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Bravo Draghi, ora l’Europa riparta dalle sue idee. Il commento di Fredrik Erixon

​Il piano dell’ex presidente della Bce è ben strutturato e convincente, i Paesi dell’Unione farebbero bene a prenderlo molto sul serio. D’altronde, il confronto con altre economie è impietoso. Il commento del direttore dell’European center for international political economy (Ecipe)

Bravo Mario Draghi, bis. La settimana che conclude il giro di commenti all’ambizioso piano di rilancio presentato dall’ex presidente della Bce, si conclude con il plauso di Fredrik Erixon, direttore dell’European center for international political economy (Ecipe). “Penso, innanzitutto, che sia il caso di congratularsi, o forse di dire bravo! Il rapporto di Draghi (o, meglio, i suoi due rapporti) sono dei lavori seri e importanti. Meritano di essere al centro dell’attenzione”, scrive l’economista svedese.

“Sono certo che passeremo le prossime settimane e i prossimi mesi a discutere le diverse proposte che Draghi abbozza, ma vale la pena iniziare con la sua diagnosi dei nostri problemi economici. Poche delle proposte di Draghi sono nuove, la maggior parte delle quali è stata dibattuta nell’ultimo decennio, ma ciò che emerge con forza è l’allarmante sottoperformance dell’economia europea. In primo luogo, è chiaro dall’analisi di Draghi che l’economia europea si è sviluppata male per un lungo periodo di tempo, portando a un divario di prosperità maggiore con, ad esempio, gli Stati Uniti. La crescita della produttività più debole dell’Europa spiega molto del relativo declino economico dell’Europa”, si legge nell’analisi di Erixon.

Per il quale, “è vero, questa non è una novità. D’altra parte, la nostra effettiva realtà economica non è stata molto accettata nemmeno in passato. In uno studio che i colleghi e io abbiamo condotto l’anno scorso, abbiamo monitorato lo sviluppo delle economie dell’Ue negli ultimi 20 anni e le abbiamo confrontate con gli Stati Uniti, scoprendo, ad esempio, che l’Ue sarebbe il terzo Stato più povero degli Stati Uniti (seguito solo da Idaho e Mississippi), se fosse stato uno Stato americano. La scarsa crescita economica e della produttività nell’area euro centrale, che abbiamo sottolineato in articoli , saggi e post di blog, spiega come l’Ue sia passata dall’essere l’equivalente di uno stato degli Stati Uniti di medio livello a uno povero”

Conclusione. “Le scelte hanno delle conseguenze ma, stranamente, negli ultimi anni troppi in Europa sembrano aver pensato che le scelte che abbiamo fatto sulla regolamentazione non avrebbero avuto effetti, almeno non per la nostra performance economica. Presagire una nuova cultura di valutazione economica dovrebbe ora essere una priorità. Potrei continuare. Draghi fa altre osservazioni utili. Ci sono anche analisi e proposte che meritano critiche, come le sue opinioni un po’ romantiche sulle strategie industriali e sui campioni europei, e l’omissione di prestare fin troppo poca attenzione alla performance commerciale e alla competitività delle esportazioni dell’Europa. Ma, per ora, iniziamo la discussione nella realtà economica e con la diagnosi di Draghi. Questo può diventare un autunno emozionante”.

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