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Fisco, nucleare e mattone. Le richieste di Confindustria al governo

Il presidente Orsini, al suo esordio in assemblea, fissa i punti su cui imprese e governo possono e debbono dialogare, nel nome della competitività e della crescita. In platea all’Auditorium più di mezzo governo, incluso la premier Meloni. E arriva la sponda a Mario Draghi

La sensazione, fin dai primi arrivi nel grande Auditorium Parco della Musica di Roma, incastonato tra i Parioli e i quartieri a nord della Capitale, è che ci fosse molta attesa per la prima assemblea di Confindustria con Emanuele Orsini alla presidenza. E alla fine le impressioni sono diventate certezza, a giudicare dal tenore delle conversazioni tra i circa 2 mila imprenditori accorsi nella sala Santa Cecilia per ascoltare le prime valutazioni dell’imprenditore che ha preso il testimone, la scorsa primavera, di Carlo Bonomi.

Tra i temi chiave del suo intervento, inevitabilmente la manovra economica, con scelte mirate a partire da incentivi agli investimenti e conferma del taglio del cuneo fiscale, attenzione al sociale, con un piano casa per offrire alloggi a basso costo ai lavoratori, dialogo con i sindacati su sicurezza sul lavoro, salari e produttività, ma anche grande attenzione all’Europa e al confronto con la nuova Commissione per azioni che favoriscano l’industria.  In platea le più alte cariche istituzionali, a partire dai presidenti di Camera e Senato, Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa. Quasi al completo anche la squadra di governo, con i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, i ministri Adolfo Urso, Giuseppe Valditara, Matteo Piantedosi, Guido Crosetto, Marina Calderone, Anna Maria Bernini e Luca Ciriani, oltre alla premier Giorgia Meloni, alla sua prima assise con le imprese e che ha preso la parola dopo la relazione di Orsini.

Ad assistere alla prima relazione del presidente di Confindustria, anche i predecessori Bonomi, Vincenzo Boccia, Emma Marcegaglia, Antonio D’Amato, Giorgio Fossa, Luigi Abete. Dal mondo dell’industria si sono visti invece Fedele Confalonieri, Massimo Moratti, Mario Moretti Polegato, Ugo Brachetti Peretti, unitamente a molti i rappresentanti delle aziende partecipate, tra presidenti e manager: Roberto Cingolani, Giuseppe Zafarana, Silvia Maria Rovere, Giuseppina Di Foggia, Filippo Giansante, Alessandra Ricci, Pasquale Salzano, Stefano Cuzzilla. Ma anche il settore bancario e finanziario, rappresentato da Carlo Messina, Andrea Orcel, Giovanni Gorno Tempini, Antonio Patuelli. Per il mondo sindacale, infine, hanno varcato i cancelli dell’Auditorium Maurizio Landini e Luigi Sbarra.

UN’AGENDA PER IL GOVERNO

Entrando nel merito delle considerazioni di Orsini, il numero uno degli industriali italiani ha dettato una sorta di taccuino delle priorità al governo, dicendosi pronto al confronto, su tutta la linea, con l’esecutivo. Primo, il fisco, discorso tra i più cari per le imprese. “Il taglio del cuneo fiscale va reso permanente: poiché se le retribuzioni sono al di sotto della media europea il costo del lavoro è più elevato”, ha esordito Orsini, subito dopo le note dell’Inno di Mameli. La premessa di Confindustria è che “la crescita del 3,1% della massa retributiva in Italia, nel periodo gennaio-giugno 2024, evidenzia segnali importanti anche nel recupero del potere di acquisto”. Crescita che “è salita ancora nel secondo trimestre, attestandosi al +4,1%, rispetto ad un indice di inflazione del +1,1%”. E ancora, “l’incremento retributivo è avvenuto, e continua, anche per effetto degli incrementi salariali erogati nei principali contratti firmati da Confindustria. I risultati ottenuti sono un passo che ci deve motivare per raggiungere stabilmente la media europea”.

L’ORA DELLA MANOVRA

Il secondo passaggio forte Orsini l’ha dedicato alla manovra, ormai in fase di gestazione. “Siamo alle porte della stesura della Legge di Bilancio e, come capita ogni anno, fioccano ipotesi, timori e speranze. Diamo atto al governo di voler tenere la barra dritta sui conti pubblici, e di questo lo ringraziamo. Ma anche su quelle riforme e quegli investimenti che sono assolutamente necessari. Bisogna prevedere serie politiche industriali e rilevanti incentivi agli investimenti, la risposta al post Pnrr”.

