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Così l’estrema destra di Afd scuote la Germania

Certamente la Cdu ha impedito a AfD di ottenere un risultato anche maggiore, ponendosi come frangiflutti rispetto al malessere generale, ad esempio, della gestione dei flussi migratori, dopo l’accordo Ue-Turchia del 2016 che ha avuto come regista l’allora cancelliera Angela Merkel. Per cui le regionali non servono solo per raccontare di nuovo il balzo della Afd (dal 4% al 30), quanto per capire come si muoverà adesso la Cdu di Merz

Sono due gli aspetti analitici che emergono dalle elezioni regionali in Sassonia e Turingia, in attesa di quelle in Brandeburgo del 22 settembre: come l’exploit scontato di Afd (che tocca il 30%) condizionerà le strategie future dei cristiano-democratici guidati da Friedrich Merz da un lato e come il cancelliere Olaf Scholz gestirà questa fase di probabile “uscita di scena” della coalizione semaforo dall’altro. Nel mezzo i numeri di un Paese in grandissima difficoltà, che sì ha preso una decisione storica con il piano d’investimenti di oltre 100 miliardi di euro per la difesa, ma che deve fronteggiare la probabile recessione, la seconda in quattro anni dopo quella nel 2020, che porta in grembo una serie di rischi oggettivi per la competitività.

Lander al voto

Sprofondano i partiti che governano con Scholz. L’affermazione di Afd nei due lander è un segno per il cancelliere, uscito indebolito e ora alle prese con la fronda interna che ne chiede velatamente la deposizione. Ben prima delle urne di domenica scorsa i sondaggi mensili avevano rilevato che quattro elettori tedeschi su cinque non erano soddisfatti del lavoro del governo federale. Per cui adesso sarà utile capire come i cristiano-democratici riusciranno a formare una maggioranza contro il vincitore delle elezioni, Afd, se con l’aiuto della sinistra di Bsw; e come il leader regionale della Cdu Voigt potrà fermare chi nel suo partito non sarebbe contrario a collaborare con Afd.

Il cancelliere Olaf Scholz ha esortato i legislatori di entrambi gli stati a cercare coalizioni senza l’estrema destra dell’Afd e al momento buone possibilità ci sono di coinvolgere il centrosinistra di Bsw. Ma al di là delle alchimie che verranno poste in essere per i nuovi esecutivi, resta il dato complessivo di una insoddisfazione per le politiche della coalizione semaforo che governa da Berlino.

Il quadro socio-economico

Il Paese è in difficoltà, come dimostra la nuova contrazione dello 0,1% fatta registrare nel secondo trimestre del 2024, con l’aumento dei rischi di recessione. La fiducia dei consumatori è crollata, gli investimenti si sono indeboliti e l’economia ha registrato numeri molto inferiori rispetto ad altri paesi europei. L’ultima flessione segue la piccola crescita dello 0,2% nel primo trimestre, per cui il rallentamento dell’economia tedesca mostra una nuova fragilità sistemica che ricade su famiglie, imprese, lavoratori. Inoltre le banche tedesche pur mostrando ancora profitti elevati, al contempo evidenziano anche chiari segnali di rallentamento dell’attività, con prospettive poco incoraggianti per il 2025. Il caso Volkswagen, inoltre, con il rischio licenziamento per migliaia di operai, chiude il cerchio.

Verso le elezioni politiche

Certamente la Cdu ha impedito ad Afd di ottenere un risultato anche maggiore, ponendosi come frangiflutti rispetto al malessere generale, ad esempio, della gestione dei flussi migratori, dopo l’accordo Ue-Turchia del 2016 che ha avuto come regista l’allora cancelliera Angela Merkel. Per cui le regionali non servono solo per raccontare di nuovo il balzo della Afd (dal 4% al 30), quanto per capire come si muoverà adesso la Cdu di Merz, alle prese con la riconquista di un elettorato deluso dalle politiche merkeliane e con la testa alle sfide che lo attendono di qui al 2025, quando si voterà per le politiche (se non prima).



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