Skip to main content

Il programma dal basso, sanità e occupazione. L’Emilia-Romagna di De Pascale

Il sindaco di Ravenna è il candidato presidente dell’Emilia-Romagna che, attorno a sé, ha radunato un larghissimo campo di forze politiche e non solo. Sono oltre cinquanta le civiche che hanno aderito alla coalizione che lo appoggia. La sanità resta in cima all’agenda delle priorità: è in corso di elaborazione un documento assieme agli operatori, che diventerà base programmatica. Occupazione, attività produttive e transizione. La sua visione raccontata a Formiche.net

Attorno a sé ha radunato tutto il campo largo. Anzi, molto di più. Michele De Pascale si muove nel solco tracciato in Emilia-Romagna dall’ex governatore, ora europarlamentare, Stefano Bonaccini. I veleni romani qui si percepiscono in maniera molto più attutita. Nella “terra” del fare prevale il pragmatismo degli amministratori. Tant’è che lui, De Pascale, è attualmente anche sindaco di Ravenna, che negli anni è diventata sempre di più uno snodo strategico non solo per il centro Nord ma per tutto il Paese. Nella sua conversazione con Formiche.net il candidato presidente della Regione mette in fila alcune delle priorità che vorrà affrontare qualora la competizione con Elena Ugolini dovesse arridergli.

Pur ribadendo che si tratta di un sistema di eccellenza, si è concentrato da subito sul versante sanitario. Cosa c’è da fare in Emilia-Romagna?

Innanzitutto va detto che si tratta della regione in Italia che più di tutte attrae pazienti da fuori confine e questo non sono io a dirlo, ma sono numeri e statistiche. Ed è anche il territorio nel quale se l’utente segnala un problema in un pronto soccorso, gli amministratori cercano di fare di tutto per ridurne l’impatto. Il nostro approccio non è ne quello di negare i problemi, ne quello di negare la nostra eccellenza.

Quando era governatore Bonaccini ha più volte manifestato preoccupazione circa il taglio ai fondi sulla sanità da parte del governo centrale. Lei come la vede?

Stefano ha perfettamente ragione. Il governo Meloni sta destinando sempre meno risorse al fondo sanitario nazionale, portandolo al di sotto della soglia del 6% in rapporto al Pil. Il nostro obiettivo è invece costruire un sistema sanitario nel quale, prima di tutto, gli operatori siano al centro delle strategie. Tant’è che proprio con loro  -assieme a tante realtà del mondo associativo – stiamo costruendo la proposta che diventerà una base programmatica sulla quale lavorare e portare a compimento nel corso del mandato.

Lei parla spesso del programma. Ma, a che punto siamo?

Il coordinamento dell’aspetto programmatico l’ho voluto affidare all’assessore regionale Vincenzo Colla. Si tratta di una scelta molto indicativa di diversi obiettivi che abbiamo in mente.

Attività produttive, occupazione e lavoro più in generale. Quali le priorità?

Scegliamo di partire dalla difesa e dalla salvaguardia del Patto per il Clima e per il Lavoro che rappresenta un approccio metodologico prezioso. Una chiamata alle forze economiche, alle associazioni datoriali e alle rappresentanze sindacali con un chiaro – duplice – intento: preservare i livelli occupazionali, rafforzare le filiere produttive e al contempo vincere la sfida della transizione ecologica. Porteremo poi avanti il grande lavoro fatto sulla formazione professionale e ci concentreremo sul tema del dissesto idrogeologico. Tema, quest’ultimo, a me molto caro.

Il suo territorio è stato fra i più flagellati dall’alluvione. Da amministratore, che bagaglio esperienziale si porta dietro in questa corsa per la conquista di viale Aldo Moro?

Non c’è ambito della pubblica amministrazione e più in generale della gestione della macchina amministrativa che un sindaco non abbia lambito nella sua attività, per cui questo rende più immediata la confidenza con alcuni processi. Peraltro la mia personale esperienza da primo cittadino è stata caratterizzata da due emergenze terribili – al netto di quanto fatto in termini di investimenti, ad esempio sul distretto portuale – ossia la pandemia e, appunto, le alluvioni.

Quale deve essere secondo lei il rapporto tra ente regionale e territori?

Sto respirando tantissimo entusiasmo per il nostro progetto “dal basso”. E ne è un esempio il lavoro che stiamo facendo sulla sanità e con gli operatori. Comunque la mia idea è quella di una Regione che si raccordi sempre di più con i territori e che progetti assieme a loro le strategie complessive. Il contrario, insomma, di quanto prevede l’autonomia differenziata.

Attorno a lei si è costituito un gruppo politico tanto ampio quanto eterogeneo. Secondo lei è riproponibile altrove?

La nostra non è una “Santa alleanza” contro il governo o contro le forze di centrodestra. A noi interessa il bene della nostra Regione e francamente non abbiamo nulla da insegnare ad altri. Siamo concentrati sull’Emilia-Romagna. Certo, fa piacere che oltre cinquanta liste civiche dai territori abbiano scelto di aderire al nostro progetto.


×

Iscriviti alla newsletter