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Turchia ammessa al meeting di Gymnich. Cosa cambia per l’Ue?

La presenza turca al meeting del 29 agosto è stata resa possibile anche per via dell’apertura di Cipro, che ha deciso di compiere un passo diplomatico senza precedenti: Nicosia ha accettato la partecipazione della Turchia al Consiglio informale senza alcuna precondizione. La decisione ha spaccato il Paese (e i singoli alleati). Da un lato c’è chi ritiene che la Turchia sia contraria alla soluzione dei due Stati, dall’altro c’è chi pensa che secondo la Turchia il concetto dei due Stati sia solo una mera fase di transizione verso il raggiungimento del controllo completo su Cipro e la sua conversione in un protettorato

Ankara-Bruxelles, segnali di fumo: grazie al passo indietro cipriota, la Turchia è stata invitata alla riunione informale dei ministri degli esteri dell’Unione Europea, il cosiddetto meeting di Gymnich (infatti il ministro degli esteri Hakan Fidan sarà a Bruxelles il 29 agosto). L’invito è arrivato dopo una pausa durata cinque anni. Di conseguenza, il significato di questo invito apre ad una possibile nuova fase delle relazioni tra Bosforo e Ue, anche alla luce del via libera turco all’ingresso nella Nato di Finlandia e Svezia, anche se il problema di Cipro resta sullo sfondo.

Qui Gymnich

Si tratta di una riunione informale dei ministri degli esteri degli stati membri dell’Unione Europea organizzata dal 1974, ogni sei mesi, in base alla presidenza di turno del Consiglio. Dal momento che i ministri non sono accompagnati dai loro assistenti, l’incontro ha una veste poco formale e ha come obiettivo lo scambio di opinioni in un clima meno ingessato. Al centro del prossimo meeting ci saranno la politica estera e le strategie di sicurezza dell’Ue, con focus sulla guerra in Ucraina e sull’escalation in corso in Medio Oriente, ma senza dimenticare le imminenti elezioni americane. Per cui alla base della decisione di Bruxelles di aprire ad Ankara vi è la convinzione che la Turchia possa recitare un ruolo significativo sia nelle crisi in atto, come Kiev e Gaza, sia nelle dinamiche europee future del breve e medio periodo.

Qui Ankara

“Affinché si possano compiere progressi nelle relazioni, è essenziale che la nostra cooperazione e il nostro dialogo con l’Ue in tutti i settori siano fondati su una base continua e sistematica e rafforzati in modo sostenibile e prevedibile”: questa la posizione del ministero degli Esteri turco che racconta tutta la strategia di Ankara in una fase del tutto nuova delle relazioni con Bruxelles, essenzialmente per due ragioni. In primis non c’è più l’humus dello scorso decennio, caratterizzato da posizioni più estreme di Recep Tayyip Erdogan (su Cipro e Grecia, ad esempio) e in secondo luogo il quadro complessivo è mutato in peggio, in virtù di due guerre (dopo la pandemia) che hanno modificato la postura di tutti i players in campo.

Inoltre il governo turco spera che la partecipazione al prossimo meeting di Gymnich possa rappresentare l’anticamera alla modifica delle decisioni del Consiglio Affari esteri dell’Ue del 15 luglio 2019, che secondo il ministero egli esteri turco “hanno causato una situazione di stallo nelle nostre relazioni, l’invito significa anche che l’Ue riconosce la necessità di migliorare le relazioni tra Türkiye e l’Ue di fronte alle sfide regionali e globali”.

Qui Bruxelles

Ma non è tutto, perché è in prospettiva che si ritrova il punto di caduta delle aspirazioni erdoganiane: i negoziati di adesione di Ankara all’Ue iniziarono nel 2005, ma si bloccarono dopo 24 mesi a causa della questione di Cipro (ancora irrisolta) e a causa della fortissima opposizione politica di vari Paesi. Sul tavolo al momento restano i possibili negoziati per l’aggiornamento dell’unione doganale, i progressi nella liberalizzazione dei visti, la riattivazione dei meccanismi di dialogo strutturale e il ripristino del dialogo ad alto livello in settori nevralgici come politica, economia, trasporti ed energia. Il freno è al momento rappresentato anche dal fronte “diritti” su cui il governo di Erdogan non ha mostrato progressi.

Qui Nicosia

La presenza turca al meeting del 29 agosto è stata resa possibile anche per via dell’apertura di Cipro, che ha deciso di compiere un passo diplomatico senza precedenti: Nicosia ha accettato la partecipazione della Turchia al Consiglio informale senza alcuna precondizione. La decisione ha spaccato il Paese (e i singoli alleati). Da un lato c’è chi ritiene che la Turchia sia contraria alla soluzione dei due Stati, dall’altro c’è chi pensa che secondo la Turchia il concetto dei due Stati sia solo una mera fase di transizione verso il raggiungimento del controllo completo su Cipro e la sua conversione in un protettorato.

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