Il presidente ucraino annuncia a fine agosto l’impiego sul campo di una nuova arma. Le cui caratteristiche ibride portano a commenti diversi da parte degli esperti. Che però concordano su alcuni punti
Da pochi giorni, l’arsenale ucraino può vantare un nuovo esponente nella categoria dei sistemi unmanned. Ad annunciare il nuovo “Palianytsia” (il cui nome prende ispirazione da un piatto tipico della tradizione ucraina) è stato lo stesso presidente ucraino Volodymyr Zelensky, durante un suo intervento datato 25 agosto, dove riportava il primo impiego in combattimento della nuova arma: “Oggi è stato il primo, e riuscito, utilizzo in combattimento della nostra nuova arma. Una classe di armi completamente nuova: il drone-missile ucraino Palianytsia. Questo è il nostro nuovo metodo di rappresaglia contro l’aggressore. Il nemico è stato colpito”. Sul profilo del presidente ucraino sono apparse, il giorno successivo, le immagini del drone stesso.
Immagini che hanno suggerito diverse risposte da parte di alcuni analisti militari interpellati dal Kyiv Independent. Andrii Kharuk, storico militare ucraino e professore presso il Dipartimento di scienze umanistiche dell’Accademia nazionale dell’esercito Hetman Petro Sahaidachnyi di Lviv, descrive il Palianytsia come un missile da crociera in versione ridotta: “È un missile da crociera, un missile da crociera ordinario, classico, perché un missile da crociera è un veicolo aereo senza equipaggio con un razzo o, in questo caso, un motore a turbogetto. Secondo quanto si può vedere dalle immagini presentate, il Palianytsia è un missile relativamente piccolo. La sua carica esplosiva è di poche decine di chilogrammi, non di 400 o più chilogrammi come nei missili da crociera di grandi dimensioni”.
Mentre nell’opinione di Federico Borsari, borsista del Center for European Policy Analysis, il Palianytsia dovrebbe essere definito come un drone d’attacco unidirezionale ad alta velocità. “Di solito i missili volano a una velocità maggiore rispetto a quella che sappiamo il Palianytsia abbia. Inoltre, sempre da quello che sappiamo, ha una testata a frammentazione di più o meno 20 chilogrammi o un altro tipo di testata, e presumo che abbia un raggio di volo tra i 500 e i 700 chilometri”, ha detto Borsari, aggiungendo che lo definirebbe “un drone d’attacco unidirezionale con alcune caratteristiche missilistiche”.
Non troppo dissimile la versione di Oleksandr Dmitriev, consulente per i sistemi automatici senza pilota e l’informatica del Comandante delle Forze di terra delle Forze armate dell’Ucraina, ha detto che il Palianytsia può essere paragonato a un missile da crociera, ma con alcune caratteristiche atipiche. “Si può paragonare ai missili, ma i missili hanno meccanismi di controllo leggermente diversi. Il confine tra un missile da crociera e questo drone è molto sottile. Il bersaglio di un missile da crociera non può essere corretto durante il volo, mentre quello di un drone sì. Questa è fondamentalmente la differenza”.
Tutti e tre gli esperti concordano però su alcuni punti. Come, ad esempio, sul fatto che la tecnologia del Palianytsia non è nuova, ma che l’Ucraina è riuscita a combinare tecnologie esistenti con cui aveva familiarità (come la tecnologia dell’ala di sollevamento, quella di controllo elettronico e quella del motore a reazione) per creare una nuova arma che potrebbe essere usata efficacemente contro obiettivi lontani nel territorio russo. “Tutte queste tecnologie sono state combinate per creare un prodotto innovativo”, ha detto Dmitriev. E anche le tempistiche sembrano essere ammirevoli. “In Occidente, per questo tipo di armi possono passare anni dallo sviluppo iniziale ai primi test di combattimento”, ha detto Borsari, “Per l’Ucraina, questo periodo di sviluppo è davvero ammirevole e impressionante”.
Nonostante le stime degli analisti, l’esatta portata dell’arma non è stata rivelata al pubblico; tuttavia, secondo le fonti disponibili il Palianytsia sarebbe in grado di raggiungere ben venti campi di aviazione siti in profondità nel territorio russo. Permettendogli così di fungere da sotituto, quantomeno temporaneo, ad altre tipologie di armi a lunga gittata, come quelle che al momento continuano ad essere sotto embargo occidentale rispetto all’utilizzo in territorio russo, per timore di possibili escalation. Un tema che, anche in Italia, sta attirando l’attenzione del dibattito pubblico.