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Coesione e superamento dei veti in Ue. La bussola di Draghi secondo Segatori

Gli ambiti che Draghi tratterà si possono dividere in tre macro direttrici: quella economica, l’integrazione sociale e quella istituzionale. Sotto il profilo economico, Draghi porrà l’attenzione su quelli che sono gli elementi di freno alla competitività europea. Forti anche i richiami su competitività e immigrazione, oltre che sulla riforma dei trattati. Per le Regionali, il campo largo è ancora in fase caotica e lo scontro Grillo-Conte porterà a una lenta deflagrazione del Movimento. La manovra? Il governo dovrà galleggiare sulle contraddizioni. Conversazione con il politologo Roberto Segatori

Quello contenuto nel report di Mario Draghi sulla competitività europea è un ultimatum. Ancora non si conoscono i dettagli, però “è il tono con cui l’ex numero uno della Bce si è posto da cui si evince questa preoccupazione”. A dirlo a Formiche.net è Roberto Segatori, professore ordinario di Sociologia dei processi politici a Unipg.

Ancora i contenuti non sono stati esplicitati del tutto, ma sulla base di quello che è uscito lei che idea si è fatto?

Gli ambiti che Draghi tratterà si possono dividere in tre macro direttrici: quella economica, l’integrazione sociale e quella istituzionale. Sotto il profilo economico, Draghi porrà l’attenzione su quelli che sono gli elementi di freno alla competitività europea. Tra gli altri, porrà probabilmente l’accento sulla necessità di una maggiore indipendenza energetica e sull’esigenza di accelerare in termini di digitalizzazione. Il macro tema a cui si lega tuto questo è quello della Difesa Comune Europea.

Arriviamo all’integrazione sociale. La regolamentazione dei flussi migratori resta uno fra i principali nodi da sciogliere. Quale la direzione da intraprendere?

Fino ad oggi l’Europa e l’Italia hanno trattato questo tema come questione legata alla sicurezza. In realtà di mezzo c’è un fattore demografico molto importante che si innesta. Mancando la manodopera specializzata, quello dell’integrazione diventa un nodo cruciale, che va sciolto cercando di volgerlo in maniera positiva per la competitività delle imprese.

Riforme istituzionali. Draghi ha sostenuto la necessità di riforme senza precedenti. Cosa intende secondo lei?

L’esortazione è quella di tornare alla centralità del Parlamento Europeo, superando i veti e favorire le decisioni prese a maggioranza. Probabilmente Draghi insisterà anche sulla necessità di intervenire sul Trattato di Maastricht, nella seconda parte legata al mercato. In particolare l’ex banchiere centrale potrebbe sottolineare la necessità, per l’Ue, di concentrarsi sui propri asset strategici. Da ultimo, si concentrerà sull’esigenza di snellire i processi burocratici europei. Altro elemento che può determinare il livello di competitività.

Torniamo alla politica interna. Si procede a grandi passi verso le Regionali: la situazione nel campo largo sembra tutt’altro che definita. Renzi è un problema o una risorsa in questa fase?

Renzi ha avuto il merito di capire che l’unico modo per tentare di creare un’alternativa a questo governo è unire le forze. Dopo tanto tempo, Schlein lo ha ascoltato e ha aperto al dialogo. Un dato politico rilevante. Conte invece chiude e pone veti. Dimenticandosi di essere probabilmente il politico più camaleontico degli ultimi anni. È lui che ha fatto un governo con Salvini e poi con il Pd.

Probabilmente a incidere in questa fase sui rapporti c’è anche lo scontro fra Conte e Grillo. Come andrà a finire?

Difficile a dirsi. Secondo me sarà una lenta deflagrazione perché il Movimento non può essere come era all’inizio. Dunque non può rispecchiare ciò che rappresenta Grillo, che resta però pur sempre il fondatore. Conte in questo momento sta facendo uscire pubblicamente i suoi in difesa della sua leadership. Ma la frattura è profonda. Fa bene il Pd in questa fase a essere dialogante, benché ritengo si dovrà aprire una lunga riflessione interna sulla direzione che si vorrà intraprendere.

La manovra come sarà?

Il governo dovrà galleggiare sulle contraddizioni. È andato al potere promettendo di abbattere il fisco e di ridurre l’età pensionabile. Ora sta tornando indietro perché ha capito di non farcela. Molte delle promesse fatte non si potranno mantenere. Per cui dovrà cercare di muoversi sul filo del rasoio. L’unica mossa acuta che ha fatto Meloni ultimamente è stata la candidatura di Fitto in Europa per riallacciare i rapporto con Ursula e il Ppe.


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