Skip to main content

Dalla Russia grave pressing sull’ambasciatore, e la Rai… Parla Graziano (Pd)

È inaccettabile che venga convocato l’ambasciatore italiano in Russia per il solo fatto che una giornalista e il suo operatore del servizio pubblico abbiano fatto il loro lavoro. La decisione della Rai di richiamare Battistini in Italia è legittima, benché personalmente avrei preferito fosse rimasta a Kyiv. Colloquio con il parlamentare dem, Stefano Graziano

“È grave che la Russia abbia fatto pressioni e abbia convocato l’ambasciatore italiano per il solo fatto che un giornalista e un operatore abbiano fatto il loro mestiere”. Stefano Graziano, deputato del Partito democratico e capogruppo dem in difesa e in vigilanza Rai, non è uno abituato a mandarle a dire. Anzi, da tempi non sospetti ha mantenuto questa posizione e ha chiamato personalmente la giornalista Rai Stefania Battistini sulla quale pende una procedimento penale avviato dalla Russia, per esprimerle la solidarietà sua e del Pd.

Da quando la Russia ha iniziato le ostilità contro l’Ucraina, ne abbiamo viste tante. Cosa rende grave il fatto di aver convocato l’ambasciatore italiano?

È inaccettabile che venga convocato l’ambasciatore italiano in Russia per il solo fatto che una giornalista e il suo operatore del servizio pubblico abbiano fatto il loro lavoro. Capisco che per loro è difficile comprendere la libertà di stampa, ma tant’è. Qui sono in gioco i principi della libertà. Lo scoop è straordinario. Ed è un grande servizio di informazione che fa un bravo inviato di guerra, come in questo caso la Battistini e Traini a cui va tutto il nostro plauso.

Eppure il capogruppo pentastellato in Commissione di Vigilanza ha annunciato un’interrogazione per chiedere se ci siano state pressioni da parte dell’esercito ucraino. 

Non penso ci siano state ingerenze da parte delle truppe di Kyiv. Però capisco anche che sia legittimo chiedere ciò che si vuole in funzione di chi si rappresenta.

Sono stati sollevati non pochi dubbi circa la decisione dei vertici Rai di richiamare Battistini e Traini in Italia. Qual è la sua posizione?

Si tratta di una decisione aziendale, che capisco benché personalmente avrei scelto di lasciare Battistini a Kyiv in condizioni di sicurezza, anche per il solo fatto di non apparire cedevoli dinnanzi alle proteste russe. Credo comunque che la logica che ha condotto a questa decisione verrà esplicitata dai vertici dell’azienda.

Ora che cosa si aspetta?

La vicenda mi sembra abbastanza delineata al momento. Battistini, essendo una brava inviata di guerra, verrà rimandata là tra qualche settimana, spero.

Resta il procedimento penale a carico suo e del collega, aperto dall’Fsb…

Quello è davvero inaccettabile. E penso che questa posizione sia piuttosto diffusa: non si può tollerare qualcosa che lede nel profondo un principio sancito dall’articolo 21 della Costituzione. Democrazia significa informazione libera.

C’è ancora terreno fertile nell’opinione pubblica per il radicamento della propaganda russa?

Ci sono senz’altro dei tentativi di ingerenze di questo tipo e la guardia deve rimanere alta. Parallelamente, però, oltre a sradicare la disinformazione occorre rafforzare l’azione diplomatica per arrivare allo stop del conflitto. Pur senza cedimenti in favore della Russia. L’opinione pubblica è sensibile a questo tema, benché non sia di facile soluzione in particolare nella posizione di debolezza in cui si trova l’Europa in assenza di una politica estera e di difesa comune. E una mancanza di una forte azione diplomatica da parte dell’Italia.

È abbastanza recente anche la polemica sulla libertà di informazione in Italia, il dossier dell’Ue, la risposta di Meloni a Ursula von der Leyen. Nel merito, che opinione si è fatto?

Penso che la maggioranza abbia una grandissima opportunità: attuare il Freedom Act, come hanno chiesto tutte le opposizioni in maniera unitaria. In questo modo, non solo si risolverebbe il problema della governance Rai – non più valida tra pochi mesi a fronte della legislazione Ue – ma si dissiperebbero tutti i dubbi sulle vere o presunte occupazioni degli spazi dell’informazione da parte dell’esecutivo, che ad oggi appare sempre di più TeleMeloni.


×

Iscriviti alla newsletter