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Ucraina, Gaza, Cina. Ecco perché il Pentagono pensa a una nuova supply chain nell’Indo Pacifico

La presenza americana nell’Indo Pacifico passa dal PIPIR, il programma con cui il Pentagono intende integrare le strategie industriali della Difesa di alleati e partner. Un’iniziativa simile a quella europea per proteggere l’Ucraina, che può allargarsi a maggiori cooperazioni politico-culturali

In risposta alle crescenti tensioni globali, tra cui la guerra russa in Ucraina, il conflitto in Medio Oriente e la crescente minaccia cinese, il Pentagono lancia la Partnership for Indo-Pacific Industrial Resilience (PIPIR). Questo programma mira a rafforzare le partnership di difesa nell’Indo Pacifico, esplorando opportunità per la produzione e il mantenimento congiunto di armamenti, con l’obiettivo di aumentare la capacità di contenimento degli alleati nella regione.

“Stiamo avviando un’iniziativa […] che è una raccolta dell’equivalente di me stesso e dei direttori degli armamenti nazionali dei vari paesi intorno al Pacifico”, ha dichiarato Bill LaPlante, il principale funzionario del dipartimento della Difesa per l’acquisizione. Il gruppo lavorerà su “questioni comuni di acquisizione e mantenimento, che si tratti di co-sviluppo, co-produzione [o] co-sostegno”. È la risposta del Pentagono a una pressione globale che gli Stati Uniti cercano di scaricare tramite valvole di sfogo collegate ad alleanze e partnership internazionali.

PIPIR e le iniziative di difesa in Europa

Il programma PIPIR rispecchia in molti aspetti il forum sugli armamenti prevalentemente europeo che LaPlante ha regolarmente co-ospitato per rafforzare la difesa dell’Ucraina contro l’invasione su larga scala russa. Questo forum supporta il più ampio Gruppo di Contatto per la Difesa dell’Ucraina, un incontro formale di stati a favore di Kyiv che coordina gli aiuti militari.

Mentre le riunioni sugli armamenti per l’Ucraina e l’Europa sono ormai “naturali” grazie alla loro frequenza, LaPlante ha sottolineato che il Pentagono deve “stabilire una cadenza regolare” anche nell’Indo Pacifico. Tuttavia, riconosce che le esigenze delle due regioni sono distinte, il che comporterà probabilmente differenze nel modo in cui l’iniziativa PIPIR verrà implementata. Implicito invece ammettere che anche nella metodologia di gestione, le interconnessioni sono evidenti – non fosse altro per la filosofia dell’approccio statunitense.

L’Indo-Pacifico al centro delle strategie di difesa

“Non abbiamo un conflitto attivo come in Europa, quindi sarà diverso. E poi l’altra questione, naturalmente, è che le distanze sono diverse. La geografia è diversa, quindi dove si potrebbe voler fare sostegno o produzione è importante”, ha spiegato LaPlante. “E ogni Paese ha le sue questioni industriali e politiche uniche, ma lo faremo”. Distinzioni necessarie anche perché gli Usa intendono evitare di sembrare egemonici e dominanti, ma vogliono trasmettersi come piattaforma di integrazione e dialogo.

Il programma PIPIR non è solo una risposta tattica, ma una strategia a lungo termine dunque, per stabilire una base industriale resiliente tra i partner dell’Indo Pacifico. A differenza delle iniziative europee, PIPIR deve affrontare sfide più complesse: oltre alla vasta geografia ale la diversa capacità industriale dei Paesi coinvolti, si parte da un diverso livello di integrazione – basta pensare che la gran parte dei Paesi europei sono membri della Nato, che esiste da 75 anni. Tuttavia, il successo di questa iniziativa potrebbe ridefinire l’equilibrio di potere nella regione, specialmente in un contesto dove la Cina continua a espandere la sua influenza militare.

Alleanza tramite l’industria (militare)

Con il lancio di PIPIR, il Pentagono non solo cerca di rafforzare le capacità di difesa nella regione indo-pacifica dunque, ma anche di costruire un’alleanza industriale che possa resistere alle sfide globali e travasare in campi sociali, politici, culturali. Rimane da vedere come questa iniziativa influenzerà l’equilibrio di potere nella regione e la risposta della Cina – che ha cercato per anni di costruire una penetrazione tentacolare e vincolante per molti Paesi indo-pacifici.

Mentre la domanda di armi aumenta in mezzo alla guerra in Ucraina, al conflitto in Medio Oriente e all’aumento della potenza della Cina, il Pentagono si è lanciato in tutto il mondo alla ricerca di nuove partnership per la produzione di armi – prodotto strategico che si porta dietro un’integrazione vasta. Questo desiderio si è manifestato nell’Indo Pacifico in accordi come un programma congiunto per i missili ipersonici con il Giappone, un patto trilaterale con il Regno Unito e l’Australia (Aukus), l’interesse per la nuova coproduzione con la Corea del Sud, l’aumento della cooperazione con l’India. Detto con i numeri: la Mitsubishi produce ogni anno 30 Patriot, il Pentagono vuole arrivare a 100 (almeno).

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