Non è inverosimile ritenere che ci possa essere un’iniziativa simile a quella intrapresa dal governo federale per una stretta sulle politiche di accoglienza. Inoltre la scelta complessiva di Macron per Barnier, e quindi rivolta a un paniere parlamentare ampio che coinvolge il mondo repubblicano e conservatore, porta in dote il ridimensionamento del leader della sinistra Melenchon, le cui posizioni estreme su molti fronti sono gravide di problemi geopolitici significativi
I primi passi di Michel Barnier, neo premier francese, sono portati avanti per evitare l’impasse (e scongiurare nuove elezioni tra un anno). Una strategia complessiva che passa da tre direttrici di marcia: l’accordo con Rn che non esclude di sostenere il bilancio ma pone delle linee rosse; il forte gancio con l’Ue visto il ruolo pregresso di Barnier; il ridimensionamento dell’anti atlantista Melenchon, le cui rivendicazioni porrebbero problemi geopolitici non da poco all’Eliseo.
Gli appoggi e i problemi
“Farò del mio meglio per aiutarlo”. L’endorsememet arriva da Edouard Philippe, leader del partito Horizons e già candidato premier che non ha lesinato i complimenti rivolti al nuovo inquilino di Matignon (“un uomo esperto, metodico, retto, che sa anche essere fermo”). Ma Barnier dovrà confrontarsi con due problemi su tutti: la legge di bilancio e il tema della sicurezza.
Sul primo la possibilità di raggiungere un accordo con le altre forze politiche è concreta, come ammesso direttamente dal Rassemblement National. La certezza al momento è una: la prova del fuoco per il premier sarà far quadrare i conti e approvare la manovra, al netto di un’Assemblea divisa e con i nuovi vertici europei che guardano con preoccupazione ai conti di Parigi.
Il premier ha annunciato che entro la prossima settimana nascerà l’esecutivo, ma i critici sono pronti a sferrare domande e a sollevare dubbi: se non si riuscirà a far quadrare il budget, la Francia correrà il rischio di una crisi? Tra le proposte sul tavolo fa clamore quella di Pierre Moscovici che di fronte al rischio slittamento invoca un bilancio di rottura: “Il futuro governo Barnier dovrebbe prendersi il tempo per elaborare una legge finanziaria credibile, senza ripetere l’ossatura del bilancio dell’anno scorso”.
I temi sul tavolo
In secondo luogo, stando ad un sondaggio realizzato dall’istituto CSA per CNews, Europe 1 e JDD, ben l’84% dei francesi pensa che la sicurezza debba essere una priorità per il nuovo governo (l’86% delle donne contro l’81% degli uomini). Una spia di come valutare i primi passi che metterà in campo il governo Barnier in una direzione che, evidentemente, dovrà tenere conto delle problematiche manifestatesi in Germania e delle conseguenti decisioni del cancelliere Olaf Scholz. Non è inverosimile ritenere che ci possa essere un’iniziativa simile a quella intrapresa dal governo federale per una stretta sulle politiche di accoglienza.
Non da ultimo, la scelta complessiva di Macron per Barnier, e quindi rivolta ad un paniere parlamentare ampio e che coinvolge il mondo repubblicano e conservatore, in cui spicca il ridimensionamento del leader della sinistra Melenchon, le cui posizioni estreme su molti fronti sono gravide di problemi geopolitici significativi.
Le scelte e il futuro
Al netto di questo quadro iniziale, ecco che Barnier dovrà impegnare tutte le sue risorse anche diplomatiche per comporre il puzzle sotto la Torre Eiffel: di grande impatto vi è certamente la sua relazione solida con l’Ue, elemento che reciterà un ruolo primario sia nei ragionamenti complessivi che nelle relazioni con Bruxelles. Al momento si registra il 52% di francesi che si dice soddisfatto della scelta di Macron di nominare Barnier come primo ministro: lo rivela il sondaggio Ifop commissionato dal settimanale francese Journal du Dimanche. Inoltre tre intervistati su quattro ritengono che il primo ministro conservatore sarà rapidamente rovesciato da un voto di sfiducia. I dati sono stati pubblicati dopo che sabato scorso più di 100.000 dimostranti di sinistra si sono radunati in tutta la Francia per protestare contro la nomina di Barnier a Matignon.
Sullo sfondo però resta la partita politica futura con l’intenzione di Philippe di candidarsi nel 2027 promettendo “una forma di rottura” con il presidente Emmanuel Macron. “Se vogliamo cambiare le cose – ha spiegato pubblicamente – dobbiamo prendere una pausa. Non sarà né la Thatcher né Macron, sarà Philippe. Non sto cercando di imitare nessuno. Né all’estero né in Francia”.