Per la prima volta nella storia la Commissione europea si dota di un commissario per la Difesa. Il suo primo compito, rilanciare investimenti e competitività delle industrie europee, anche alla luce di quanto emerso dal Rapporto Draghi. Ma la Difesa non è l’unica novità
L’attesa è stata lunga ma, con alcuni giorni di ritardo rispetto a quanto previsto, Ursula von der Leyen ha presentato la squadra di commissari che comporranno l’esecutivo europeo di questa legislatura. Tra i nuovi ruoli introdotti spicca senz’altro quello del commissario per la Difesa e lo spazio. Mai prima d’ora la Commissione europea aveva avuto una figura dedicata esclusivamente alla Difesa, lasciando piuttosto che la materia venisse gestita in primis dal Consiglio europeo e dai ministri dei singoli Stati, sotto formale supervisione e coordinamento dell’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza. La decisione segna senz’altro un passo in avanti nello sviluppo di una Difesa europea, intercettando peraltro le indicazioni contenute nel Rapporto Draghi, che sottolinea la necessità e l’urgenza di un nuovo approccio europeo — sia da parte degli Stati sia da parte dell’Unione come corpo a sé — alla Difesa e all’industria connessa. Il nuovo commissario, il lituano Andrius Kubilius, “lavorerà sullo sviluppo dell’Unione europea della Difesa e per rilanciare gli investimenti e la capacità industriale”, ha affermato von der Leyen.
La decisione di istituire un commissario per la Difesa segna il cambio di tempi e la trasformazione che l’Europa sta attraversando dal 2022, con l’inizio della guerra in Ucraina e l’approvazione dello Strategic compass. Di fronte a un’alterazione dell’architettura securitaria in Europa come non la si vedeva dalla fine della Guerra fredda e registrando che la nuova priorità strategica dell’Alleato statunitense è da ricercarsi in Asia, l’Unione europea si è vista mettere davanti alla sfida di ripensare alla propria strategia di difesa. Benché il vero passo in avanti non possa che essere costituito da azioni politiche, che implicherebbero una messa in discussione dei Trattati, è innegabile che gli sforzi di Ursula von der Leyen, sin dal 2019, si siano mossi verso un rafforzamento delle principali prerogative di una Difesa comune, quali procurement e investimenti coordinati.
Uno sviluppo a lungo atteso
Mentre la discussione sul piano politico non si è mai sostanzialmente distaccata dalla contrapposizione tra i fautori di una Difesa unica europea — financo di un esercito unico europeo — e chi sostiene che essa non debba che essere un ulteriore livello di cooperazione rafforzata, il discorso sugli aspetti più tecnici ha visto più passi in avanti nella definizione delle priorità. Da ultimo il Rapporto Draghi, che ha evidenziato come problemi quali la frammentazione e debolezza dell’industria, l’eccessiva dipendenza tecnologica dagli Stati Uniti, l’assenza di giganti industriali comparabili ai corrispettivi stranieri e il sottofinanziamento siano potenzialmente lesivi della competitività economica europea tout-court e delle prerogative securitarie continentali.
La Difesa e lo spazio
La nomina di Kubilius però porta con sé anche altro. Benché fosse ampiamente vociferata la creazione di un commissario per la Difesa e l’industria, l’inclusione dello spazio tra le prerogative del nuovo membro della Commissione risulta inedita. Non che spazio e Difesa non siano profondamente connessi — lo spazio è stato definito, a ragione, la quinta dimensione dei conflitti moderni — e il loro accostamento sul piano dottrinario risulta indubbiamente necessario per comprendere gli odierni scenari securitari. Ma lo spazio abbraccia una vasta gamma di programmi e attività. Si tratta dunque di due dossier, la Difesa e lo spazio, che sul piano pratico e, soprattutto, finanziario vanno in direzioni non sempre tangenti. Come ha scritto su Formiche.net Alessandro Marrone, responsabile del programma Difesa dell’Istituto Affari Internazionali, discutendo del Rapporto Draghi e delle sue implicazioni per la Difesa europea: “Il dato di fondo è che la politica industriale europea nella difesa a questo stadio non necessita tanto di nuove idee, nuove autority o nuovi complessi meccanismi burocratici per allocare poche centinaia di milioni di euro. Piuttosto, servono volontà politica e investimenti nell’ordine di decine di miliardi per far funzionare gli strumenti già attivi o previsti, e per realizzare gli impegni che governi e istituzioni hanno già preso dall’Eu Strategic compass 2022 in poi”. Insomma, in un momento storico in cui è forte la necessità di rilanciare poderosi investimenti nel settore della Difesa, la decisione di includere anche lo spazio deve far riflettere sulle implicazioni relative ai fondi e alla loro allocazione, soprattutto in attesa di maggiori dettagli sulle attività specifiche che verranno portate avanti dal nuovo commissario.
Il cv del neo-commissario
Andrius Kubilius, 67 anni, è stato due volte primo ministro della Lituania, dal 1999 al 2000 e ancora dal 2008 al 2012. Ex segretario del partito conservatore lituano, è membro del Parlamento europeo dal 2019, nei ranghi del Partito popolare europeo (Ppe), e ha lavorato su dossier di politica estera e industriale. Ostile alla Russia, ha sostenuto la necessità per l’Europa di affrancarsi da Mosca per la fornitura di gas e combustibile già da prima dell’invasione dell’Ucraina e, nel 2021, faceva parte della delegazione di europarlamentari che si recò in visita a Taiwan, provocando le proteste di Pechino. È anche membro dello Spinelli group, a favore della federalizzazione dell’Europa e di una maggiore integrazione tra gli Stati membri.