Un rafforzamento del welfare, orientato sulle famiglie, un grande piano casa e una revisione del sistema sanitario regionale che metta al centro il malato e che sia sempre di più di “prossimità”. Conversazione con la candidata Elena Ugolini, già sottosegretaria nel governo Monti, che ha incassato l’appoggio del centrodestra per tentare la sfida per le regionali di novembre in Emilia-Romagna
Parla con la consapevolezza della portata della sfida. Elena Ugolini è la donna che tenterà l’impresa. Tentare di espugnare per la prima volta nella storia il fortino della Regione Emilia-Romagna non è un compito banale. Volto civico, appoggiata dalla coalizione di centrodestra, la dirigente scolastica bolognese è stata, tra le altre cose, sottosegretaria durante l’esecutivo guidato da Mario Monti. “La mia candidatura? È nata perché tante persone si sono avvicinate, manifestando il desiderio di un’alternativa all’attuale sistema di potere che da sempre regge la Regione”. Risponde così ai taccuini di Formiche.net. Ha già in mente le priorità, anche perché il tempo a disposizione non è tantissimo. Il rumore della pioggia di novembre incombe.
Il suo nome apparve come proposta a sua insaputa sulla stampa. Poi, progressivi avvicinamenti e infine l’imprimatur di tutto il centrodestra. Che esperienza sta vivendo con questa campagna elettorale?
È un’esperienza meravigliosa, specie perché ho l’occasione quotidiana di incontri molto positivi. Percepisco il desiderio di un’alternativa all’attuale governo regionale. Sono consapevole che dall’altra parte c’è un partito molto forte con ramificazioni tentacolari e diffuse. Però, ribadisco, si respira una grande voglia di un altro modo di fare politica, che parta davvero dall’ascolto e non dalle imposizioni calate dall’alto. Decisioni per lo più prese nelle stanze del potere, benché spesso ammantate sotto il vello della partecipazione.
Sotto il profilo programmatico, cosa ritiene essere prioritario da affrontare?
Ripensare a un modello di welfare davvero efficace. Dalle famiglie, passando per gli anziani, finendo con le problematiche legate all’handicap. Di qui, si aprono numerosi altri fronti: da quello della solitudine passando dalla necessità della ricostruzione di un tessuto di comunità, finendo con l’assistenza alle famiglie anche dopo il compimento del terzo anno d’età dei figli. Tra i nostri obiettivi c’è anche la realizzazione di un grande piano casa, indirizzato in particolare ad agevolarne l’acquisto per le fasce reddituali più fragili e ai giovani. Una via, quest’ultima, per tentare di riaccendere il motore della natalità e stimolare i ragazzi a stare sul territorio.
Molto dibattuto, tanto a livello nazionale quanto a livello regionale, il fronte sanitario. Quale è la sua idea di gestione del sistema sanitario regionale?
Il malato deve tornare a essere al centro di ogni ragionamento in questo senso. Va costruita una comunità della salute per ripensare a un modello di sistema sanitario regionale che si sta rendendo sempre più inadeguato al mutato contesto in cui ci troviamo ora, rispetto a quanto invece venne concepito.
Eppure ci sono classifiche e numeri che posizionano il sistema sanitario emiliano-romagnolo ai vertici nazionali e non solo.
Penso che non sia sufficiente fermarsi alle classifiche. Anzi, c’è una differenza sostanziale tra le classifiche e la vita reale delle persone. Ho incontrato, in queste settimane, medici e operatori che sono gravati da responsabilità enormi e che non trovano nell’ente regionale un interlocutore. Senza contare che, al di là dei numeri, occorre valutare nello specifico la qualità delle prestazioni erogate dal servizio sanitario.
L’Emilia-Romagna ha un floridissimo tessuto imprenditoriale. Che tipo di feedback sta ricevendo dal mondo produttivo?
Non c’è dubbio che l’Emilia-Romagna sia la terra delle persone del fare. Un tessuto produttivo all’avanguardia, che ha voglia di innovare, di continuare a produrre. Tuttavia, in particolare dal sistema delle Pmi sto ricevendo diverse lamentele circa l’atteggiamento dell’amministrazione regionale. Non viene fornito un supporto adeguato. Ed è per questo che occorre invertire la rotta. Partendo da una pubblica amministrazione snella e semplice, al servizio delle Pmi che sono la vera ricchezza di questo territorio.
Come si immagina il rapporto tra governo centrale e regionale?
Sinergico e, in questo senso, mi sento di essere abbastanza tranquilla. Posto che gli amministratori sono di tutti, aver incassato l’appoggio del centrodestra è senz’altro un elemento che rafforzerà questo legame qualora dovesse andare tutto per il verso giusto.
Lei è favorevole all’Autonomia differenziata?
Ma certo. Si tratta di uno strumento che, se declinato nel giusto modo, può rappresentare un’opportunità straordinaria per i territori.