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Fondo europeo e transizione, l’idea del governo per il settore automotive

Istituire in Fondo europeo di compensazione per produttori e consumatori alle prese con i costi della transizione: questa l’idea del governo per provare a stemperare “l’impatto Timmermans” su un industria che incide notevolmente sia sui livelli occupazionali continentali che sull’indotto. Domani il ministro Urso ne parlerà con sindacati e Confindustria

Non solo provare a spostare più in là la fatidica data del 2035 imposta da Frans Timmermans per lo swich off dei motori termici, ma immaginare l’istituzione di un fondo europeo di compensazione per produttori e consumatori che possano essere sostenuti in questa fase di transizione. Il settore dell’automotive è attenzionato dal governo che punta a intestarsi la prima battaglia da sottoporre all’attenzione della nascente Commissione europea.

Il ragionamento di fondo di Palazzo Chigi e Mimit è che, vista la portata notevole del settore sia in termini occupazionali che di indotto, non è pensabile ignorare lo scarso tempo che intercorre da qui fino al 2035 per la rivoluzione copernicana richiesta. Piuttosto, sarà imprescindibile dialogare con le parti in gara e ascoltare anche il punto di vista dei privati.

La situazione

Il tema è al tempo stesso delicato e controverso, oltre che toccare una serie di elementi che fanno riferimento alla geopolitica, prima che alla finanza e all’industria. Il governo sta provando ad affrontare il nodo dato dalla capacità di componentistica per l’automotive con una serie di interlocuzioni: pochi giorni fa è stato in Italia il ministro del Commercio cinese Wang Wentao, a colloquio con i ministri Tajani e Urso.

Una delle opzioni sul tavolo, non ancora caldeggiata né ufficializzata, è quella che riguarda il possibile sbarco in Piemonte di Dongfeng, casa cinese controllata dal governo. Ma se da un lato l’Italia non chiude aprioristicamente al dialogo, dall’altro se dovesse esserci l’arrivo del marchio cinese dovrà gioco forza essere molto condizionato, e non è detto che invece possa esserci la presenza di altri interlocutori di estrazione geopolitica diversa rispetto a Pechino (sul punto, da queste colonne, si sono espressi analisti come Torlizzi e Pelanda).

L’Italia è in cima alla classifica dei Paesi dell’Unione europea con maggiore densità di auto rispetto al numero di abitanti per il 2022. Ma il caso Volkswagen dimostra che, il combinato disposto fra effetti della pandemia da Coronavirus sulle economie di tutto il mondo e la gestione approssimativa del Green deal dove la politica europea non ha dialogato a sufficienza con le imprese, hanno determinato una situazione di caos nell’arena industriale globale.

La proposta italiana

Domani Urso illustrerà a Confindustria e ai sindacati l’idea di creare un Fondo europeo ad hoc che compensi sia i produttori che consumatori interessati dagli altissimi costi della transizione nel settore automobilistico: questa l’idea del governo per provare a stemperare “l’impatto Timmermans” su un industria che incide notevolmente sia sui livelli occupazionali continentali che sull’indotto. Di fatto è la prima battaglia che il governo vuole intestarsi in Europa con la nuova Commissione. Urso spiega che l’obiettivo deve essere quello di anticipare la clausola di revisione che il nuovo regolamento Ue sulla riduzione delle emissioni di CO2 prevede per il 2026.

Imprese e governo

Tra l’altro il filo rosso che lega le imprese italiane e il governo “nell’affrontare le sfide legate alla duplice transizione digitale e green” è solido, continua a ripetere il ministro delle imprese e del made in Italy, secondo cui oltre alla tecnologia digitale, alla microelettronica e alle energie rinnovabili, il governo punta a rendere l’Italia un Paese competitivo con una buona dose di pragmatismo.

Pochi giorni fa inoltre il ministro di FdI è intervenuto ad un incontro promosso a Roma dall’ambasciatore ungherese, Adam Kovacs, alla presenza delle delegazioni diplomatiche europee in occasione della presidenza ungherese al Consiglio dell’Unione europea. L’obiettivo, ha precisato è quello del rafforzamento della competitività dell’Unione europea in virtù di una visione più pragmatica e meno ideologica della transizione climatica, “che sia in grado di salvaguardare i settori strategici, a partire dall’automotive, per vincere le sfide globali”.



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