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Così il governo ha posto le basi per l’affermazione della marittimità italiana. Scrive Caffio

Varie iniziative sono in corso per dare finalmente futuro, visione e concretezza alla grande vocazione marittima del nostro Paese. Ecco quali nell’analisi dell’ammiraglio Fabio Caffio

Il ruolo della blue economy nello sviluppo del Paese, la programmazione di impianti eolici offshore, le istanze dello shipping per una semplificazione amministrativa che favorisca il trasporto via mare, l’attenzione per gli aspetti strategici e produttivi della dimensione subacquea, la presenza navale nell’Indo-Pacifico sono tutti aspetti che indicano come i tempi siano ormai maturi per rafforzare l’azione di indirizzo e coordinamento del ministero delle Politiche del mare.

Sfidando una inveterata tendenza alla frammentazione burocratica, il governo in carica ha posto le basi per l’affermazione della marittimità italiana accentrando presso la presidenza del Consiglio dei ministri la definizione degli indirizzi strategici delle politiche del mare. Secondo l’art. 12 del D.L. 173-2022 il presidente del Consiglio dei ministri “coordina, indirizza e promuove l’azione del governo con riferimento alle politiche del mare”, avvalendosi – in proprio o tramite il “ministro delegato per le politiche del mare”- del Comitato interministeriale per le politiche del mare (CIPOM). Il quale esplica funzioni di tutela e valorizzazione della risorsa mare in settori come sfruttamento delle risorse energetiche, trasporto marittimo, sistema portuale, continuità territoriale da e per le isole, concessioni balneari, pesca ed acquacultura, turismo ed archeologia subacquea.

A distanza di quasi due anni dalla riforma, la nuova struttura dedicata al mare ha già prodotto nel 2023 il Piano del Mare, pregevole relazione di sintesi di tutti i settori della marittimità italiana che ha valenza di Strategia Marittima Nazionale, al pari di analoghi documenti di Paesi a forte marittimità come Gran Bretagna, Olanda e Norvegia. Un nuovo tassello si è aggiunto con la creazione – attuata dall’art. 12 del D.L. 101-2024 – del Dipartimento per le Politiche del mare. In pratica la funzione mare, anziché essere affidata com’era finora ad una struttura di missione, sarà stabilmente incardinata nella presidenza del Consiglio. Una serie di provvedimenti è inoltre in preparazione per dare concretezza al Piano del Mare. A breve il ministro Urso, d’intesa col ministro Musumeci e i titolari di Trasporti, Interni e Difesa, presenterà un disegno di legge quadro dedicata alla blue economy ed in particolare all’eolico offshore.

Eguale iniziativa legislativa, da avviare all’iter parlamentare, dovrebbe essere assunta dal governo per la disciplina delle attività subacquee e la creazione dell’“Autorità nazionale per il controllo delle attività subacquee” (ANCAS) come ente di riferimento interagenzia dedicato alla protezione delle infrastrutture critiche ed alla tutela della connessa sicurezza nazionale. In proposito va ricordato che è stato già affidato alla Marina (art. 111, 1 bis del Codice Ordinamento Militare) il “Polo Nazionale della Dimensione Subacquea” per la valorizzazione delle attività di ricerca e tecnico-scientifiche – in sinergia con l’industria – del settore della subacquea nazionale.

Varie iniziative sono dunque in corso per dare finalmente futuro, visione e concretezza alla grande vocazione marittima del nostro Paese. Non per ultimo, come previsto dal Piano del Mare, si procederà alla proclamazione di spazi di giurisdizione nazionale, a cominciare da quelli della Zona economica esclusiva (Zee) già istituita con la Legge 91-2021. L’Italia si allineerà così, da pari a pari, agli altri attori mediterranei che da sempre fanno degli spazi marittimi nazionali un punto di forza della loro politica estera e dei loro interessi produttivi e di tutela ambientale.


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