Skip to main content

Trattative più vicine grazie alla deterrenza dinamica di Kyiv. Parla Camporini

Secondo l’ex Capo di Stato Maggiore, l’offensiva ucraina in territorio russo riporta equilibrio nella narrativa del conflitto. E rende più probabili dei negoziati coronati dal successo. Ma devono esserci garanzie credibili

A una settimana di distanza dall’avvio dell’operazione oltre confine, le truppe ucraine continuano ad esercitare pressione in territorio russo, respingendo i tentativi di Mosca di ricacciarle indietro. Delineando così uno scenario diverso, sia sul versante militare che di conseguenza su quello politico, da ciascuno di quelli che aveva caratterizzato gli ultimi trenta mesi di guerra. A delineare i caratteri di questo scenario per Formiche.net è il generale Vincenzo Camporini, già Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate Italiane.

Come contestualizza questa scelta operativa di Kyiv?

Molto semplicemente: sfruttando chiaramente le capacità di intelligence che hanno evidenziato una vulnerabilità russa e la capacità di predisporre con la dovuta riservatezza un’operazione in profondità, la decisione risponde sicuramente a un concetto di rottura di certi presupposti politici, come ad esempio quello per cui la Russia fosse soltanto all’attacco e l’Ucraina solo sulla difensiva, e se avessero fallito nel difendersi avrebbero soltanto potuto sedersi a un tavolo per negoziare la resa. L’operazione realizzato negli scorsi giorni ah ribaltato il concetto. Ovviamente l’Ucraina non è in grado di invadere la Russia e di conquistarla. Ma in questo modo sono state mostrare le vulnerabilità russe, supportando quella che io definisco “deterrenza dinamica”.

A cosa fa riferimento?

La deterrenza classica è quel meccanismo che scoraggia un attore dall’attaccare perché sa che la reazione provocherà più danni di quelli che lui è effettivamente in grado di sopportare. Però la deterrenza non si esaurisce con lo scoppio delle ostilità e l’avvio delle operazioni, perché se come in questo caso gli ucraini sono in grado di mostrare alla Russia che possono condurre azioni con gravi conseguenze per gli equilibri interni, questo può essere un modo di far ripensare i pianificatori russi, e in particolar modo il presidente Vladimir Putin, di trovare ed elaborare proposte negoziali che non siano irricevibili come quelle avanzate sino ad ora.

Nelle ore successive al lancio dell’operazione, la posizione dei partner internazionali era molto più ambigua. Ora invece c’è un sostegno pressoché totale all’iniziativa…

Sicuramente c’erano delle perplessità, da un lato sulla validità politica dell’operazione, dall’altro della sostenibilità operativa. La sostenibilità operativa è stata dimostrata, con la reazione russa che è stata, almeno sino ad ora, piuttosto balbettante. Sul piano politico, qualcuno sta facendo queste riflessioni su quelle che possono essere le conseguenze politiche di questa operazione, nel senso a cui accennavo prima. Mi stupisce un po’ la posizione italiana, che francamente non riesco a capire, perché dire che un Paese aggredito deve soltanto difendersi e non attaccare il nemico è pressoché paradossale.

Nonostante le minacce, la reazione russa è stata molto sottotono, e di carattere nettamente dimostrativo. Penso all’uso delle armi termobariche…

Trovo risibile l’enfasi data da alcuni organi di stampa all’impiego di questo tipo di munizionamento, il quale peraltro trova un impiego molto efficace in un ambiente urbano e con strutture protette, mentre in un’operazione campale i risultati dati dall’uso di questi sistemi sono senza dubbio alcuno molto minori. Può essere si interpretato come un gesto dimostrativo, ma l’efficacia operativa è assai dubbia.

Crede che l’offensiva di Kursk renda più facile l’avvio di eventuali trattative?

Io dico di sì, perché il negoziato diciamo può essere efficace quando da entrambi le parti si riconosce all’avversario una capacità tale da rendere appetibile un accordo che ponga fine alle operazioni. Nella situazione precedente, quando la Russia con le sue tattiche molto costose, ma comunque sopportabili da parte dello Stato Maggiore Russo, aveva una posizione di dominanza, è chiaro che il negoziato sarebbe stato molto squilibrato. Ora siamo più vicini a un equilibrio.

Una delle parti fondamentali del negoziato riguarderà le garanzie per l’Ucraina, che vorrà forti rassicurazioni contro ogni futura iniziativa da parte di Mosca. Che nel passato non si è mostrata rispettosa di diversi accordi…

Mosca ha strappato il trattato di Budapest del 1994 e il trattato di Amsterdam del 1997, quindi da questo punto di vista è chiaro che un qualsiasi accordo deve basarsi su delle garanzie concrete, e l’unica garanzia concreta nello scenario attuale è l’adesione dell’Ucraina alla Nato. Ora, se questo possa essere realizzato nel pieno rispetto del diritto internazionale, e con il recupero di tutti i territori occupati illegalmente, mi sembra molto aleatorio. È chiaro che questo sia il desiderio di tutti quelli che rispettano il diritto internazionale. Ma è necessario seguire una logica realista ed eventualmente negoziare con un sacrificio territoriale, accompagnato però da una garanzia assoluta che la Russia non proverà nel futuro a riprendere l’iniziativa.


×

Iscriviti alla newsletter