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Corsa alla quinta generazione, gli F-35 della Grecia passano da Cameri

La Grecia segue il trend e sceglie l’F-35 per rinnovare la propria aeronautica e una parte sarà prodotta in Italia. I costi sono alti e i tempi non brevi, ma la qualità tecnica dei caccia di quinta generazione compensa. Sono 20 gli esemplari ordinati entro il 2030, ma gli ordini iniziano ad accumularsi, sollevando interrogativi circa la capacità di rispettare i tempi

Più potere aereo, possibilmente il migliore disponibile sul mercato. Questo è il pensiero delle Forze armate greche, che puntano ad acquisire il caccia F-35 per la loro componente aerea. Lo scorso luglio, il governo di Atene ha firmato una lettera di accettazione (Loa) con Lockheed Martin per la fornitura di 20 esemplari, con l’opzione di ordinarne ulteriori 20 dopo il 2030. L’iniziativa si inserisce nel più ampio programma euroatlantico di revisione e potenziamento degli strumenti militari in funzione del raggiungimento dell’obiettivo Nato di spendere il 2% del Pil sulla Difesa. La Grecia diventerà infatti il 19simo Stato ad adottare l’F-35 e le sue scelte di procurement seguono a stretto giro quelle di Romania e Paesi Bassi

In un’intervista, il vice presidente dell’F-35 business development di Lockheed, J.R. McDonald, ha affermato che “con la firma della lettera di offerta e accettazione da parte del governo greco a luglio, sono iniziati i negoziati per l’accordo interstatale”. Una volta conclusosi l’iter burocratico, verrà il momento dell’effettiva produzione, con la consegna del lotto iniziale prevista nel 2028. A questa data, bisogna aggiungere altri 27 mesi per i test tecnici e per l’addestramento dei piloti, che avviene negli Stati Uniti, prima che i velivoli siano effettivamente consegnati ad Atene. Quanto ai siti in cui avverrà la produzione, McDonald non ha dato certezze ma ha affermato che “anche se non esiste un piano ufficiale su dove verranno prodotti gli aerei o sui programmi di produzione finali, ci aspettiamo che i primi 8 F-35 della Grecia vengano costruiti negli Stati Uniti”. Di conseguenza, è più che logico aspettarsi che i restanti 12 esemplari vengano assemblati in Italia, presso lo stabilimento Leonardo-Lockheed Martin di Cameri, in Piemonte. Fintanto che lo sviluppo di sistemi aerei di sesta generazione non sarà ultimato, l’F-35 rimane l’aereo da combattimento più avanzato al mondo e non è da escludersi che, visto l’aumento considerevole di ordini — per non parlare dello stress sulla supply chain —, gli attuali stabilimenti produttivi vengano potenziati e aumentati nei prossimi anni.

L’assemblaggio degli F-35 in Italia

Quella dell’F-35 di Lockheed Martin è una delle filiere produttive più cruciali per i comparti della Difesa euroatlantici e la certezza di consegna entro i tempi stabili è importante quasi quanto gli stessi accordi di procurement. Lo stabilimento di Cameri, proprietà del ministero della Difesa e gestito da Leonardo e Lockheed, costituisce l’unico impianto al mondo fuori dagli Stati Uniti — oltre a quello giapponese di Nagoya — per l’assemblaggio del caccia di quinta generazione. Inoltre, Cameri è stato designato come centro per la manutenzione di tutti gli F-35 della regione europea. Benché lo stabilimento provveda principalmente all’assemblaggio finale dei pezzi degli F-35 A e B, la facility di Cameri può fregiarsi anche della produzione completa delle ali del jet multiruolo. Se fino ad ora la produzione degli F-35 era gestita in totale sinergia tra Fort Worth, Cameri e Nagoya, il governo degli Stati Uniti sta ora premendo perché gli acquirenti europei richiedano esplicitamente che la produzione dei velivoli da loro ordinata avvenga in Italia.

La richiesta ha senso, specialmente considerando l’impennata di ordini per gli F-35 negli ultimi due anni. La causa? Tra hangar svuotati per le forniture militari all’Ucraina e un timore diffuso di un ritorno alla competizione tra potenze e ai conflitti convenzionali, è più che naturale che gli Stati puntino ad acquisire in fretta mezzi tecnologicamente avanzati. Localizzando la produzione a seconda degli acquirenti per prossimità geografica, gli Usa puntano a personalizzare la catena della sola fase finale di assemblaggio — dal momento che, in ogni caso, la prima fase avviene in Texas. Tuttavia, lo stabilimento di Cameri ha una media produttiva di 15 velivoli all’anno che, contro quella di 130 esemplari di Fort Worth, potrebbe implicare in futuro attese più lunghe per le aeronautiche europee. Sempre più Stati decidono di affidarsi all’F-35 ma i siti di produzione rimangono invariati e questo, specialmente sul medio e lungo termine, potrebbe costituire un problema. Il rischio è quello di accumulare ritardi e, di conseguenza, compromettere programmi di ammodernamento militare che, in una simile fase di transizione tra assetti passati e moderni, alcuni Stati non possono semplicemente permettersi.


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