Per il nostro Paese ospitare l’International astronautical congress (Iac) significa confermare il ruolo di leader nel settore e promuovere una visione della Space economy quale pilastro del futuro economico e industriale del Paese. Una straordinaria opportunità per celebrare i successi del passato e di posizionarsi come una grande potenza spaziale del futuro. L’intervento di Simonetta Di Pippo, direttore dello Space economy evolution lab (See Lab) della Sda Bocconi School of management
Occhi puntati su Milano, che diventa capitale mondiale dello spazio in occasione del 75simo International astronautical congress (Iac). Questo appuntamento ha molteplici valenze: se da un lato rappresenta una vetrina per riaffermare il ruolo centrale del nostro Paese nella Space economy globale, dall’altro cade proprio nell’anno di celebrazione dei sessant’anni dal lancio del primo satellite italiano, che fece dell’Italia la terza nazione al mondo ad avere in orbita un satellite artificiale.
Tra passato e futuro, dunque. Era il 15 dicembre 1964 quando l’Italia fece il suo ingresso nell’allora ristretta cerchia delle potenze spaziali con il lancio del satellite San Marco 1. Questo successo, realizzato grazie alla collaborazione tra la Nasa e la squadra di tecnici italiani guidata dal professor Luigi Broglio, avviò lo sviluppo del settore in Italia. Il San Marco non fu solo un traguardo tecnologico, ma anche un simbolo del potenziale scientifico e ingegneristico nazionale. Quel lancio ha aperto la strada a decenni di innovazione e leadership nel settore spaziale, con l’Italia che è diventata il terzo contributore dell’Agenzia spaziale europea (Esa) e un partner-chiave nelle missioni spaziali internazionali. Il progetto San Marco aveva il suo baricentro presso la base di lancio di Malindi, in Kenya, che fu poi destinata non più a lanciare oggetti spaziali in orbita ma principalmente a iniziative di tracking satellitare e di formazione. Malindi trova oggi la sua collocazione anche nel Piano Mattei.
Arriviamo al presente. Lo Iac a Milano rappresenta una straordinaria opportunità per l’Italia di celebrare i successi del passato e, allo stesso tempo, di posizionarsi come una grande potenza spaziale mostrando al mondo le sue eccellenze tecnologiche. Ospitare lo Iac non significa solo confermare il proprio ruolo di leader nel settore, ma anche promuovere la Space economy come uno dei pilastri del futuro economico e industriale del Paese. Milano è stata anche la sede, il 12 settembre, degli Stati generali della Space economy, evento promosso dall’intergruppo parlamentare Space economy presieduto dall’onorevole Andrea Mascaretti, con la collaborazione dello Space economy evolution lab di Sda Bocconi. La data non è stata casuale, ma pensata per un fluire informato verso lo Iac, sotto l’egida del Parlamento. Oltre a fare il punto sulla situazione dell’economia spaziale nazionale, è stata un’occasione per analizzare le sfide che si presentano sui vari aspetti dello spazio in Italia – governance al livello di spesa pubblica, partnership pubblico-private, relazione tra impresa e finanza – per uno sviluppo integrato dell’ecosistema nazionale, anche in vista della Consiglio Esa a livello ministeriale del 2025. Milano diviene quindi sempre di più il crocevia delle competenze nel settore della Space economy, con il SeeLab di Sda Bocconi che agisce da centro di accumulazione e di gravità.
E poi il futuro, con il tema dello Iac che è Responsible space for sustainability. Il processo di democratizzazione dello spazio è ben avviato, con le indicazioni in tal senso già contenute nell’articolo I dell’Outer space treaty, secondo il quale l’esplorazione dello spazio, provincia dell’umanità, deve portare i suoi benefici a tutti, indipendentemente dal livello di sviluppo economico o scientifico. Oggi superiamo i novanta Paesi con satelliti in orbita, e migliaia ne vengono lanciati ogni anno, con un incremento consistente e rapido soprattutto grazie alle mega-costellazioni (insieme di migliaia di satelliti simili o identici che collaborano per ottenere uno stesso risultato, come Starlink). Il problema è che, con l’aumento di satelliti in orbita, in particolare in orbita bassa, aumenta anche il numero di detriti spaziali prodotti, nonostante gli operatori siano molto attenti a seguire le linee-guida sia sulla mitigazione dei detriti, approvate in sede Onu nel 2007, sia sulla sostenibilità a lungo termine del 2019. Si verificano infatti collisioni, anche tra oggetti non più operativi e controllati e, come conseguenza, le orbite diventano sempre più congestionate e si aprono possibilità di contenziosi. Ma per sviluppare la Space economy ai livelli previsti – il World economic forum ha stimato un valore 1.8 trilioni di dollari entro il 2035 – occorre avere un ambiente spaziale prevedibile, sicuro e sostenibile. È fondamentale inoltre guardare alla sostenibilità del pianeta mostrando come i dati e le infrastrutture spaziali fungano da acceleratori per raggiungere gli obiettivi di cui all’Agenda 2030 di sviluppo sostenibile e all’agenda Space 2030 delle Nazioni Unite. Ecco perché questo congresso è oltremodo importante per il futuro dello spazio.
Lo Iac 2024 ha il potenziale per superare i risultati da record di Parigi, puntando a oltre diecimila delegati e un’esposizione di capacità spaziali mondiali senza precedenti. Rappresenta quindi un’opportunità per rendere lo spazio davvero accessibile a tutti, per rafforzare la posizione di Milano come capitale della Space economy e per l’Italia di consolidare il suo posizionamento come leader nel settore segnando, sessant’anni dopo il nostro primo satellite, l’avvio di una nuova era per il nostro Paese. Ad astra.