”.

Nel mezzo le interlocuzioni da parte dei componenti del campo largo partono in salita, con le posizioni di Conte e Avs contro Renzi: “Fa perdere più voti di quanti ne porta”. I vari capannelli a Montecitorio di Schlein con i leader non producono frutti, mentre in Liguria non c’è ancora la certezza del sostegno di tutti gli alleati all’ex guardasigilli Orlando, candidato per le regionali.


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