Secondo Orsini, si tratta di “una questione per noi estremamente importante: dobbiamo pensare ora a come proseguire con gli investimenti, come la spinta che ci deve dare Industria 5.0. Altrimenti rischiamo lo stallo o, addirittura, un passo indietro. Dobbiamo definire le priorità, e far convergere le risorse disponibili, immaginando una cornice pluriennale di finanziamenti pubblici e privati per difendere e potenziare le filiere industriali strategiche”. Per il leader degli industriali occorre “finanziare le misure a favore della crescita, in modo strutturale e deciso”. Tra queste, come primo passo, occorre “introdurre l’aliquota premiale sull’Ires per gli utili reinvestiti, abolire l’Irap per le società di capitali e non sostituirla con una sovra-aliquota Ires; ripristinare l`Ace, poiché la patrimonializzazione delle nostre imprese è elemento essenziale per investire”.

TRA NUCLEARE E MATTONE

Ci sono però altri due capisaldi nella relazione di Orsini, che rispondono al nome di mattone e atomo. Partendo dal primo, per Confindustria è l’ora di “un piano straordinario di edilizia per i lavoratori neoassunti. Un progetto che rappresenta il modo concreto di rispondere ad un bisogno primario: la casa, quale bene fondamentale per affrontare dignitosamente la propria vita e costruire un futuro. Noi tutti sappiamo che uno dei maggiori ostacoli per reperire nuovi occupati è la scarsità di abitazioni a un costo sostenibile. L’idea che abbiamo proposto, e che il governo ha accolto, è di costituire un tavolo congiunto che coinvolga anche l’Ance, l’Anci, le assicurazioni, le banche, la Cassa depositi e prestiti, i fondi immobiliari e i fondi pensione, per studiare insieme le migliori formule di garanzie finanziarie, così da consentire a fondi pazienti di poter attuare i progetti garantendo un canone sostenibile”.

Quanto all’energia, la posizione di Confindustria è nota. Ma il leader di Viale dell’Astronomia, ha tenuto a ribadirla. “L’Italia è chiamata a nuove scelte coraggiose. Per cominciare, siamo convinti che il ritorno al nucleare sia strategico. Tutti noi abbiamo imparato che l’indipendenza energetica è questione di sicurezza nazionale: allora perché tutti insieme non appoggiamo il nucleare di ultima generazione, invece di continuare a rifornirci a prezzi crescenti dalle vecchie centrali nucleari francesi? Sì, nel nuovo piano energetico se ne parla. Ma sappiamo tutti che, se cominciassimo oggi, ci vorrebbero almeno dodici anni per poterlo utilizzare. Non possiamo perdere altro tempo”.

LA SPONDA A DRAGHI

Non poteva mancare, poi, un riferimento agli atavici problemi dell’Europa, in termini di competitività e crescita. Impossibile per gli industriali, dunque, non pensare a Mario Draghi. “L’Europa deve cambiare marcia, oggi serve più che mai una solida politica industriale europea perché le sfide da affrontare sono ciclopiche. La decarbonizzazione inseguita anche al prezzo della deindustrializzazione è una debacle. La storia e il mercato europeo dell’auto elettrica che stiamo regalando alla Cina, parlano da soli. La filiera italiana dell’automotive è in grave difficoltà, depauperata del proprio futuro dopo aver dato vita alle auto più belle del mondo e investito risorse enormi per l’abbattimento delle emissioni”.

Di qui, un plauso a Draghi. A proposito delle sfide “ciclopiche che l’Europa a 27 deve affrontare, ci conforta che il rapporto Draghi abbia riportato con profondità e completezza le istanze delle nostre imprese, su cui da tempo richiamiamo l’attenzione”. Orsini ha proseguito spiegando che “Confindustria conta sulla presenza costante del nostro governo a Bruxelles, sull’azione comune dei nostri europarlamentari di tutte le forze politiche, e sulla cooperazione sempre più stretta con le altre organizzazioni d’impresa europee. Per lavorare uniti e aiutare la Commissione a fare un bagno di realtà in termini di tempi, modi strategici e mezzi finanziari per risolvere davvero a favore della competitività le grandi transizioni”.



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