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Tutte le sfide della nuova commissione Ue

Presentata la nuova commissione, la seconda consecutiva guidata dalla tedesca del Ppe, ulteriore dimostrazione di come il dialogo tra Ppe e Ecr sia determinante per i futuri equilibri. Non si realizza l’imbuto che voleva fuori dalla governance i conservatori

“Un riconoscimento importante che conferma il ritrovato ruolo centrale della nostra Nazione in ambito Ue”. Giorgia Meloni, commentando la nomina di Raffaele Fitto a vice presidente esecutivo della Commissione europea con delega a Pnrr, Coesione e alle Riforme, mette in luce due elementi. Il primo: conferma lo status italiano di Paese fondatore e non emarginato dalle istituzioni comunitarie; il secondo: racconta di un paniere di alleanze allargato dell’Ursula-bis, così come ampiamente ribadito nei numerosi incontri sia tra le due leader, che tra Manfred Weber e il premier italiano.

Il nuovo progetto e il ruolo italiano

Ieri pomeriggio von der Leyen, dopo il caso Breton (sostituito da Stéphane Séjourné, ministro degli esteri nel governo Attal e segretario generale del partito politico Renaissance) ha presentato ufficiosamente la sua squadra a Roberta Metsola, e in un incontro congiunto a Weber, Garcàa-Pérez e Hayer, presidenti dell’Alleanza progressista di SD e del gruppo di nuova Europa.

La competenza e la parità di genere sono stati i due metri di valutazione che von der Leyen ha usato, nella consapevolezza che il dialogo popolari-conservatori non è un aspetto ininfluente, tutt’altro, come dimostrato dalle posizioni su dossier strategici, su tutti la transizione energetica e l’immigrazione. Secondo il numero uno della commissione Raffaele Fitto “porterà la sua grande esperienza per modernizzare e rafforzare gli investimenti per la coesione e le politiche di crescita, l’Italia è un Paese molto importante e ciò si deve riflettere anche nella scelta, ne ho tratto le conseguenze per la composizione della Commissione”. Una ulteriore dimostrazione di come il dialogo tra Ppe e Ecr, così come più volte raccontato su queste colonne, sia determinante per i futuri equilibri politici continentali, al netto delle criticità fatte emergere ad hoc dai socialisti che avranno solo 5 commissari.

Gli ambiti di Fitto

L’incarico affidato a Fitto presenta un valore politico rilevantissimo, dal momento che non solo conferma la centralità dell’Italia in ambito europeo ma ne riconosce il ruolo e il peso. Come emerge dalle parole usate da von der Leyen nella “mission letter”, il compito del ministro pugliese sarà quello di “garantire che l’Ue continui a supportare riforme e investimenti di lunga durata che contribuiscano direttamente a rafforzare la crescita europea”, spiegano fonti di Palazzo Chigi.

La Coesione ha un peso specifico di circa 378 miliardi, di cui circa 43 per l’Italia, per il ciclo 2021-2027 senza contare il futuro ciclo di programmazione che la prossima Commissione sarà chiamata a definire insieme con gli altri Stati membri. Per cui un paese come come l’Italia (specialmente con riferimento al Mezzogiorno), può avere in questo modo la percezione di un interesse nazionale primario da tutelare proprio grazie al nuovo vicepresidente. Identico ragionamento per le riforme e per lo sviluppo regionale, in un contesto complessivo dove la dimensione regionale sta raddoppiando la propria importanza.

Assieme al Commissario Dombrovskis, a Fitto è affidata anche la delega sul PNRR e nella sua area di competenza figurano materie di importanza cruciale e di interesse strategico per l’Europa e l’Italia affidate ad altri Commissari che fanno riferimento a Fitto: agricoltura, trasporti e turismo, pesca e blu economy.

Gli indirizzi

Due su tutti, green e migranti. Sul primo spicca fra tutti il caso Volkswagen, figlio di una sofferenza legata a doppia mandata alla decisione di vietare dal 2035 le auto diesel e a benzina. L’industria europea dell’auto al momento però non è in grado di adeguarsi all’imminente inasprimento delle norme comunitarie sul clima, per cui è attesa da un bivio: multe salatissime per chi non si adeguerà in tempo, oppure riduzione della produzione. Il che apre uno scenario nefasto sui riflessi occupazionali.

Sul secondo il presidente della Commissione Europea ha sottolineato che entro il 2050 nell’Unione Europea stando così le cose mancheranno “50 milioni” di persone in età lavorativa, un vuoto che andrà in parte riempito attraverso l’immigrazione legale. Per questa ragione la presidenza di turno ungherese ha tenuto sull’argomento un dibattito a porte chiuse, anche con riferimento alle posizioni molto dure avanzate dal cancelliere tedesco Olaf Scholz che ha ribadito un punto fisso: ovvero che la Germania sta introducendo controlli di frontiera più rigidi per chi arriva dall’area Schengen.

“L’apertura al mondo è quindi necessaria. Ma l’apertura al mondo non significa che chiunque voglia può venire. Dobbiamo essere in grado di scegliere chi viene in Germania. Lo dico in modo abbastanza esplicito qui”, ha spiegato, aggiungendo che il suo governo sta cercando di raggiungere “la più grande svolta nella gestione dell’immigrazione irregolare”, con espulsioni più rapide.

Il tema ieri ha registrato una nuova e importante osservazione, quella del premier inglese sul modello-Italia, dopo l’incontro a Palazzo Chigi tra Starmer e Meloni.


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