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Due navi militari tedesche transitano nello Stretto di Taiwan. Cosa significa

Ufficialmente la ragione del passaggio è il meteo, ma la Cina parla di violazione. Berlino sposta in avanti il suo pensiero geoeconomico?

Ufficialmente quella per lo Stretto di Taiwan era la rotta più agevole e sicura viste le condizioni meteo di questi giorni, e poi — come dice il ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius — “le acque internazionali sono acque internazionali”. E però, Pechino non sembra essere d’accordo, visto che che ha già bollato come provocazione (che “mina la sovranità” cinese) il passaggio di due assetti militari della Deutsche Marine lungo le acque contese che separano la Repubblica di Cina dalla Repubblica popolare.

Il transito è tutt’altro che banale, tutt’altro che una mera questione di rotta. Da settimane, in Germania si discuteva se fosse o meno il caso di autorizzare un eventuale passaggio del genere. Alla fine, le condizioni meteo sono state utili per annebbiare la scelta politica, ma la foschia è stata subito diradata da Pechino. La Cina, al di là della realtà dei fatti, sa che certe manovre sono una dimostrazione contro una sua rivendicazione storica. Per Pechino, lo stretto non è bagnato da acque internazionali, perché considera Taiwan come provincia ribelle da annettere anche con la forza.

Il transito della fregata Baden-Württemberg e della nave rifornimento Frankfurt am Main non è una mossa isolata. Piuttosto, tutti i principali Paesi occidentali hanno effettuato tale scelta negli ultimi anni, confermando la linea strategica nippo-americana per la tutela di un “Indo Pacifico libero e aperto”. Tuttavia una nave tedesca mancava da ventidue anni da quelle acque, un’assenza frutto anche di una volontà di non sensibilizzare i rapporti con Pechino. Una parte della catena del valore di Berlino è infatti legata alle esportazioni (e alle importazioni di componentistica) cinesi. E la business community ha una forte leva sulla politica. In più Pechino si è già dimostrata pronta a spostare sul piano economico tensioni geopolitiche (come forma di ritorsione).

Dai controlli open-source, non ci sono attualmente indicazioni particolari di condizioni meteorologiche avverse — ma dobbiamo ricordare che siamo nella stagione dei tifoni e tutto può cambiare rapidamente, e che i militari dispongono di apparecchiature in grado di fare previsioni meteo molto adeguate. La possibilità di una decisone tedesca per il transito era stata già in qualche modo addolcita. Tre giorni fa, il capo delle forze armate di Berlino diceva (da Seul) di ritenere nullo il rischio di provocare la Cina. E aggiungeva: “È proprio questo diritto internazionale che viene messo in discussione dalla percezione e dalle questioni che la Cina sta introducendo”.

L’ultimo passaggio di una nave militare occidentale nello stretto di Taiwan è stato effettuato il 21 agosto 2024 dal cacciatorpediniere americano USS Ralph Johnson. Questa operazione faceva parte delle cosiddette “Freedom of Navigation Operations” (FONOPS), volte a riaffermare il principio della libertà di navigazione in acque internazionali, specialmente in zone contese — come il Mar Cinese Meridionale e appunto lo Stretto di Taiwan. Durante il passaggio, le forze armate cinesi avevano monitorato il transito, ma, a differenza di episodi precedenti, non hanno accusato apertamente gli Stati Uniti di provocazione. In precedenza, il 31 luglio 2024, anche la fregata canadese HMCS Montreal aveva attraversato lo stretto, in una simile operazione congiunta con le forze statunitensi.

Mentre le manovre cinesi attorno all’isola sono aumentate durante l’ultimo anno, indicando che Pechino lavora per produrre un blocco marittimo attorno a Taipei come primo passo di un eventuale assalto anfibio (e forse a questo serve la preparazione del Team Six), val la pena ricordare che circa il 40% del traffico commerciale globale passa per lo stretto di Taiwan ogni anno, rendendo quest’area un chokepoint fondamentale per i commerci tra Europa e Asia. Le operazioni di libera navigazione lungo quelle acque hanno dunque una diretta ricaduta geoeconomica, basta considerare anche che il valore totale delle merci che transitano attraverso questo stretto si aggira intorno ai 5,3 trilioni di dollari all’anno.

Cosa succederebbe alle catene di approvvigionamento e produzione se la Cina decidesse di operarvi law enforcement sulla base delle proprie rivendicazioni? Alla pari della tutela delle relazioni, per non guastare il commercio attuale, forse Berlino ha spostato in avanti il proprio pensiero?

(Foto: @deutschemarine)


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