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Serve un Venezuela libero da Maduro. La versione di Bonanni

La triste realtà venezuelana ci riporta alle fondamenta dei valori umani. Non può esistere progresso, giustizia o democrazia senza libertà individuali e collettive. Il commento di Raffaele Bonanni, già segretario generale della Cisl

La situazione politica e sociale in Venezuela è un chiaro esempio di come certi ambienti progressisti tendano a chiudere gli occhi di fronte alle atrocità passate e presenti del regime di Maduro. L’attuale scenario venezuelano ricorda da vicino l’Italia del 1924, quando le elezioni furono influenzate da violenze e intimidazioni da parte di squadristi fascisti, e da brogli elettorali gestiti alla luce del sole. La differenza sostanziale sta nel fatto che, se in Italia le forze dell’ordine si limitavano a un ruolo passivo, in Venezuela esse intervengono attivamente per sopprimere le richieste di democrazia e libertà. Lo Stato venezuelano, con tutti i suoi poteri, opera sotto gli ordini diretti del dittatore Maduro.

La lotta contro il dittatore è guidata da figure come Maria Corina Machado e Edmundo Gonzales, riconosciuto dal voto popolare come il Presidente della Repubblica legittimo, nonostante le proibitive condizioni scatenate da tutti i poteri dello Stato controllati fraudolentemente da Maduro. La Costituzione venezuelana del 1961, modificata da Chavez più di un decennio fa, ha concentrato sotto il controllo del Presidente i tre poteri dello Stato che, in una democrazia liberale, dovrebbero essere indipendenti e distinti per preservare l’equilibrio dei poteri e prevenire abusi da parte dell’autorità politica. Dunque, attraverso brogli, violenze, incriminazioni di avversari e uso di ogni potere statale, si vincono le elezioni e gli organi dello Stato controllati pienamente da Maduro ratificano.

A causa del regime, in un quarto di secolo, si è passati dalla ricchezza alla estrema povertà. Il Bolivar, un tempo valuta più forte del dollaro, ora è deprezzato al punto che la spesa di una famiglia si fa con carriole di banconote. Gli stipendi migliori non vanno oltre 200 dollari al mese. Questa situazione è il risultato di anni di politiche economiche fallimentari, come la distruzione della concorrenza, nazionalizzazioni, sussidi distribuiti senza obblighi lavorativi. Iniziò Peron in Argentina negli anni ’50 a conquistare il sostegno elettorale dei “descamisados”con soldi per tutti, ma non sudati. Sia Peron che Chavez, entrambi militari, riuscirono a guadagnarsi il costoso sostegno dei militari e del “lumpenproletariat”, termine usato da Karl Marx per descrivere il sottoproletariato, considerandolo facilmente manipolabile in cambio di sussidi. Di conseguenza, le cospique ricchezze petrolifere continuano ad essere sperperate per sostenere un sistema deviato.

Le tantissime famiglie italiane che da oltre cinquant’anni risiedono in Venezuela nel settore dei servizi e dell’industria hanno dovuto assistere, impotenti, al crollo dei loro sforzi e sacrifici. E come se non bastasse, si trovano nell’impossibilità di vendere i propri beni per poter ritornare in patria. È possibile lasciare il paese, ma non si è liberi di disporre dei propri beni al momento della partenza.

Personalmente, anni fa, ho avuto l’opportunità di partecipare a diverse assemblee a Caracas con i nostri connazionali, insieme ai sindacati liberi, associazioni e ordini professionali. Durante dieci giorni di numerosi incontri, fortemente osteggiati dal regime, ho potuto constatare di persona il clima di persecuzione, terrore e intimidazione che regna da tempo in Venezuela. In un contesto internazionale turbolento, dominato da autocrazie e stati canaglia, è essenziale assumere posizioni decise e sostenere il coraggioso popolo venezuelano. Le prove inconfutabili della vittoria di Edmundo Gonzales dovranno essere denunciate da tutti i democratici del mondo.

La triste realtà venezuelana ci riporta alle fondamenta dei valori umani. Non può esistere progresso, giustizia o democrazia senza libertà individuali e collettive. Sappiamo che la libertà negata a un popolo ha ripercussioni su tutti gli altri. Per questa ragione, la lotta dei venezuelani diventa la lotta di tutti coloro che anelano alla libertà e lottano per spezzare le catene dell’oppressione. Ma la vicenda venezuelana dovrebbe anche indicare l’esigenza di chiarezza nei Paesi democratici. Assistiamo a pressioni e manifestazioni inquietanti nello scacchiere mondiale di Paesi canaglia, gregari di Paesi autocratici. Attorno a costoro si è costituita una galassia di regimi che negano ogni diritto individuale e collettivo come quello di Maduro. Ecco perché Machado e Gonzales vanno sostenuti con chiarezza e vigore.



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